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 U.E. - U.E. - Sviluppo digitale. Italia terzultima
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26 febbraio 2016 12:43
 
L'Italia si conferma agli ultimi posti in Ue per lo sviluppo digitale, classificandosi terz'ultima. Anche per il 2016 l'indice messo a punto dalla Commissione Ue vede il Paese come fanalino di coda alla 25esima posizione, addirittura in peggioramento rispetto alla 24esima del 2015. Nonostante nel corso dell'ultimo anno ci siano stati "rapidi progressi" (passando da 0,38 punti a 0,4 complessivi dell'indice Desi), questi sono "pochi in relazione alla maggior parte degli indicatori", scrive Bruxelles nel suo rapporto. L'Italia ha un problema fondamentale che rallenta il suo decollo online: "l'assenza di competenze digitali di base è la ragione principale del basso tasso di adozione della banda larga fissa". E' infatti ultima su 28 per la sua diffusione, ferma al 53% nonostante la copertura arrivi al 99%, mentre è decima in Europa per il decollo di quella mobile, con 75 abbonamenti su 100 persone. Scarsa anche la copertura delle reti di nuova generazione, al 44%, penultima tra i 28, e ancora meno sono gli abbonamenti, appena il 5,4% con una 25esima posizione in Ue. E questa è anche la ragione alla radice per cui l'Italia è ultima per l'uso di internet, ancora in peggioramento dalla 26esima posizione dell'anno scorso. Solo il 57% legge le news online (26esimi su 28), appena il 39% fa e-shopping (25esimi), solo il 58% usa i social network (24esimi), solo il 43% usa i servizi bancari online (23esimi), appena il 34% fa videochiamate (22esimi), e solo il 19% guarda video on demand (19esimi). L'unico settore in cui gli italiani sono più attivi della media Ue su internet, è nel settore dei giochi, musica e video: ben 12esimi, con il 52% contro la media europea del 49%. Alla base di questi comportamenti, le scarse competenze che gli italiani hanno: il capitale umano nel settore è solo 24esimo, in leggero miglioramento dalla 25esima posizione del 2016. Male per numero di laureati (14 su 1000, 22esimi), esperti che lavorano nell'ambito Ict (2,5%, 22esimi), pochi utenti in generale di internet (solo il 63%, 25esimi) e ancor meno con le competenze basiche necessarie (43%, 24esimi). "L'Italia", avverte il rapporto Ue, "non può sperare di afferrare pienamente i benefici dell'economia digitale finché un terzo della sua popolazione si astiene dall'usare internet regolarmente". Gli unici settori in cui l'Italia si avvicina alla media europea sono la pubblica amministrazione e il turnover dell'e-commerce. Nella prima il Paese è 17esimo, in peggioramento dal 16esimo dello scorso anno ma meglio in valore assoluto dell'indicatore: "il tallone d'Achille" che abbassa la performance, anche in questo caso, è lo scarso uso che i cittadini fanno dei servizi digitali offerti dalla pa, la cui disponibilità è in aumento. Sul fronte dell'utilizzo dei servizi digitali da parte delle imprese, l'Italia è 20esima: queste "non stanno facendo molti progressi nella diffusione di soluzioni di e-business, ma il canale di vendita dell'e-commerce sta guadagnando importanza", spiega Bruxelles. Al punto che il turnover è salito all'8,2%, posizionando le imprese italiane al 14esimo posto, sebbene la crescita di quelle che vendono online (6,5%, 25esime) e in altri Paesi (5,2%, 22esime) sia stata "meno spettacolare". 
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