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WIND / INFOSTRADA / ENEL
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Comunicato 
16 novembre 2001 0:00
 


ASSESTAMENTI VERSO IL DUOPOLIO A SPESE DEI CONSUMATORI E DELLA LIBERTA’ ECONOMICA. "FORZA TESAURO!"

Firenze, 16 Novembre 2001. Le assemblee dei soci Wind e Infostrada hanno approvato il progetto di fusione per incorporare Infostrada in Wind, e, come dicono in un comunicato ufficiale, raggiungono una quota complessiva di 22,5 milioni di clienti.
Interviene il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito.
A parte che le bugie fanno le gambe corte (22,5 milioni di clienti che spesso sono gli stessi di entrambi i gestori, nonche’ gli stessi di altri gestori telefonici, in quanto, in regime di abbonamenti gratuiti, ogni utente, come minimo, usufruisce di tre gestori), bisogna tener conto che le cose sono tutt’altro che concluse. Il Tar del Lazio l’altro giorno ha dato ragione ad Enel (proprietaria di Wind) rispetto ad un ricorso contro una sentenza dell’Antitrust che gli imponeva di vendere una quarta "genco" (rispetto alle tre centrali gia’ in vendita) come condizione per l’acquisto di Infostrada, ma l’Antitrust ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, e crediamo che solo dopo questa pronuncia si potra’ avere il quadro definitivo che, comunque vada, rimane che il massimo organo di controllo del processo di liberalizzazione del mercato ha posto un freno alla presenza monopolista di Enel sul mercato in generale.
Per questo non possiamo che incitare con un "Forza Tesauro", perche’ i tentativi dell’Antitrust non rimangano tali.
Rispetto al processo di duopolizzazione del mercato della telefonia (Telecom / Enel), registriamo le decisioni di oggi come un ulteriore assestamento a spese dei consumatori e della liberta’ economica: la mancanza di concorrenza non giova ad un abbassamento dei prezzi e ad un miglioramento della qualita’. Perche’ il duopolio che si va configurando e’ del tipo che in tutto il mondo chiamano "all’italiana", cioe’ e’ e non e’: l’Enel ( proprietaria di Wind e Infostrada e che ingloba anche Iol e Itnet) ha la maggioranza di capitale di proprieta’ dello Stato, che ha anche poco piu’ del 3% di capitale della Telecom, ma che, con il potere di golden share che gli e’ conferito dalla legge, puo’ decidere in bene e in male come se avesse il 51% di capitale. Un bel pasticcio in cui lo Stato continua a controllare il mercato della telefonia, a discapito ovviamente dei consumatori, che stanno solo soffrendo del gap tecnologico che accompagna il tutto: il vero e proprio scandalo dei ritardi sulla cosiddetta liberalizzazione della banda larga e dell’ultimo miglio, non sono secondari alla necessita’ di farlo ma solo quando saranno definiti gli scenari di un mercato che si vuole controllato e non libero.
Quindi, per il momento, ribadiamo il nostro "Forza Tesauro!"
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