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 ITALIA - ITALIA - Italia. Medico Welby: mi rimetto alle decisioni delle autorita' competenti
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28 novembre 2006 0:00
 
Il medico che ieri ha ricevuto la richiesta di Pier Giorgio Welby di staccare la spina si rimette alle decisioni delle autorita' competenti. Lo rende noto l'associazione Luca Coscioni, di cui Welby e' co-presidente.

'Il sottoscritto -si legge nella lettera in cui non appare il nome del clinico- su richiesta del paziente, rispettandone la volonta' ed essendo egli lucido, dovrei staccare e sedare per evitare sofferenze. Nel momento che il paziente e' sedato e quindi non e' piu' in grado di decidere, risultando in pericolo di vita dovrei procedere immediatamente a riattaccarlo e ristabilire la respirazione. Pertanto sono obbligato per legge a rispettare la volonta', ma allo stesso tempo sono obbligato a rispettare la legge nel momento che perde conoscenza e quindi non e' piu' in grado di decidere. Pertanto, ritenendo in questo caso di non poter decidere io in prima persona, mi rimetto alle decisioni delle autorita' competenti. Ribadisco comunque che il paziente sta soffrendo in una maniera incommensurabile sia dal punto di vista psicologico che spirituale'.

CAPPATO: SE LUI VUOLE RICORREREMO A MAGISTRATURA

Marco Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni, al sesto giorno di sciopero della fame, in una nota afferma: "con lo sciopero della fame in corso chiediamo risposte alle domande di Welby, sia sulla tortura che sta subendo che sul ritardo intollerabile nella nomina del Comitato Nazionale di Bioetica. Prendiamo atto che, finora, non abbiamo trovato un medico che, nel caos legislativo e giurisprudenziale italiano, si assuma la responsabilita' di interrompere un violento accanimento".
"La formalizzazione della risposta del medico, che si rimette alle decisioni delle autorita' competenti, consente comunque ora la preparazione di un ricorso d'urgenza alla magistratura, nella speranza che da un magistrato possa urgentemente arrivare l'ordine di sospendere l'accanimento in atto. Sara' comunque il nostro Co-Presidente a decidere se potere e dovere pagare l'immenso prezzo del protrarsi della sua sofferenza per attendere il giudizio. Come Associazione Coscioni - conclude Cappato - invitiamo tutte le donne e uomini che vogliono in qualche modo sostenere la lotta di Welby a sottoscrivere e far sottoscrivere dal sito www.lucacoscioni.it la petizione al Parlamento italiano affinche' sia realizzata l'indagine conoscitiva sull'eutanasia clandestina e siano calendarizzate le proposte di legge, come abbiamo, insieme a Radicali italiani, chiesto a Romano Prodi".

COMMENTI

'Con tutto il rispetto per l'uomo Welby dico che non posso accettare ne' l'eutanasia, ne' il suicidio assistito e credo di poter affermare questa contrarieta' sia come cristiano, sia come uomo del mio tempo'. Intervistato dal 'Corriere della Sera' sulla nuova richiesta di morire avanzata al medico da Piergiorgio Welby che gia' aveva lanciato un appello al capo dello Stato Giorgio Napolitano, lo afferma monsignor Rino Fisichella, vescovo ausiliare di Roma e Rettore della Lateranense.
'Non e' bene legiferare -continua Fisichella- a partire da un caso umano, lo si deve fare sempre in vista delle esigenze della comunita'. Non e' il caso di Welby -dice il vescovo ausiliare di Roma- ma generalmente vuole morire chi si trova nell'abbandono e dunque il problema e' fare in modo che nessuno sia abbandonato'.

"Sul caso Welby il centrosinistra dovrebbe avere una posizione piu' chiara e lineare". Lo ha dichiarato Olga D'Antona, deputata dei Ds, in un intervista ad Aldo Torchiaro per Nessuno Tv, "anche perche' qui non si tratta di applicare o no l'eutanasia, ma semplicemente di far ricorso al senso di umanita'.
L'accanimento terapeutico con cui lo si sta mantenendo in vita mi sembra una vera forma di violenza".
"Anche su questo tema, come sulla bioetica in generale - ha concluso la parlamentare diessina - c'e' una certa disattenzione del centrosinistra; al prossimo congresso del mio partito, la Quercia, mi schierero' con la sinistra di Mussi che ha posizioni chiare e inequivoche".

