testata ADUC
Trasporti ed emergenza vulcano islandese. Caos. Non era possibile qualcosa di diverso
Scarica e stampa il PDF
Editoriale di Vincenzo Donvito
21 aprile 2010 7:31
 
Che ci fosse (e c'e' ancora mentre scriviamo) l'emergenza e' un dato di fatto. Che fosse difficile per tutti, e' certo. Che bisognava cercare d'essere il piu' possibile sereni e cosi' cercare di non essere d'intralcio pur senza farsi mettere i piedi in testa, e' altrettanto certo. Che la situazione fosse come quella descritta da un nostro collaboratore all'aeroporto Fiumicino domenica 18 aprile, era scontato... non e' che l'Italia, con un bacchetta magica si e' trasformata per l'occasione in maestra di efficienza e rispetto dei diritti.
E non e' ancora finita. Nei prossimi giorni avremo ancora lunghi strascichi.
Quello che qui ci preme evidenziare e' quanto non avrebbe dovuto accadere ma che si e' verificato per intrinseca peculiarita' all'essere umano, e all'essere “italicus” in particolare.
A partire da Trenitalia. Si sa che in Italia lo sport preferito e' quello del pallone, ma e' un primato spesso conteso dalla pratica, in “modo sportivo” (sinonimo di disinvolto), dello scaricabarile. Il nostro vettore ferroviario monopolista ha diramato un comunicato in cui ha accusato le compagnie aeree del caos che ha regnato nelle stazioni ferroviarie travolte di passeggeri in cerca di prenotazioni, biglietti e treni per partire: perche' non vi siete impegnate -ha detto Trenitalia- a prenotare i posti in treno per i vostri passeggeri, evitando che gli stessi venissero in stazione se non avevano una conferma? Buona idea, per carita', ma farla spuntare dal cappello lunedi' 19, col caos nel culmine, e non averla pensata e organizzata prima in un “banale” piano di prevenzione per le emergenze... a cosa serviva oltre a scaldare passeggeri e vettori aerei? Un altrettanto banale scaricabarile per non essere stati in grado -pur con tutte le scusanti di una emergenza imprevedibile- di far fronte in modo adeguato al possibile, non diciamo l'impossibile ma solo il possibile.
I numeri di informazione ed emergenza. Impossibile raggiungerli causa intasamento: “che vuole ci sono tante persone che chiamano contemporaneamente....” la giustificazione addotta quando si e' riusciti a parlare con qualcuno. Una domanda banale: ma se sono numeri di emergenza, perche' non sono in grado di esser tali alla bisogna, cioe' quando c'e' l'emergenza? Se sono facilmente raggiungibili quando l'emergenza non c'e', a che servono? Prevenzione e organizzazione della stessa sembra siano due condizioni spirituali piuttosto che dinamiche concrete, anche finanziate pubblicamente per esser tali.
E chiudiamo coi presunti detentori delle tavole delle leggi: vettori aerei e tour operator. Non tutti, per fortuna, ma troppi. Quelli che, nonostante le leggi in materia siano esplicite, nell'emergenza cercano di fare i furbi e specularci sopra, commettendo illeciti ai danni dei loro clienti. Vettori aerei che, nell'attesa di trovare un volo o servizio alternativo per onorare il biglietto di trasporto emesso, non pagano le spese vitali (albergo, cibo, telefonate, etc). Touroperator i cui viaggi non partono e che fanno pagare penali ai loro clienti; o touroperator che non riescono a far tornare a destinazione i loro clienti che avevano finito il viaggio e che non provvedono a pagare le spese vitali in attesa del primo rientro possibile.
Forse questi danni sarebbero stati minori se il Governo, in una tipica azione di chi e' chiamato a governare anche le situazioni impreviste (la Protezione civile dov'era oltre a costruire strade e ponti strabordando dalle proprie funzioni?), avesse disposto postazioni per il rispetto della legalita' e del decoro civico e umano. Se non loro, chi? La Polizia, i Carabinieri, l'Esercito, la Guardia di Finanza? Probabilmente si', ma non c'erano anche perche' il problema non era direttamente di ordine pubblico, ma civico.
Facciamone tesoro e... alla prossima.....
Pubblicato in:
 
 
EDITORIALI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS