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NUOVO SOCIO PER TELECOMITALIA: BERLUSCONI O MURDOCH E' LO STESSO GRANDE FRATELLO OBBLIGATO. LIBERALIZZARE L'ULTIMO MIGLIO ALTRIMENTI PER GLI UTENTI ANDRA' SEMPRE PEGGIO. INTERROGAZIONE PARLAMENTARE AL MINISTRO GENTILONI
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Comunicato 
4 agosto 2006 0:00
 

Firenze, 4 agosto 2006. La paura dello straniero potrebbe perpetuare i disservizi e gli alti costi per gli utenti italiani della telefonia. Stiamo parlando delle ipotesi di accordo tra TelecomItalia e Rupert Murdoch di Sky. Il Governo avrebbe imposto il vincolo di controllo italiano ad un eventuale ingresso del magnate australiano nella catena societaria che controlla l'ex monopolista. Altre indiscrezioni parlano di un possibile accordo tra TelecomItalia e Mediaset di Silvio Berlusconi, favorita dalla sua italianita'.
Insomma entro l'estate lo scenario delle tlc italiane dovrebbe cambiare in un senso o nell'altro, per abbracciare il "nuovo" perche' le aziende si attrezzino per offrire contenuti (telefonate, telefilm, internet) su diverse piattaforme a cominciare dalla banda larga.
E invece no. Chiunque sara' il nuovo socio di Tronchetti Provera e Benetton (che attualmente controllano il presunto ex monopolista tramite la societa' Olimpia) verra' consolidato il vecchio, ovvero una insopportabile posizione dominante: attualmente oltre il 40% del fatturato nella telefonia mobile e percentuali che sfiorano l'80% nella telefonia fissa (compresa l'adsl).
I livelli di inefficienza sono ben chiari ai consumatori ed anche alle aziende (ma perche' le associazioni di imprese - artigiani, cooperative, commercianti- sono mute su questo tema? Eppure la nostra associazione riceve centinaia di segnalazioni da piccoli imprenditori, negozianti che subiscono i disservizi e gli alti costi derivanti dall'attuale assetto del settore).
A noi poco interessano gli scenari finanziari e non ci spaventa lo straniero, pero' diciamo che le prospettive per i consumatori sono fosche. Che ne sarebbe dei concorrenti se un unico operatore potesse offrire sulla rete Telecom i contenuti di Mediaset o di Sky. Altro che concorrenza, avremmo un Grande Fratello obbligato. Non potremmo farne a meno (come adesso di TelecomItalia).
A meno che non sara' sciolto il nodo centrale che blocca il settore, e cioe' la gestione dell'ultimo miglio, che rimane in capo a TelecomItalia eredita' dell'azienda pubblica e pagata in decenni dai contribuenti. L'attuale normativa impone all'ex-monopolista solo che affitti il cavo che arriva alle case e alle aziende italiane. La gestione (manutenzione, riparazione, ecc.), invece, la effettua comunque TelecomItalia, che ovviamente approfitta di questi fattori per danneggiare i concorrenti, costringendo gli utenti spesso a ritornare nell'"alveo originario" di mamma Telecom.
Con questo assetto e' impossibile che possa svilupparsi una reale concorrenza. Per questo abbiamo gia' presentato un'interrogazione parlamentare perche' nell'immediato vengano liberate le frequenze radio a banda larga (wi-max) al momento utilizzate dal ministero della Difesa. In questo modo, non ci sarebbe obbligo per i gestori alternativi di appoggiarsi ai cavi Telecom.
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Presto ne proporremo un'altra al ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, affinche' indichi quali siano le sue intenzioni in relazione all'ultimo miglio: vorra' confermare l'attuale situazione come ha di recente affermato l'Autorita' delle Comunicazioni?
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Oppure, anche in vista del probabile consolidamento dello strapotere di TelecomItalia, ha in mente iniziative liberalizzatrici? L'ottimale sarebbe portare in una societa' pubblica la proprieta' e la gestione dell'ultimo miglio (sul modello di quanto accaduto per l'energia elettrica con Terna).
La prima interrogazione e' ancora senza risposta e questo ci fa riflettere in merito alle intenzioni del Governo. E' realmente interessato alla liberalizzazione dei servizi? E' realmente convinto che la competitivita' passi per la modernizzazione? Oppure ha paura di scalfire interessi altolocati?

Domenico Murrone, consigliere Aduc

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