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 ITALIA - ITALIA - Invecchiare in Italia è un pauroso rischio
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1 dicembre 2023 9:27
 
Invecchiare in Italia è un rischio. Manca la dovuta assistenza sociosanitaria alle persone che hanno un’età superiore ai 65 anni e che rischiano di essere, col passare del tempo, sempre meno autosufficienti. Si tratta di una condizione che attualmente è già in crisi. Ma le stime per il futuro non sembrano migliorare e, anzi, la situazione pare possa solo peggiorare.

Tra poco meno di trent’anni è possibile che la popolazione italiana sia composta per un terzo da ultra65enni e che non per tutti, ma neppure per la maggior parte di essi, ci siano posti letto in strutture dedicate. Scopriamo, quindi, quali conseguenze ciò comporterà.

La paura di invecchiare
I dati Istat, elaborati dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, mostrano un quadro allarmante. I presidi residenziali sull’intero territorio nazionale sono 12.576. I posti letto totali, attualmente sono 414mila: 7 ogni mille persone residenti. Questo tipo di strutture, però, riguardano ogni tipologia e sono rivolte ad una molteplicità di “categorie”: dagli anziani autosufficienti a quelli che non lo sono, disabili, persone con dipendenze e anche vittime di violenza.

Gli anziani presenti al primo gennaio 2022 ammontavano ai tre quarti del totale, circa 267mila persone e per l’80% in condizioni di non autosufficienza. Tra il 2015 e il 2019 gli ultra65enni sono aumentati di oltre mezzo milione di unità.

Come osserva il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, la percentuale di anziani nelle diverse zone del Paese è sostanzialmente la medesima, ma cambia il numero di individui ospitati all’interno di queste strutture. La media nazionale è di 1.9 persone presenti in residenze apposite ogni 100 over 65enni. A Nord, però, il dato passa a 2.8, mentre al Sud e nelle Isole il dato è rispettivamente 0.8 e 1. E se stai pensando di trasferirti al Sud perché pensi si possa invecchiare meglio, in realtà il dato riflette solo la mancanza di posti letto e la differenza con il Nord Italia.

“Nello scenario così tracciato – ha spiegato il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali- emerge una prima grave criticità che vedrà giungere il suo momento di apice nel 2045: il maggior invecchiamento della popolazione si verificherà principalmente nelle regioni del Sud e delle Isole. Infatti, se per il Nord e il Centro l’incremento al 2030 è stimabile intorno ai 2.5/3 punti percentuali, per poi crescere ulteriormente di altri 6 punti nel 2045, per le regioni del Mezzogiorno l’aumento sarà pari inizialmente a circa 4 punti percentuali e, successivamente a 8 punti. Già questo dovrebbe suggerire la necessità di avviare importanti progetti edili in queste aree del Paese per andare incontro a una domanda che sarà via via crescente”.

Posti letto: tra domanda e offerta
Come spesso accade, l’offerta dei posti letto, in sintesi, non soddisfa la domanda, oggi e, sembra non essere in grado di farlo neanche nel prossimo futuro. Invecchiare, in altre parole, in Italia è rischioso e solo chi può permettersi un’assistenza privata, magari domestica, può sperare di godersi i propri cari un po’ più a lungo. Tralasciando alcuni aspetti sociali, come le difficoltà incontrate dai figli o parenti prossimi, che devono barcamenarsi tra lavoro, spese aumentate anche per beni di prima necessità e, eventualmente, anche dei propri genitori anziani, quello che spaventa è la ricaduta che ciò possa avere in alcune zone di Italia, rispetto ad altre. Investire in un aumento considerevole, oltre che in un miglioramento e ammodernamento delle strutture già esistenti, è necessario.

I fondi alla sanità
Tra i 24 paesi dell’Ue per i quali sono disponibili stime per il 2022, l’Eurostat segnala che la spesa per malattie e assistenza sanitaria per la protezione sociale è stata più elevata in Francia (10,0% del Pil), Germania (9,7%), Slovenia (8,6%), Austria (8,5%) e Belgio (7,8 %), mentre il valore più basso si è registrato in Bulgaria (4,2%), Irlanda (4,6%), Ungheria, Lituania (entrambe 4,7%) ed Estonia (4,8%). L’Italia è al 6,8% del Pil contro il 7,1% del 2021.

Alcune delle problematiche che maggiormente riscontrano le Residenze sanitarie assistenziali riguardano l’organizzazione e la ristrutturazione. Nello specifico:
- Ogni regione si è organizzata in modo autonomo e mancano minimi, adeguati ed omogenei livelli nazionali;
- La carenza di personale medico sanitario adeguato non manca solo nelle Rsa, ma è un problema di carattere nazionale perché mancano infermieri e operatori sociosanitari su tutto il territorio nazionale;
- Limiti di carattere economico e di carattere architettonico sono spesso le cause principali per cui si rallentano le possibili ristrutturazioni, senza avere la possibilità di ripensare completamente aree nuove per strutture più moderne;
- Il problema delle aree geografiche, considerando un’implementazione nazionale, prevede però un focus sulle principali aree da migliorare, fino ad oggi non effettuato.

Le risorse per avviare una riforma assistenziale agli anziani sono il nodo politico dei prossimi mesi. Con la legge di bilancio 2024, il Governo dovrà assicurare che questo tema diventi prioritario nell’agenda politica.

(AdnKronos)

 
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