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TASSE E RENDITE FINANZIARIE
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Comunicato 
23 agosto 2007 0:00
 

Roma, 23 Agosto 2007. Ci risiamo. Gia' a maggio dello scorso anno, il viceministro all'Economia, Vincenzo Visco, voleva tassare le "rendite", come gia' previsto, con rocamboleschi giri, dall'allora candidato alla Presidenza del Consiglio, Romano Prodi. Oggi il ministro della Solidarieta', Paolo Ferrero e il sottosegretario all'Economia, Alfiero Grandi, ripropongono la tassazione. Dobbiamo dire che neanche l'opposizione e' stata esente da questa tentazione perche' il 14 settembre del 2005, nel corso di un convegno, l'allora ministro Gianni Alemanno (AN), propose di innalzare la tassazione al 23% (!).
Attualmente esistono due aliquote, una al 12,5% per le "rendite" da capitale, (interessi, dividendi, e plusvalenze da titoli obbligazionari e azionari) e una al 27% per i depositi bancari, conti corrente e certificati. La differente tassazione ripropone lo strabismo dei vari governi sulla tassazione. Per costoro le "rendite" da depositi bancari sono diverse da quelle provenienti da investimenti azionari, che infatti vengono tassati in modo differente. Dove e' la differenza? I depositi vengono utilizzati dalle banche per i loro affari, cosi' come le azioni in borsa supportano le imprese nelle loro attivita', entrambe generano iniziative di vario tipo, industriali, artigianali, ecc. Non si capisce, inoltre, perche' si continui a parlare di "rendite" con una riflesso negativo, quasi si trattasse di parassitismo. Ognuno del proprio denaro fa cio' che vuole e se ne ricava dei redditi perche' dovrebbe essere considerato uno sterile parassita? Livellare su una unica percentuale i guadagni da capitale e da depositi significa incrementare le entrate di circa 5 miliardi di euro, che coprirebbe parte del maggior onere derivante dalla diminuzione del famigerato cuneo fiscale. Insomma e' una operazione di "copertura" che viene giustificata con la tassazione sulle "rendite" finanziarie. Sarebbe opportuno evitare i buonismi di turno.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc.
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