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Salvabanche: ma quali 'aiuti umanitari', gli investitori devono avere giustizia!
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Editoriale di Alessandro Pedone
9 dicembre 2015 17:30
 
La “sparata” del Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan sugli “aiuti umanitari” per coloro che hanno perso i loro risparmi a seguito del c.d. “Decreto Salva Banche” ha, quanto meno, del ridicolo.
E' evidente che l'espressione “aiuti umanitari” non c'entri proprio nulla con la materia, ma è anche evidente l'imbarazzo del Ministro nel cercare in tutti i modi di sfuggire ai vincoli europei che gli hanno imposto di fare un'operazione che mai avrebbe voluto fare.
Ormai la frittata è fatta ma la soluzione sensata non è certo quella di dare un patetico aiutino ai presunti “bisognosi”. Questo modo di pensare è frutto di una visione paternalistica dello Stato. Compito dello Stato è garantire la certezza del diritto, non quella di elargire briciole.
Il problema è che migliaia di obbligazionisti hanno sottoscritto delle obbligazioni senza l'adeguato profilo di rischio e senza la necessaria informazione. Questi obbligazionisti devono essere risarciti, ed in fretta, dalle banche che le hanno piazzate. Questo non perché sono “bisognosi” ma perché così stabiliscono le norme già in vigore.
Sappiamo benissimo che i tempi della giustizia in Italia sono biblici ed i costi (e rischi) non sono accessibili alla maggior parte degli investitori. Quello che serve, quindi, è un meccanismo straordinario in grado di garantire giustizia a tutti i risparmiatori coinvolti.
In Spagna, una cosa del genere, è già stata sperimentata con i Tribunali Arbitrali.
La strada da percorrere, quindi, non è quella di dare un contentino ai “bisognosi”, ma di garantire giustizia a tutti in tempi ragionevoli.
Una base di partenza per questi tribunali arbitrali potrebbe essere l'organismo di conciliazione della Consob che, per ragioni che qui sarebbe lungo affrontare, non è mai realmente decollato.
Presso la Consob c'è già un notevole elenco di professionisti che si sono iscritti al fine di svolgere la funzione di conciliatore. Dotando la Consob di norme e risorse sufficienti, nel giro di alcuni mesi si potrebbero smaltire seriamente tutte le richieste.
In Italia abbiamo il modello dell'Arbitro Bancario e Finanziario per le questioni bancarie che, sebbene adesso sia diventato eccessivamente lento (rispetto ai primi tempi) rimane un caso di successo (andrebbe potenziato nelle risorse).
Un modello simile per le questioni legate agli investimenti finanziari, adeguatamente potenziato per affrontare una mole enorme di richieste iniziali potrebbe essere uno strumento utilissimo per affrontare questa emergenza, ma che rimarrebbe poi utilissimo nel futuro quando l'emergenza verrebbe smaltita.
Basterebbe usare una frazione dei fondi che il governo avrebbe in mente di usare per risarcire “i bisognosi” per creare un organismo di tutela degli investitori efficace. Tale organismo dovrebbe dare giustizia, rapidamente, ai molti a casi nei quali la banca non può dimostrare documentalmente – come dovrebbe - che il profilo di rischio del cliente era adeguato per il collocamento delle proprie obbligazioni subordinate e che il cliente ha ricevuto le adeguate informazioni. Questo strumento potrebbe poi essere utilizzato per tutti i casi di “risparmio tradito” che sono facilmente affrontabili attraverso un'analisi documentale e non c'è quindi bisogno di un Tribunale Ordinario.
Da una gran pasticcio come è stato questo così detto salvataggio bancario, potrebbe nascere uno strumento utilissimo per gli investitori... ma temiamo che una soluzione del genere non sia nella cultura della nostra politica. Più propensa ad elargire prebende che a garantire i diritti. 
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