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 ITALIA - ITALIA - Immigrati in carcere:37%. Sappe chiede al Governo
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Notizia 
6 gennaio 2011 17:23
 
Si deve incrementare il grado di attuazione della norma che prevede l'applicazione della misura alternativa dell'espulsione per i detenuti stranieri i quali debbano scontare una pena, anche residua, inferiore ai due anni; potere che la legge affida alla magistratura di sorveglianza. E si deve superare il paradosso ipergarantista che oggi prevede il consenso dell'interessato a scontare la pena nelle carceri del Paese di provenienza'. Lo chiede Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commentando i dati sul picco di presenze di detenuti stranieri nelle carceri italiane. Numeri 'incontrovertibili', dice: 'Oggi abbiamo in Italia 70mila detenuti: ben 25.383 (il 37% del totale) sono stranieri, con una palese accentuazione delle criticita' con cui quotidianamente devono confrontarsi le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria. Si pensi, ad esempio, agli atti di autolesionismo in carcere, che hanno spesso la forma di gesti plateali, distinguibili dai tentativi di suicidio in quanto le modalita' di esecuzione permettono ragionevolmente di escludere la reale determinazione di porre fine alla propria vita. Le motivazioni messe in evidenza sono varie: esasperazione, disagio (che si acuisce in condizioni di sovraffollamento), impatto con la natura dura e spesso violenta del carcere, insofferenza per le lentezze burocratiche, convinzione che i propri diritti non siano rispettati, voglia di uscire anche per pochi giorni, anche solo per ricevere delle cure mediche.
Queste situazioni di disagio si accentuano per gli immigrati, che per diversi problemi legati alla lingua e all'adattamento pongono in essere gesti dimostrativi'.
Il SAPPE chiede allora al Governo Berlusconi ed al Ministro della Giustizia Angelino Alfano di 'recuperare il tempo perso su questa significativa criticita' penitenziaria e di avviare le trattative con i Paesi esteri da cui provengono i detenuti - a partire da Romania, Tunisia, Marocco, Algeria, Albania, Nigeria - affinche' scontino la pena nei Paesi d'origine. E favorire la circolarita' di quelli comunitari ristretti in Italia, facendo scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza, rivedendo quindi anche certe norme eccessivamente garantiste, che prevedono il consenso all'espulsione del detenuto stesso'.
Questo, secondo il Sappe, oltre a mettere un freno ad una grave emergenza, potrebbe rivelarsi un buon affare anche per le casse dello Stato, con risparmi di centinaia di milioni di euro. 'Un detenuto - ricorda Capece - costa infatti in media oltre 250 euro al giorno allo Stato italiano'.
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