Il presidente della Pontificia Accademia della Vita, mons. Elio Sgreccia, intervenendo sul caso Welby ha sottolineato il rischio di strumentalizzare una persona che soffre per fini politici. "Si vuole arrivare - ha detto mons. Sgreccia a margine della presentazione del libro del cardinale Carlo Cafarra 'Creati per amare' - allo scopo di legittimare un atto di eutanasia, prendendo un caso estremamente pietoso, estremamente delicato e al confine della sopportabilita' umana". Secondo il presidente della Pontificia Accademia della Vita, quella di creare un dibattito politico su un caso difficile e' una tattica nota messa in atto "per far saltare la legge e per inaugurare la nuova situazione".
Riferendosi nello specifico a Piergiogio Welby, malato di distrofia muscolare che ha chiesto al proprio medico di staccare il respiratore per mettere fine alle ue sofferenze, Sgreccia ha detto: "Comprensione massima per le sue sofferenze, impegno massimo per alleviarle, conforto a questa persona ma non si puo' accogliere la strumentalizzazione di una persona che soffre per arrivare a uno scopo secondo che e' quello politico". A chi gli chiedeva quanto la sofferenza potesse avere influito sulla decisione da parte di Welby di esprimere il desiderio di morte, il monsignore ha risposto: "Non so quanto pesa nel soggetto e nel far fare questo tipo di richiesta. Certamente c'e' un motivo, specialmente per chi non trova le ragioni per accogliere la sofferenza nella propria vita anche in queste condizioni di estrema delicatezza. Pero' non sappiamo se chi fa giornalismo e tema politico sul fatto abbia a cuore la sofferenza del soggetto oppure qualcos'altro.
Ecco perche' non ritengo molto delicato farne oggetto di un dibattito politico e di prendere a strumento di una campagna politica una persona che soffre".

'Quello di Piergiorgio Welby e' un caso di accanimento terapeutico'. A dirlo e' Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia.
'Continua la sua agonia e il silenzio della politica intorno al suo corpo martoriato - prosegue Manconi - Ma se c'e' un giudice o un medico a Roma, allora che prestino ascolto all'imperativo morale di scienza e coscienza, e pongano fine a quelle inutili sofferenze'.
Tanto piu' che, continua Manconi, non si tratterebbe di un atto di eutanasia, 'bensi' di un caso di interruzione di una forma particolarmente crudele di accanimento terapeutico: una macchina il cui unico risultato e' quello di prolungare artificialmente la sopravvivenza dolente di un uomo che, in piena consapevolezza, non vuole sopravvivere. Ed e' quanto si registra - conclude - con frequenza negli ospedali e nelle cliniche italiane'.

Sul tema dell'eutanasia 'si deve decidere e presto, qualunque sia la decisione di merito, perche' fondamentale e' oggi avere la certezza dei comportamenti'. Il presidente della Societa' italiana di medicina generale (Simg) Claudio Cricelli lancia oggi un appello al Parlamento e al mondo politico perche', anche alla luce del caso Welby, affronti finalmente la questione.
'E' chiaro che dal punto di vista legale e deontologico - ha affermato Cricelli, riferendosi alla posizione del medico al quale Welby ha chiesto di 'staccare la spina' - non e' consentito in questo Paese al medico altro che di ascoltare cio' che il paziente dice, ma il medico non si puo' fare parte attiva di quella che di fatto si configura come eutanasia. Lo spegnimento delle macchine, infatti - ha proseguito - puo' essere al massimo prescritto dal giudice, ma per condizioni che non si riscontrano nel caso di Welby, ovvero per soggetti in stato di particolare coma e privi di coscienza'.
Il fatto, ha commentato Cricelli a margine della presentazione al ministero della Salute del libro 'Attivita' fisica e terza eta', e' che 'periodicamente si ripropone in Italia il problema dell'eutanasia, della sospensione della vita e del 'a chi spetta decidere'. Il problema viene cioe' riproposto senza che mai si arrivi ad una risposta. Questo e' un paese - ha affermato il presidente Simg - che sui temi incomodi chiacchiera moltissimo, fa finta di occuparsene e poi non appena diminuisce l'attenzione svicola e chiude il capitolo'.
Quanto a Welby, 'credo che, al di la' della sua situazione grave e che suscita grandissima vicinanza - ha detto Cricelli - volesse appunto invitare a decidere sulla questione'.
Quindi l'appello: 'Chiediamo al Parlamento e ai governanti di decidere poiche', in un maniera o nell'altra, occorre dare una risposta precisa e definitiva, anche perche' la posizione del medico e' difficilissima'. Nel caso del medico di Welby, ha poi rilevato Cricelli, le istituzioni competenti a dare un indirizzo sono gli ordini dei medici, che pero' 'vincolano il medico ai criteri deontologici e sono strumenti subordinati allo Stato'. In altre parole, i medici 'possono avere le proprie opinioni, ma non possono sostituirsi al legislatore. E' chiaro - ha concluso il presidente Simg - che noi abbiano tanti piu' problemi con i nostri pazienti quanto piu' il legislatore parla, fa finta di decidere e poi non decide, ma riversare sui medici la responsabilita' delle decisioni e' scorretto, perche' essi non hanno gli strumenti per poter rispondere'.

