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STAMINALI EMBRIONALI. IN USA PARTONO GLI ESPERIMENTI SUGLI UMANI, IN ITALIA IL REFERENDUM E' UNA OCCASIONE PER NON PERDERE IL TRENO CHE FA LA STORIA
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Comunicato 
10 giugno 2005 0:00
 

Firenze, 10 Giugno 2005. La notizia che arriva dagli Usa (quotidiano francese Le Figaro in collaborazione con la rivista Usa Science) e' di quelle epocali, il primo passo di una grande speranza: sara' il deputato democratico dello Stato del Rhode Island James Langevin, paralizzato dall'eta' di 16 anni in seguito ad un incidente con arma da fuoco, a fare da cavia alla prima sperimentazione sull'uomo di cellule staminali embrionali. La Geron, compagnia privata con sede a Menlo Park in California, spera di cominciare nell'estate del 2006 un saggio clinico con le staminali embrionali umane per curare le lesioni del midollo spinale. Per questo sta trattando con la Food and Drug Administration (FDA) per avere i relativi permessi. La Geron, che nel 1998 ha isolato le prime cellule staminali embrionali umane, ha buone ragioni per investire in questo campo.
Il saggio si basera' sui lavori condotti dal ricercatore statunitense Hans Keirstead.
"Abbiamo l'occasione storica di fare la differenza per milioni di americani"
, ha commentato lo stesso Langevin.
Una conferma che, li' dove la scienza e la ricerca sono libere, li' dove si investe denaro privato e pubblico (un referendum lo ha deciso in California lo scorso novembre per un totale di 3 miliardi di Usd in dieci anni), il mondo va avanti.
Chi in Italia sostiene, contro il referendum, che la ricerca con le staminali adulte e' piu' che sufficiente e che quella con le staminali embrionali e' inutile, viene smentito, oltre che dalla logica umana, anche da fatti come questo: se non si investe in questa ricerca staremo sempre fermi, se lo si fa si alimenta la possibilita' e la speranza.
Oggi il nostro Paese e' fuori da questo circuito di ricerca, se non importando le staminali embrionali dall'estero e con zero contributi pubblici. L'occasione ce l'abbiamo con il voto referendario: ed e' di quelle che potrebbero far bene, oltre alla ricerca scientifica e alle persone che per curarsi non dovranno andare all'estero, anche all'economia.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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