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TELECOM E L'ITALIANITA'. 14.032 lettere di protesta...
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Comunicato 
21 settembre 2006 0:00
 

Roma, 21 settembre 2006. Riciccia l'italianita' delle aziende. L'argomento tocca le corde sensibili degli italiani preoccupati che una azienda passi di mano, agli "stranieri". Stessa preoccupazione ci fu quando la banca Antonveneta era contesa da Bpi (Banca popolare italiana) l'olandese Abn Amro. L'argomento si e' dimostrato pretestuoso e nascondeva, come si e' visto, altri interessi. Si sta creando la medesima situazione per Telecom. E' in pericolo l'italianita' della piu' grande azienda di telecomunicazione, si dice. Ecco che si ergono a difesa della Patria, media, sindacati, partiti e comuni cittadini. Noi la vediamo in altro modo. Non si e' parlato per anni della globalizzazione? Non si e' affermata l'idea che capitali, merci e persone devono circolare liberamente? Purtroppo siamo ancora affetti dalla sindrome del Nimby, vale a dire che le suddette idee valgono per gli altri e non per noi. Eppoi questi "italiani" che ne hanno fatto della Telecom? Oggi la societa' ha 41,3 miliardi di debiti, il titolo vale 2 euro quando ne valeva 6, solo negli ultimi 12 mesi ha perso in Borsa il 20%, i disservizi agli utenti sono all'ordine del giorno. In questo senso e' interessante collegarsi al nostro indirizzo clicca qui, e leggere una delle (ad oggi) 14.032 lettere di protesta che ci sono giunte.
Vero e' che una societa' "straniera" puo' investire altrove i proventi della "nostra" Telecom, ma non ci sembra che la dirigenza "italiana" abbia ben operato per l'utente e il risparmiatore, piuttosto si e' fatta semplicemente i fatti propri.
Dunque cosa dobbiamo temere?
Primo Mastrantoni, segretario Aduc.
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