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Riforme istituzionali. Retromarcia con la riforma forense a danno degli utenti
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Comunicato di Primo Mastrantoni
14 aprile 2010 10:01
 
 Si dibatte sul sistema elettorale, sul presidenzialismo e sul semipresidenzialismo, sulle liste chiuse, su quelle aperte alle preferenze (ma non c'eravamo gia' espressi con un referendum?), insomma, di quello che interessa alla maggioranza dei partiti e dei loro apparati. Di quello che interessa ai cittadini italiani poco o nulla si fa, e quando lo si fa si ingrana la retromarcia. In Parlamento si sta discutendo la riforma forense, cioe' quel complesso di norme atte a regolare alcuni aspetti della professione forense (1). Si potrebbe chiedere cosa c'azzecchi questo argomento con i diritti degli utenti e consumatori. C'azzecca, c'azzecca. Il testo, attualmente in discussione al Senato, prevede la riduzione del numero degli avvocati in circolazione (oggi sono circa 230.000), l’annullamento della competizione nel mercato dei servizi legali (leggi alla voce riserva delle consulenze, con l’eccezione, voluta da Confindustria, per i consulenti interni alle aziende) anche attraverso la messa al bando della pubblicita' e la reintroduzione delle tariffe minime obbligatorie. Si tende, insomma, a limitare la concorrenza, il che comporta un aumento dei prezzi e, probabilmente, una diminuzione della qualita' del servizio. Ecco il danno per il cittadino! Eppure il governo Berlusconi si dichiara liberale, vale a dire che la sua attivita' dovrebbe tendere a liberalizzare le professioni, non a chiuderle in un dorato ghetto corporativo a danno dei cittadini, utenti di un servizio che vorrebbero dinamico e, soprattutto, non eccessivamente oneroso.

(1) Si vedano a questo proposito le proposte dell'Aduc
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