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TELECOMITALIA. IN PUGLIA IL GESTORE TELEFONICO CREDE DI ESSERE UN ENTE PUBBLICO, E SI INVENTA LA GIUSTIZIA ALL'AMATRICIANA. L'ADUC RICORRE ALLA GIUSTIZIA... QUELLA VERA
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Comunicato 
7 marzo 2006 0:00
 

Firenze, 7 marzo 2006. Lo spirito da Robin Hood di un volenteroso difensore civico e l'interessata arroganza di Telecom Italia, che pensa di essere ancora ai tempi della Sip, inventano la giustizia all'amatriciana, fatta in casa, senza alcuna legittimazione.
Succede a Taranto. Un utente si rivolge al giudice di pace per ottenere la revisione di alcune bollette gonfiate e gli avvocati dell'ex monopolista chiedono che venga dichiarata l'incompetenza del giudice, perche' prima venga effettuato un tentativo di conciliazione davanti al difensore civico di Taranto. Ma le competenze del difensore civico quali sono? Agevolare il cittadino nel rapporto con la pubblica amministrazione, senza poteri decisori.
Quindi, almeno in Puglia, Telecom Italia ancora si sente come la vecchia Sip, ente pubblico al 100% alla stessa stregua di un ospedale o dell'asilo nido comunale.
Vediamo cos'e' successo.
Il curioso "esperimento" era iniziato nel 2003. I cittadini si rivolgevano al difensore civico per le piu' svariate esigenze, comprese i problemi col gestore telefonico. La buona volonta', la praticita' e lo spirito da Robin Hood del professor Mario Guadagnolo, gia' Sindaco della citta' ionica, portano a un protocollo con cui Telecom conferiva mandato al difensore civico del Comune di Taranto. Per un paio d'anni diverse decine di controversie vengono trattare in questa sede. Ma l'esperimento sembra che termini nel 2005 per il motivo piu' ovvio: il difensore civico deve esser tale e non un conciliatore.
Ma nonostante questo gli avvocati della Telecom ci provano anche in un atto ufficiale del febbraio 2006, chiedendo al giudice di pace di non proseguire in un procedimento, chiedendo che prima ci sia un tentativo di conciliazione presso il difensore civico.
Le motivazioni degli avvocati di Telecom partono da un presupposto legittimo (il tentativo di conciliazione), ma finiscono per dare alle norme (nota 1) un'interpretazione distorta e ad proprio uso e consumo: solo Corecom (commissione regionale delle Comunicazioni) quando c'e' nella specifica regione, il giudice di pace e gli specifici uffici delle camere di commercio, sono autorizzati ad effettuare tentativi di conciliazione che abbiamo dirette conseguenze in un procedimento civile. Seguendo la logica della Telecom, invece, chiunque possieda i requisiti previsti dalla raccomandazione europea - imparzialita', trasparenza, efficacia ed equita' - puo' fare il conciliatore. E perché' non investire della questione gli autorevoli e tradizionali simboli di ogni paese come il prete, il sindaco o il maresciallo?
La conciliazione alla pugliese, quindi e' stato un abuso.
Intanto passano i mesi e questo fa il gioco del gestore telefonico che ha spalle molto larghe e paga schiere di avvocati con l'unico scopo di posticipare al massimo la pronuncia definitiva di un giudice, sperando che nel frattempo l'utente rinunci al contenzioso.
Questo il quadro, resta da capire come mai una societa' privata -gia' molto agevolata da varie leggi e che ha comportamenti commerciali degni di un venditore di pozioni magiche- arrivi a postulare in atti ufficiali di avere lo stesso status giuridico di un comune, di una provincia o di una regione. Temiamo, pero', che la concezione che Telecom ha di se stessa sia molto superiore, rasentando l'onnipotenza di "chi non deve chiedere mai". Intanto il peso di questo status lo sopportano quotidianamente gli utenti.
Per questo abbiamo interessato il nostro studio legale per procedere ad una denuncia in cui, l'attentato ai diritti costituzionali dei cittadini e' il minimo che si possa prendere in considerazione.

Domenico Murrone, consulente Aduc

Nota 1
Dal 2002 la delibera 182/02/CONS dell'Autorita' delle comunicazioni stabilisce che in caso di controversia tra societa' telefoniche e utenti, prima di agire in contenzioso, venga effettuato un tentativo di conciliazione stragiudiziale. La delibera fornisce diverse opzioni:
- il Corecom, lo prevede la delibera 182/02/CONS, con sede nei capoluoghi di regione e gratuito (ma non operativo in alcune regioni tra cui la Puglia);
- altri organismi che rispettino le previsione della Raccomandazione della Commissione europea 2001/310/CE.
In Italia, gli unici organismi cui la legge riconosce poteri di conciliazione sono: - il giudice di pace, con la conciliazione in sede non contenziosa, come prevede il codice di procedura civile all'articolo 322;
- lo Sportello di Conciliazione delle Camere di commercio, come prevede la legge 580/93.
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