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Windows pre-installato e class action contro Microsoft. Lo stop del Tribunale di Milano e la condanna di Aduc a pagare
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Comunicato 
9 novembre 2011 13:20
 
 Il Tribunale di Milano ha emesso ordinanza con cui non accetta la richiesta di class action che l'Aduc ha presentato contro Microsoft per il sistema operativo Windows (OEM) pre-installato nella quasi totalita' dei computer che si acquistano.
La richiesta di class action era sta avanzata dopo che nel nostro ordinamento era stato introdotta questa possibilita' di ricorso collettivo, e dopo alcune cause individuali su cui avevamo ottenuto successo negli anni precedenti.
Sapevamo che non era cosa facile usare questa procedura giudiziale (1), ed oggi ne abbiamo avuto conferma: i giudici non solo hanno ritenuto che Microsoft srl, da noi chiamata in causa, non c'entra nulla e che il nostro interlocutore dovrebbe essere lo specifico produttore del pc, ma che la stessa Microsoft srl e' cosa diversa da Microsoft corp.
Quindi:
- il prodotto OEM e' considerato parte integrante del pc, come se si dicesse che un prodotto fatto in Cina e al quale viene applicata una targhetta in Italia possa essere considerato made in Italy. Se prendiamo in considerazione le enormi difficolta' che oggi ci sono per farsi rimborsare un prodotto Windows che, pre-installato sul proprio pc, e' parte integrante del prezzo pagato, sarebbe meglio far levare la scritta che l'utente ha diritto ad un rimborso, almeno non continueranno a prendere in giro;
- siamo in mano alle multinazionali, l'economia ha il sopravvento non solo sulla politica (vedi attuali vicende Ue) ma anche sulla giustizia. Il cittadino consumatore e' disarmato non solo da leggi di dubbia applicazione come quella sulla class action, ma anche da interpretazioni della stessa che escludono il diritto alla rivalsa nei confronti di multinazionali che -non potendo fra l'altro fare altrimenti- assumono forme giuridiche e commerciali specifiche nel Paese in cui agiscono. Il diritto costituzionale alla giustizia se ne va quindi a ramengo.
I giudici milanesi, infine, non si sono limitati a respingere la richiesta, ma hanno voluto dare il loro contributo al potere della multinazionale Microsoft: ci hanno condannato alla pubblicazione sul Corriere della Sera del dispositivo dell'ordinanza... perche' nessuno possa essere escluso da sapere che Microsoft non c'entra nulla con gli OEM pre-installati.
Il nostro pool di legali che ha studiato e curato la richiesta (Claudia Moretti, Carlo Piana, Emmanuela Bertucci e Annamaria Fasulo) sta ora valutando per la presentazione di un appello in merito.
Per la pena pecuniaria a cui siamo stati condannati solo per aver chiesto se una class action era fattibile, nei prossimi giorni -visto che siamo un'associazione no-profit notoriamente squattrinata- lanceremo una pubblica colletta.

Qui l'ordinanza del tribunale di Milano

(1) abbiamo sempre valutato negativamente l'ordinamento approvato

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