'Un televoto effettuato da una emittente televisiva nazionale, sull'ammissibilita' dell'eutanasia dichiarata pubblicamente, ha visto il 92% dei votanti a favore contro solo l'8% dei contrari'. Lo riferisce con un comunicato la Consulta Bioetica onlus.
'Il dibattito che si sta sviluppando in Italia sulla vicenda di Piergiorgio Welby puntualizzano dalla Consulta - segnala lo spostamento dell'opinione pubblica a favore della dignita' del morire'. La Consulta di Bioetica onlus, 'auspica che i diritti di Welby siano garantiti e che la sua richiesta, che attiene al consenso informato, trovi completa applicazione, anche nel rifiuto delle cure salvavita'.

"Come appartenente alla sinistra credo di dovermi attenere ai programmi del governo, dell'Unione. Programma che prevede la scrittura in tempi rapidissimi del testamento biologico". Lo ha detto il ministro delle Pari opportunita', Barbara Pollastrini, a margine di un convegno in corso a Firenze, durante il quale l'attenzione e' stata focalizzata dalle polemiche che riguardano il caso Welbi sull'eutanasia.
"Io difendero' - ha sottolineato il ministro - questa posizione fino in fondo e mi battero' con altri ministri perche' questa legge vada in porto nel piu' breve tempo possibile". Il ministro ha poi aggiunto: "sono molto sensibile agli appelli del prof. Veronesi e ai principi fondamentali come il rispetto profondo e l'amore nei confronti della vita: proprio questi principi non possono non indurci ad avere rispetto e amore profondo per le persone che vivono momenti cosi' tragici della loro esistenza". Infine la Pollastrini ha detto: "ascoltero' filosofi, scienziati, uomini di chiesa che, ci invitano su questi temi ad essere sempre molto aperti e a capire le ragioni delle persone e delle loro famiglie".

"Rispettiamo Welby e comprendiamo la sua vicenda, ma ribadiamo che siamo contrari all'eutanasia. Questa nostra posizione nasce da un principio morale che sta alla base della nostra politica: un uomo non puo' togliere la vita a un altro uomo. Diverso e' discutere del testamento biologico, ma senza che questo comprenda la soppressione di una vita umana".
Lo afferma l'on. Dante D'Elpidio (Popolari Udeur). "Introdurre l'eutanasia nel nostro ordinamento, tra l'altro - sostiene D'Elpidio, da anni attivo nel volontariato sociale - vorrebbe dare il via a una serie di casi che aprirebbero ogni volta un confronto tra favorevoli e contrari. Rischieremmo di dare la morte a bambini ritenuti incurabili, a persone che non possono esprimere il loro parere, ad anziani infermi. D'altronde i Paesi dove l'eutanasia esiste ci insegnano che in questo campo non vi e' certezza. Piuttosto bisogna incrementare la ricerca sulle staminali adulte proprio per tentare di sconfiggere le malattie incurabili".

"Provo grande ammirazione per l'intelligenza e la passione civile di Piergiorgio Welby e considero un paradosso che si discuta sulla fine della sua vita proprio quando il suo impegno estremo le sta dando un senso straordinario. Credo, tuttavia, che non possiamo non ascoltare la sua lucida e determinata richiesta di essere lasciato in pace".
Lo ha dichiarato il senatore dell'Ulivo, Giorgio Tonini, esponente dei cristiano sociali dei Ds in un intervista di Aldo Torchiaro su Nessuno Tv.
Secondo il parlamentare "non c'è niente di peggiore dell'accanimento terapeutico su un paziente che sceglie di rifiutare cure estreme che non farebbero altro che prolungare la sua agonia". Il senatore, riflette quindi sul fatto che "in Italia c'è un vuoto legislativo in materia di trattamento sanitario, ma la Costituzione prevede che nessuno possa essere sottoposto a trattamenti sanitari contro la sua volontà. Colmare questo vuoto si va facendo tanto più urgente, quanto più progrediscono le tecniche che consentono di prolungare artificialmente una vita ormai chiaramente giunta al suo compimento".
"In questa difficile ricerca - continua Tonini concludendo - può esserci d'aiuto la testimonianza di Giovanni Paolo II che, sentendo giunta la fine della sua vita, ha deciso di rifiutare il prolungamento artificioso delle cure ospedaliere decidendo di tornare in Vaticano per l'incontro estermo con 'sorella nostra morte corporale'".
L'intervista integrale al senatore Giorgio Tonini, andrà in onda su 'Approdi di Ulisse', mercoledì 29 novembre alle 22,30, su Nessuno Tv, canale 890 di Sky.
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