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 U.E. - U.E. - Indice liberalizzazioni dell'Istituto Bruno Leoni
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30 novembre 2015 13:11
 
L'economia più liberalizzata nell'Unione europea è quella del Regno Unito, che ottiene un punteggio del 95%, seguita dai Paesi Bassi (79%) e da Spagna e Svezia, entrambe al 77%. I paesi meno aperti sono Cipro (49%), Lettonia e Croazia (entrambe al 56%) e Grecia (57%). L'Italia, col 67%, si colloca a metà classifica, a pari merito con Repubblica Ceca e Romania.

Sono i risultati dell'edizione 2015 dell'Indice delle liberalizzazioni, il rapporto dell'Istituto Bruno Leoni sul grado di apertura del mercato che, da quest'anno, copre tutti i 28 Stati membri dell'Unione europea. I settori analizzati sono: distribuzione in rete dei carburanti per autotrazione, mercato del gas, mercato elettrico, mercato del lavoro, poste, telecomunicazioni, servizi audiovisivi, trasporto aereo, trasporto ferroviario e assicurazioni. Per ciascun settore vengono identificati una serie di criteri, qualitativi e quantitativi, che consentono di misurare la libertà di ingresso sul mercato, la libertà di esercizio dell'attività imprenditoriale, e la libertà di uscita: in sostanza, una stima di quanto sia pervasivo l'intervento pubblico e quanto invece domanda e offerta siano libere di interagire nei settori citati. In ciascun settore, il paese più liberalizzato ottiene convenzionalmente un punteggio pari a 100. L'indice di liberalizzazione complessivo di ogni paese deriva dalla media dei punteggi ottenuti in ciascun settore.

L'Italia ottiene un punteggio pari al 67%, in crescita di un punto rispetto all'anno precedente. Tale marginale miglioramento riflette alcune variazioni in diversi settori. In particolare, cresce in misura sensibile il grado di liberalizzazione nei settori delle telecomunicazioni (grazie al sempre crescente dinamismo nella telefonia mobile e alle più efficaci regole di accesso alla rete fissa), nel trasporto aereo (per la privatizzazione di Alitalia e il continuo miglioramento delle condizioni competitive), nel trasporto ferroviario (principalmente per la competizione nell'alta velocità) e nelle assicurazioni (grazie alla maggiore mobilità della domanda). Si riscontra un peggioramento sensibile invece nella distribuzione in rete dei carburanti, che però oltre agli aumenti delle accise nel 2014 sconta un adeguamento metodologico e quindi non è perfettamente confrontabile col dato dell'anno precedente.

Commenta Serena Sileoni, vicedirettore generale dell'Istituto Bruno Leoni: "L'Indice delle liberalizzazioni vuole essere uno strumento anzitutto di monitoraggio delle riforme che vengono effettuate. Da quest'anno, con l'allargamento dei paesi analizzati all'intera Unione europea, l'Indice si candida a svolgere questa funzione non solo a livello nazionale ma anche a livello di tutti gli Stati membri e, naturalmente, dell'Unione. Per quanto riguarda l'Italia, sono positivi alcuni timidi miglioramenti, e anche i tentativi in corso col Ddl Concorrenza, ma per ora si tratta ancora di iniziative troppo poco sistematiche e non sempre abbastanza coraggiose. Le liberalizzazioni sono l'unico vero strumento di cui il Governo dispone per rilanciare l'economia e contemporaneamente alleviare le condizioni delle fasce sociali più basse: è incomprensibile che non siano in testa all'agenda dell'esecutivo e che, anzi, per ogni passo avanti se ne compiano due indietro su altri fronti".

Una politica di liberalizzazione è funzionale non solo a livello nazionale ma anche a livello europeo. Questo spiega la scelta dell'Istituto di allargare la copertura ai 28 Stati membri dell'Ue. Come scrive nell'Introduzione Carlo Stagnaro, curatore del rapporto, "L'Europa stessa può trarre grande giovamento da una diffusione della cultura della concorrenza, e dalla conseguente adozione di provvedimenti di liberalizzazione dell'economia. Questo beneficio non si misura, in ottica europea, solo secondo la metrica della crescita economica, ma anche sotto quella della crescente integrazione: l'apertura alla concorrenza può produrre un processo bottom up di unificazione dei mercati europei più efficace, rapido e condiviso che non l'imposizione top down di standard regolatori. L'Indice delle liberalizzazioni indica a ciascuno Stato membro su quali leve intervenire, e a quale esempio guardare. L'Europa non deve inventare nuovi assetti normativi o regolatori: deve solo esportare al suo interno le best practice già esistenti e sperimentate con successo."

L'Indice delle liberalizzazioni è realizzato da un gruppo di lavoro coordinato da Carlo Stagnaro e composto da: Fabiana Alias, Paolo Belardinelli, Simona Benedettini, Andrea Giuricin, Massimiliano Trovato. L'edizione 2015 è aperta da un saggio di Rosamaria Bitetti sulle riforme strutturali nei paesi della "periferia" Ue.

L'Indice delle liberalizzazioni 2015 è liberamente disponibile sul sito dell'Istituto Bruno Leoni
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