testata ADUC
PARLAMENTO EUROPEO E MESSAGGI E-MAIL
Scarica e stampa il PDF
Comunicato 
14 novembre 2001 0:00
 


DECIDERE DI NON DECIDERE: IL SALVAGENTE PER LE SITUAZIONI SCOMODE QUESTA VOLTA IMPEDISCE DI AMMAZZARE LA POSTA ELETTRONICA.

Firenze, 14 Novembre 2001. Ieri il Parlamento Eruopeo ha deciso di non decidere rispetto ad alcune regole per l’invio di E-mail pubblicitarie. Gia’ nello scorso settembre aveva rinviato la seduta, ma ieri, di fronte al sistema opt-in (l’invio solo a chi ne fa esplicita richiesta) e a quello opt-out (la sospensione dell’invio a chi ne fa esplicita richiesta), ha usato –dice il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito- il tradizionale salvagente comunitario per tutto cio’ su cui non riesce a trovare un accordo soddisfacente: ogni Stato nazionale faccia come crede. Alla faccia dell’Europa unita alla soglia dell’euro!
Rispetto alla ventilata approvazione del sistema opt-in, e’ evidente che noi preferiamo questa situazione: l’invio di pubblicita’ solo a chi ne avesse fatto esplicita richiesta, sarebbe come se, per mettere un foglio pubblicitario in una cassetta postale nel portone di un palazzo, ogni operatore dovesse avere prima il consenso del proprietario di quella cassetta, o se qualunque call-center, prima di telefonare dovesse chiedere un esplicito consenso a farlo. Il preambolo per relegare alla serie B la posta elettronica, non consentendo di fare con questo sistema cio’ che e’ lecito per tutti gli altri: un campanello di allarme ad un ridimensionamento dell’E-mail, quasi come "mezzo dorato", regno conquistato di una presunta privacy, e quindi meritevole anche di una tassa (questo mentre in Usa –causa allarme antrace- lo stesso Governo invita insistentemente a fare uso solo di posta elettronica). L’obbligo dell’opt-in puo’ venire in mente solo a chi ha una concezione e una pratica statica della Rete, dove tutto deve rimanere fermo al sistema "chiamata telefonica / pagamento a tempo di connessione", per cui scaricare tanta posta costa di piu’: un sistema che, nonostante le limitazioni dell’operatore monopolista dell’ultimo miglio e della banda larga e il continuo tentennare dell’Autorita’ Tlc che non sblocca la situazione, non potra’ non essere superato, con quei collegamenti che (come l’Adsl) non sono a tempo, ma a contratto per un uso 24 ore su 24.
Per cui, per il momento, meglio cosi’. Avremmo preferito un colpo di intelligenza del Parlamento Europeo, magari decidendo di non decidere perche’, in materia, non ci possono essere regole italiane o europee, in quanto nessuno impedisce ad una azienda di farsi pubblicita’ inviando messaggi E-mail da un provider delle isole Vanuatu (Oceania) che sottosta’ al diritto e alle leggi di quel Paese. Sarebbe stato un segnale non secondario negli intricati, difficili e spesso impossibili metodi di normare Internet. Ma il Parlamento Europeo ha preferito lavarsene le mani e quindi soldi, persone, traduttori, spostamenti (insomma tutto cio’ che e’ connesso ai costi economici della tenuta di diverse sessioni in commissione a Bruxelles e plenarie a Strasburgo), non sono serviti a nulla. Ci sara’ un momento in cui i salvagenti degli Stati nazionali non ci saranno piu’, e ognuno, specialmente un organo legislativo come un Parlamento, sara’ responsabile delle sue azioni? Ce lo auspichiamo, anche a rischio che vengano approvate norme che non ci piacciono, ma di fronte alle quali avremmo un interlocutore preciso e con precisi poteri e capacita’ di decidere.
Pubblicato in:
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS