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Meningite e Sanita' Toscana. Come fare ammalare gli utenti. Forse e' meglio chiedere aiuto ai militari
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Comunicato di Vincenzo Donvito
7 febbraio 2016 12:27
 
 Sono settimane e settimane che l'assessore regionale toscano alla Sanita', Stefania Saccardi, invita tutti a vaccinarsi contro la meningite, e intanto alcuni casi continuano a manifestarsi. Come spesso accade nelle istituzioni del nostro Paese, e' la fortuna e il caso che riescono a risolvere i problemi. Chi ha un dio lo preghi, chi non ce l'ha s'arrangi e cammini quatto quatto per evitare i luoghi “malfamati” che, a detta dei soliti politici, sarebbero pieni di untori manzoniani. Perche' a questi appelli continui e costanti dell'autorita' attraverso i media, si legge che, quando va bene, per prenotare un vaccino (non un'operazione urgente al cuore, ma un vaccino, si deve aspettare il mese di maggio: mancanza di personale di scorte farmacologiche). Si', e' vero, proprio il mese di maggio. Roba da incapaci e criminali istituzionali. Almeno si stessero zitti e, secondo le loro previsioni aspettassero le decimazioni di chi si azzarda ad andare a passare una serata al Bingo o in discoteca. Invece no, parlano, parlano e parlano. E poi, bisogna aspettare maggio. Del resto cosa ci si poteva aspettare dai responsabili di un sistema sanitario dove, a fronte chi chi sta male e vi si rivolge, si sente mediamente rispondere: telefoni alla guardia medica, che in genere, quando risponde al telefono, ti dice di andare al pronto soccorso (quando non solleva anche competenze di territorialita' (1) ), pronto soccorso dove, quando ci riesci ad arrivare tutto “imbaccucato” per non prenderti anche una polmonite, ci devi “svernare” a meno che non arrivi li' con la testa tagliata. Pronto soccorso che fa parte di un sistema che, sempre quando stai male, prima di capire cosa hai e se ce l'hai devi passare mesi e mesi sbattendo da un ospedale ad un altro (tipico: “se vuole fare le analisi qui c'e' posto fra tre mesi, altrimenti vada tra venti giorni a Borgo San Lorenzo o a Cortona, dove glieli fanno fra venti giorni”). Un sistema che, di per se', fa altamente correre il rischio di morire di sistema piuttosto che di malattia. (2)
Ma torniamo al nostro vaccino e ai pressanti appelli di questi giorni. Allo stato dei fatti, se non siamo di fronte ad allarmismo e voglia di protagonismo mediatico (ce lo auguriamo fortemente, perche' i politici sono politici...), la situazione va levata di mano all'attuale assessore. Persona in buona fede, per carita', ma incapace di cooordinare cio' che dice con quel che e' in grado di fare, quindi pericolosa. A Firenze abbiamo eccellenze militari in merito (tipo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare), che coordinandosi con la Scuola Militare di Sanita' (oggi a Roma e non piu' a Firenze), oltre alle strutture militari sanitarie militari ordinarie forse -ripeto FORSE- invece di aspettare i cataclismi nazionali ed internazionali (a cui sono comunque dediti), potrebbero dare un notevole supporto.
Ma noi. Piccola associazione di consumatori (3), non contiamo nulla, non facciamo parte neanche di quelle associazioni legate ed espressione dei poteri politici, sindacali e mediatici che ci governano, ci scommettete che non accadra' nulla? Ma una nostra forza e' quella di “fai quel che devi, succeda quel che può”. E non possiamo esimerci.


(1) esperienza personale per mia madre piu' che novantenne
(2) motivazione classica, non c'e' personale, non ci sono soldi e altre amenita': basta farsi un giretto nei reparti in ore non di punta e si incontrano medici e infermieri “a giro”, con macchinari inutilizzati (mi e' capitato personalmente di vederli per una Tac) e che, pur se fosse fissato un appuntamento per un visita alle 4 di mattina, la gente ci andrebbe lo stesso. Certo, l'orario di lavoro, i sindacati... ma sulla salute, cari politici dei governi regionali, nazionali e sindacali, si dovrebbe fare sul serio, non solo per prendere voti alle prossime elezioni...
(3) abbiamo solo circa 200mila associati e un web visitato ogni giorno da poco piu' di 30mila persone 
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