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Reato di negazionismo. Si sa da dove si parte ma non dove si arriva
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Editoriale di Vincenzo Donvito
10 febbraio 2015 18:18
 
Il Senato si appresta a discutere il disegno di legge in cui, tra l'altro, si afferma che il negazionismo (dell'Olocausto ebraico, ma non solo) sia considerato un reato.
A nostro avviso, l'introduzione di un simile reato nel nostro codice penale e' pericolosa. Non si tratta di assecondare, dandogli valore culturale e storico, chi sostiene che l'Olocausto non ci sia mai stato e che e' una invenzione della potente e malvagia mente delle lobby israelite. O, andando anche oltre l'Olocausto e prendendo in considerazione tutti i piu' efferati crimini che gli umani hanno compiuto e compiono, non si tratta di assecondare chi, in nome del proprio giustificazionismo ideologico e/o religioso, fa di tutto per crearsi fatti e storie che diano piu' senso e razionalita' al proprio credo. No, non si tratta di questo, anche se le motivazioni principali dei sostenitori di questo reato sono per non dare spazi e credibilita' alla disumanita' e alla violenza che caratterizza talvolta i negazionisti.
Ci domandiamo come mai il promo emendamento della Costituzione degli Usa non abbia insegnato ai piu' che liberta' e giustizia si affermano meglio senza negare ad ogni individuo di credere in cio' che ritiene piu' opportuno: la terzietà della legge rispetto al culto della religione e il suo libero esercizio, nonché la libertà di parola e stampa; il diritto di riunirsi pacificamente; e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti.
Una contraddizione che il nostro legislatore si appresta ad inserire nei nostri codici e che, a nostro avviso, non dovrebbe' essere accettata neanche da coloro che si ostinano a non voler prendere in considerazione il metodo e la prassi statunitense.
Anche nella nostra cultura “europea” (ammesso che sia distante e diversa da quella delle Americhe del Nord) ci sono validi elementi per non far diventare il negazionismo un crimine. Il concepimento verginale di Gesù da parte di Maria, avvenuto per volontà divina, è considerato verità di fede da tutte le confessioni cristiane. Chi non e' cristiano e nega questo concepimento, e' a tutti gli effetti, per i cristiani, un negazionista. La religione cristiana non e' secondaria nel nostro Paese: non e' piu' quella di Stato, ma ha sicuramente un suo canale privilegiato visto che i Patti Lateranensi fanno parte della nostra Costituzione, e il Concordato consente una serie di privilegi economici che altre confessioni non-cristiane non hanno. Domanda: esiste forse un cristiano o un'autorita' religiosa cristiana che tratterebbe come criminale chi non crede alla verginita' della Madonna? Non ci sembra (in generale). Nel contempo, considerando la parte non-religiosa delle nostre istituzioni, c'e' qualche non-crsitiano che vorrebbe negare ad un cristiano di credere in questa verginita', per quanto assurda e irrazionale questa possa sembrare a chi non ha e non pratica questa fede? Non ci sembra proprio.
E allora: perche' impedire a qualcuno di credere che dei fatti e degli accadimenti storici possano essere stati tali?
Se poi qualcuno commette dei reati in nome del proprio negazionismo, sia questo della verginita' della Madonna o dell'Olocausto, e' ovvio che il discorso e' un altro. A sostegno di questo valga cio' che accade in Usa come conseguenza del primo emendamento. Oppure c'e' qualcuno che se la sente di sostenere che in Usa, per questo motivo, gli ebrei -per esempio- sono perseguitati?
E in Francia, dove il reato di negazionismo esiste, la Francia patria dei lumi? Direbbe qualcuno. Noi, che siano estimatori e praticanti dei dettami dell'Illuminismo, non abbiamo problemi a riconoscere che, nella fattispecie, la sorella Francia non abbia proprio brillato. Non solo, il giorno dopo la mega-manifestazione contro l'eccidio dei giornalisti di Charlie-hebdo, incline a questa mancanza di brillantezza, e' stata proprio la Francia ad arrestare e giudicare un attore (M'Bala Dieudonné) perche' esprimeva la sua opinione (in termini teatrali) cosi' come le vittime del settimanale satirico esprimevano la loro.... non proprio un bell'esempio di pratica e di liberta' di espressione.

(1) «Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione, o che limitino la libertà di parola, o di stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea, e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti.»
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