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 ITALIA - ITALIA - Morto Baby R.B. dopo sospensione cure, la mamma: ho dovuto lasciarlo andare
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16 novembre 2009 8:39
 
E' morto con i genitori stretti intorno a lui, dopo che anche il padre aveva acconsentito a staccare la spina: Baby R.B., il bambino di 13 mesi gravemente disabile che nelle scorse settimane era stato oggetto di una battaglia legale all'Alta Corte di Londra, in cui il padre contestava la decisione dei medici di interrompere le cure.
Baby R.B. è morto venerdí nell'ospedale dove era ricoverato.
In un'intervista pubblicata ieri dal Sunday Mirror la madre, che fin dall'inizio si era schierata con i medici, ha raccontato cosa ha guidato la sua difficile e per molti controversa decisione. "Dovevo lasciarlo andare pur di non farlo soffrire. Non ho pentimenti. Non volevo che provasse altro dolore", ha detto la donna, identificata soltanto con le iniziali K.M.. E al Mail on Sunday ha raccontato: "Quando gli hanno tolto il tubo, lo stavo coccolando. E' stato incredibile vederlo senza, non avevo mai visto cosí bene il suo volto per cosí tanto tempo.
L'ultima cosa che gli ho detto è stata che lo amavo e che sarei stata sempre lí per lui".
La madre ha poi dichiarato che il figlio era ormai diventato "una cavia" sulla quale i medici provavano ogni tipo di cura.
"Chi mi giudica - ha detto - non sa quanto sia stato difficile.
Avremmo potuto interrompere le cure quando aveva quattro settimane, ma non l'abbiamo fatto e abbiamo combattuto per lui.
Ho apprezzato ogni minuto e ogni secondo che ho avuto con mio figlio".
Baby R.B. è nato il 10 ottobre del 2008 e subito i medici gli hanno diagnosticato una sindrome miastenica congenita che limitava la sua capacità di respirare e di muoversi. Nonostante avesse un cervello normale, il suo corpo era pressoch‚ immobile e i medici dovevano regolarmente "aspirare" le sue vie respiratorie per rimuovere fluidi e muco. Un trattamento doloroso e fastidioso.
Secondo il padre A.B., tuttavia, il bambino, avendo un cervello normale, era capace di sentimenti e percezioni normali, e tutto doveva essere fatto per permettergli di sopravvivere. Il padre voleva che R.B. venisse sottoposto a tracheotomia, per permettergli di lasciare l'ospedale e tornare a casa. Ma per i medici l'operazione avrebbe soltanto garantito al bambino un futuro di operazioni, procedure mediche e dolore. Al settimo giorno di udienze all'Alta Corte, il padre ha tuttavia cambiato idea e si è persuaso del fatto che i medici avessero ragione.
I genitori del bambino, entrambi sotto ai 30 anni, hanno tutti e due smesso di lavorare per prendersi cura del figlio, trascorrendo la maggior parte del loro tempo vicino a lui cercando di stimolarlo e migliorare la sua condizione. Sotto il peso della situazione tuttavia, la loro relazione si è disintegrata, ma nonostante ció hanno continuato insieme a occuparsi del bimbo.
"Credo che sia impossibile per chi non ha vissuto una situazione come questa, immaginare che impatto abbia avuto su questi giovani genitori. In un attimo tutte le speranze e i sogni che avevano per il loro bambino sono state distrutte e sostituite con una vita di preoccupazioni, stress, stanchezza, confusione e senza dubbio grande tristezza", ha dichiarato il giudice al termine dell'udienza.
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