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8 PER MILLE. PERCHE' NON DIRE LE COSE COME STANNO? A CHI GIOVA?
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Comunicato 
1 marzo 2004 0:00
 

Firenze, 1 marzo 2004. Non ci interessa molto la polemica sorta all'interno dello schieramento di maggioranza governativa sull'8 per mille che lo Stato italiano versa ogni anno a quello vaticano. Sono problemi loro e soprattutto di quella componente meno filo-vaticana della Casa delle Liberta' che, per il suo frastornante e continuo silenzio in materia, ha lasciato al ministro Umberto Bossi di assurgere a portavoce delle loro istanze.
Ma ci interessa, come contribuenti e assertori dei diritti di questi ultimi, che ognuno abbia consapevolezza di come siano le cose, pur se le giudica in modo negativo o positivo.
Quando oggi il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, dice "... sono personalmente convinto che l'otto per mille attribuito alla Chiesa in base ad una libera scelta dei cittadini sia tra quei ricavi delle imposte che vengono meglio utilizzati ......", esprime si' una sua opinione, che si puo' condividere o meno, ma la basa su una libera scelta dei contribuenti che cosi' non e'.
E' bene ricordare che l'erogazione dell'otto per mille non e' una libera scelta del contribuente, ma un obbligo; all'interno di questo obbligo si puo' solo decidere a quale confessione religiosa devolverlo tra quelle a cui lo Stato ha riconosciuto questo diritto/possibilita'. Un obbligo tale che, se non si decide per questa o quell'altra confessione, non e' che questo importo non viene erogato, ma viene distribuito secondo le indicazioni degli altri contribuenti che hanno scelto (in genere decide meno della meta' dei contribuenti, devolvendo piu' dell'80% alla Chiesa cattolica romana e -sintomatico della distribuzione dei soldi- piu' del 33% dei soldi destinati allo Stato dal 13% dei contribuenti, viene da quest'ultimo devoluto alla Chiesa romana).
Altro che "libera scelta"! Per capire la "filosofia" che sta dietro a questa finzione di libera scelta, e' come se ad un condannato a morte fosse consentito di scegliere -tra una rosa di possibilita'- come volesse che fosse eseguita la sua pena. Forse il condannato a morte vorrebbe essere esentato da quella condanna, cosi' come il contribuente vorrebbe essere esentato da quella indicazione obbligatoria. ma cosi', per entrambi, non e'.
Noi ne prendiamo atto, e non e' da oggi che denunciamo il meccanismo da Stato confessionale. Riaffermando invece il diritto di ogni contribuente, in ambito di scelte intime come sono quelle religiose, a devolvere parte della sua fiscalita' dove e a chi ritiene opportuno e non alle religioni di Stato.
La domanda che ci poniamo e' la seguente: a chi giova non dire le cose come stanno? Forse ci si vergogna di avere questa norma in questi termini, e la si spaccia per cio' che non e'?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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