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Un invito a frequentare i social
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Editoriale di Vincenzo Donvito Maxia
12 febbraio 2024 16:26
 

Un caloroso invito a tutti coloro che in qualche modo accedono ai social: usateli in questi giorni. Tra il festival di Sanremo e le guerre in Ucraina e Gaza, ci si fa una cultura che altrimenti sarebbe molto difficile.

Niente di nuovo, visto che i leoni da tastiera e gli odiatori e maleducati seriali esistono e sono proprio una caratteristica di questo sistema di comunicazione? Niente di nuovo per chi è avvezzo a queste frequentazioni, ma se fino ad oggi (come la maggior parte di quelli che si iscrivono ai social) si è rimasti spettatori, vista la popolarità di alcuni argomenti e l’opportunità che diversi hanno di farsi chiarezza, forse ne vale la pena.
Il festival di Sanremo, a parte alcuni strascichi marginali, probabilmente è argomento che si brucia nel giro di pochi giorni, a parte chi si sente particolarmente affezionato a questi spettacoli. Ma per le due guerre, ce n’è per tutti i gusti.

L’aspetto più eclatante è che è difficile ragionare restando nell'ambito di un civile confronto. Spesso, chi manifesta idee diverse dalle nostre, tende a difendersi delegittimando il proprio interlocutore, fino a vere e proprie offese.

A me, sostenitore delle ragioni di difesa dell’Ucraina e della legittimità dello Stato di Israele, è successo di essere stato, oltre ad offese triviali che si motivano da sole, paragonato a negazionista di Auschwitz, nazista a go-go in varie sfaccettature, assassino e non degno neanche di finire all’inferno (...ammesso che ci sia una dignità per finirci…), autore dei peggiori genocidi della storia…. e così via.

Qui non ci interessa rilevare nello specifico se chi scrive sia nazista o meno o se nella sua speculazione abbia ragione o torto, ma ci interessa il metodo e il mezzo del confronto.

A cosa serve un social?
Varie le risposte e tutte legate al proprio modo di essere nella società. Per tanti (dicono  che siano milioni di milioni) serve a godere dei messaggi e dei consigli degli influencer. Poi ci sono i gruppi più o meno chiusi ad uso professionale e/o specifici interessi. In quelli politici si naviga dai cacciatori di consensi (con e senza balle) ai disincantati e curiosi affamati di opinioni e informazione (a cui credo di appartenere). E altri e altri ancora… insomma tutto il mondo su una tastiera.

Il rilievo che ci preme fare è che, per alcuni, il fatto di non essere “in presenza”, senza quindi guardare negli occhi il proprio interlocutore, rappresenta una sorta di scatenamento della propria aggressività e infallibilità.

Qualcuno - un po’ retrò - potrebbe dire che si stava meglio quando si stava peggio… chè dare di nazista a qualcuno in un bar o in circolo o in un pubblico dibattito, ci si penserebbe mille volte. Ma, per l’appunto, “retrò”, ché i social continuano ad essere un importante strumento di comunicazione e informazione che, quindi, bisogna frequentare e saper usare. Non per - come talvolta accade - meglio manipolare la propria offerta/opinione… si dovrebbe partire dal presupposto che non si sta vendendo un’idea o un’opinione, per quanto gratis lo si faccia, ma si sta solo cercando di confrontarla in uno spettro più ampio del proprio quotidiano fisico.

Per capire queste dinamiche e contribuire alla valorizzazione dei mezzi che ci consentono questi incontri, occorre frequentare i social.
Il nostro invito è di non arrivare ad una conclusione del tipo "l'avevo detto”, ma di farne tesoro per la propria e altrui esistenza, in una società dove informazione e comunicazione, anche e soprattutto in mano agli individui, diventa una molla del sapere.

Qui il video sul canale YouTube di Aduc


 
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