Roma, 21 Marzo 2006. Nel programma del candidato alla Presidenza del Consiglio, per il centro-sinistra, Romano Prodi, c'e' scritto che si tagliera' il costo del lavoro di 10 miliardi annui di euro, necessari per diminuire di 5 punti il cuneo fiscale nel primo anno di governo e questo si fara' con la rimodulazione del costo del lavoro fra stabile e precario, diversa tassazione delle rendite finanziarie, lotta all'evasione fiscale. Ci soffermiamo sul secondo punto. Attualmente esistono due aliquote, una al 12,5% per le "rendite" da capitale, (interessi, dividendi, e plusvalenze da titoli obbligazionari e azionari) e una al 27% per i depositi bancari, conti corrente e certificati. La differente tassazione ripropone lo strabismo dei vari governi sulla tassazione. Per costoro le "rendite" da depositi bancari sono diverse da quelle provenienti da investimenti azionari, che infatti vengono tassati in modo differente. Dove e' la differenza? I depositi vengono utilizzati dalle banche per i loro affari, cosi' come le azioni in borsa supportano le imprese nelle loro attivita', entrambe generano iniziative di vario tipo, industriali, artigianali, ecc. Non si capisce, inoltre, perche' i media continuino a parlare di "rendite" con una riflesso negativo, quasi si trattasse di parassitismo. Ognuno del proprio denaro fa cio' che vuole e se ne ricava dei redditi perche' dovrebbe essere considerato uno sterile parassita? Livellare su una unica percentuale i guadagni da capitale e da depositi significa incrementare le entrate di circa 2 miliardi di euro, che coprirebbe del 20% il maggior onere derivante dalla diminuzione del cuneo fiscale. Insomma e' una operazione di "copertura" che viene giustificata con la tassazione sulle "rendite" finanziarie. Sarebbe opportuno evitare i buonismi di turno.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc.