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17 FEBBRAIO 1848-2009: FESTA DELLA LIBERTA' PER I VALDESI E ANCHE PER TUTTA L'ITALIA
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Articolo di Annapaola Laldi
15 febbraio 2009 0:00
 
Strani giochi fa la mente che, a volte, per mettere in evidenza cio' che si crede di sapere, ma in realta' si trascura, si serve di simpatiche coincidenze; in questo caso la ricerca di un altro calendario per il 2009 e la scelta caduta su uno che mostra vedute delle Valli Valdesi e che, per il mese di febbraio, offre l'immagine di un falo', il falo' per la festa dei Valdesi del 17 febbraio. 
Quel falo' e' stato come un lampo che ha messo in luce la relazione che trascuravo fra due eventi, per altro separatamente ben noti, che sono alla base del nostro stato di diritto e della nostra democrazia.
Il 17 febbraio 1848, Carlo Alberto di Sardegna, un re famoso anche per le sue mille titubanze, emana le Lettere patenti che riguardano i Valdesi, fatti oggetto dai suoi antenati di persecuzioni anche crudeli; questo documento cosi' si conclude:
"I Valdesi sono ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici de' Nostri sudditi; a frequentare le scuole dentro e fuori delle Universita', ed a conseguire i gradi accademici.
Nulla e' pero' innovato quanto all'esercizio del loro culto ed alle scuole da essi dirette" (in appendice il testo integrale). Si puo' osservare che questa liberta' e' parziale, perche' continua a negare loro la liberta' di culto, e sarebbe una correttissima osservazione.
E tuttavia le Lettere patenti del 17 febbraio 1848 possono essere a giusta ragione considerate il primo passo sulla via del riconoscimento di una piu' ampia gamma di diritti che di fatto trasformeranno i sudditi in cittadini.
E' infatti di appena ventun giorni dopo, e cioe' del 5 marzo, la promulgazione dello Statuto albertino (firmato da Carlo Alberto il giorno prima), che fa del Regno di Sardegna una monarchia costituzionale e restera' sempre in vigore in quello Stato, per diventare poi, dal 1861, il fondamento costituzionale del Regno d'Italia, oltraggiato ma non abrogato nel ventennio fascista, per essere infine sostituito dalla Costituzione della Repubblica il 1° gennaio 1948. Non che tutto, in materia di liberta' religiosa, fosse chiarissimo neppure nello Statuto, visto che esso riconosce la religione cattolica come unica religione di stato e afferma che "gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi", ma bisogna ricordare i successivi editti sui diritti civili (e poi anche politici) degli ebrei e, soprattutto, la Legge Sineo (19 giugno 1848, n. 735), considerata interpretazione autentica dello Statuto su questo argomento, nel cui articolo unico afferma che "la differenza di culto non forma eccezione al godimento dei diritti civili e politici e all'ammissibilita' alle cariche civili e militari".
C'e' dunque una lampante relazione fra le Lettere patenti per i Valdesi del 17 febbraio e lo Statuto del 4/5 marzo 1848. E cosi' stando le cose, se, come italiani, vogliamo rendere omaggio alle radici delle nostre liberta' democratiche, in effetti la data del 17 febbraio potrebbe ampliarsi, da festa dei Valdesi che e', a festa di tutta l'Italia.
Ero giunta a questa conclusione e avevo deciso di farne argomento della mia prossima noterella (quella appunto che sto scrivendo), quando, cercando altre informazioni sull'argomento, ho scoperto che ero arrivata … buona ultima… Si', perche' l'idea analoga di proporre il 17 febbraio come "giornata nazionale della liberta' di coscienza, di religione e di pensiero" e' gia' patrimonio dei Valdesi almeno dal 2006, da quando, cioe', l'Associazione torinese di volontariato "Piu' dell'oro" si fece promotrice di tale iniziativa, incassando l'adesione del Sinodo valdese del 2006 e dedicandovi poi (il 25 ottobre 2006) a Torino un incontro di studio dal titolo "Religioni e liberta' -quale rapporto?", i cui atti sono usciti nel volume omonimo pubblicato dalla Claudiana di Torino nel 2008. Non solo, ma il 30 gennaio 2008, l'on. Valdo Spini aveva presentato una sua proposta di legge sull'argomento. E a voler essere ultrapignola, devo aggiungere pure l'adesione all'iniziativa del V Congresso di radicali italiani (Padova, 2-5 settembre 2006)!
Beata ignoranza! Ma anche, ugualmente, beata scoperta, visto che, a mio avviso, il nostro sentiero personale e' sempre prezioso, anche se dopo ci si accorge che, per arrivare a destinazione, c'era ormai un'autostrada.
A questo punto, mi sembra giusto e necessario dare la parola a Giuseppe Platone (pastore valdese e presidente dell'Associazione 'Piu' dell'oro') che mi ha rivelato quanto ignoravo e che, come curatore del volume citato, fornisce nella prefazione altre ragioni a sostegno di questa proposta, aggiungendo utili riferimenti alle attuali problematiche e difficolta' riguardanti l'emanazione di una legge sulla liberta' religiosa (in attuazione dell'articolo 19 della Costituzione) e la stipula di nuove Intese ex articolo 8 della Costituzione. Dalla premessa al libro Religioni e liberta' -quale rapporto? riporto dunque alcuni stralci evidenziando i passaggi che ritengo piu' importanti.
 
"Queste pagine possono essere accolte come doveroso omaggio a tre importanti anniversari nella storia del nostro paese. Tre anniversari che, almeno in parte, caratterizzano la nostra stessa identita' nazionale. Il primo, il piu' lontano nel tempo, e' quello del 17 febbraio 1848 – 160 anni fa! – quando nel nostro paese inizia il cammino della liberta' religiosa. Le Lettere Patenti, l’editto emanato, dopo i secoli della repressione e del ghetto alpino, dal re Carlo Alberto riconoscevano al popolo valdese (poche settimane piu' tardi lo stesso riconoscimento avverra' nei confronti degli ebrei) i diritti civili e politici. Un provvedimento dovuto anche alle circostanze politiche europee che indicava una direzione nuova, il cui orizzonte era la liberta' di professare una religione diversa da quella dello Stato senza che per questa ragione venissero meno i diritti di cittadinanza. Per carita', il decreto albertino non era altro che un editto di tolleranza che non concedeva nulla ai sudditi valdesi sul piano religioso rispetto a prima; tuttavia, grazie al riconoscimento per la prima volta dei diritti civili e politici un primo passo, questa "regia concessione» l’aveva comunque compiuto. Sicche' in quel 17 febbraio del 1848 la marcia verso nuove liberta' raggiunse, sul piano civile, un primo importante traguardo.
Il secondo anniversario, a cui dedichiamo queste pagine, e' piu' vicino a noi. Esso si ricollega alla semina democratica iniziata nel 1848 appunto, e i cui primi frutti matureranno sulle macerie di un’Italia devastata dalla dittatura e dalla guerra. Parlo dell’Assemblea costituente (1946-1947) che varo' la Costituzione italiana che quest’anno compie sessant’anni. Per completare il quadro accanto a questo secondo anniversario rappresentato dalla Costituzione della Repubblica italiana – che entro' in vigore il 1º gennaio del 1948 – ci sia concesso di indicarne un terzo: la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948. Quest’ultimo testo a carattere universale, di cui a pagina 5 di questo volume abbiamo citato l’art. 18, a sua volta s’ispirava alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, che rappresenta il frutto giuridicamente piu' maturo della Rivoluzione francese. In particolare mi riferisco qui all’art. 10 che afferma: 'Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purche' la manifestazione di esse non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla Legge'.
Tre anniversari nella memoria storica occidentale, nazionale e internazionale, che costituiscono la tela di fondo sulla quale si compone l’affresco di liberta' che emerge da queste pagine. Scoprirete voi stessi, addentrandovi nelle varie riflessioni qui contenute, come in realta' occorra – ragionando di liberta' – partire dalla prima liberta' in assoluto che e' quella di coscienza, per approdare poi a tutte le altre liberta'. In primis quella di religione, a cui teniamo in modo particolare. Anche perche' la consideriamo, fino a prova contraria, termometro affidabile della temperatura democratica della societa'.
[….]
Come associazione 'Piu' dell’oro', che ha lanciato pubblicamente per la prima volta la proposta di istituire in Italia una 'Giornata nazionale della liberta' di coscienza, di religione e di pensiero', riteniamo che la data di questa 'Giornata' possa essere il 17 febbraio. Quest’ultima e' riferimento simbolico sia al 17 febbraio del 1848 in cui inizia nel nostro paese un inedito percorso di liberta', sia al 17 febbraio del 1600 quando in Campo dei fiori a Roma venne arso sul rogo il filosofo Giordano Bruno.
Chiariamo, a scanso di equivoci, che la data del 17 febbraio non vuole essere una bandiera issata dall’orgoglio protestante sulla vetta della montagna della liberta' religiosa. Non e' questo lo spirito che ci muove. Quasi volessimo rinchiudere in uno preciso spazio confessionale la liberta'. Al contrario, la liberta' che vogliamo e' anche e soprattutto la liberta' degli altri. Indicare una data simbolica, una data storica e civile sul calendario (il 17 febbraio 1848 fu il primo passo italiano per la liberta' religiosa) puo' aiutare – ne siamo convinti – i cittadini italiani a ritornare periodicamente sulla questione delle liberta' nel nostro tempo.
[…]
L’attuazione del dettato costituzionale, sul terreno della liberta' religiosa, nel nostro paese segna ancora il passo. Basti guardare al destino delle sei intese che pur essendo state firmate dal presidente del Consiglio, insieme alle modifiche richieste alle relative intese rispettivamente della Tavola valdese e dell’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del 7° giorno, non sono mai arrivate nell’aula parlamentare. Occorre certamente riconoscere come molti fattori concorrano oggi a rendere piu' complesso quell’iter che negli anni Ottanta vide la firma delle prime intese previste dall’art. 8 della Costituzione. La prima di esse che divenne legge dello Stato fu stipulata con la Tavola valdese (legge 449/1984). Vent’anni dopo quella primavera di accordi l’Italia e' profondamente cambiata. Stipulare un’intesa, ogni anno che passa, diventa sempre piu' arduo. Quando i padri costituenti vararono, con un linguaggio giuridicamente limpido e accessibile a tutti, la Carta fondativa della nostra Repubblica, avevano di fronte, oltre alla chiesa cattolica romana, in buona sostanza, due sole espressioni religiose. Esse erano le minoranze italiane storiche religiose piu' antiche rappresentate dagli ebrei e dai valdesi. Oggi, e' sotto gli occhi di tutti come il numero dei nuovi soggetti religiosi sia notevolmente aumentato. Soggetti che desiderano regolamentare il loro rapporto con lo Stato con evidenti vantaggi per entrambi. Gli strumenti giuridici di regolamentazione dei rapporti non mancano. Occorre partire dall’art. 8 della Costituzione che prevede il confezionamento di un abito su misura per ogni confessione religiosa. Tuttavia, il quadro delimitato dai Patti lateranensi e dalle intese, gia' realizzate e quelle da realizzare, non copre tutta la realta'. Esso va completato con una legge di carattere generale sulla liberta' religiosa che, da un lato, metta una pietra tombale sulla legislazione fascista sui cosiddetti culti ammessi e, dall’altra, affermi a chiare lettere il carattere laico dello Stato e delle sue istituzioni. Su questi temi l’impegno di ogni sincero democratico, credente o non credente, conservatore o progressista, in Parlamento e nel paese deve continuare. Infine, questo libro vuole essere un chiaro incoraggiamento ai parlamentari della prossima legislatura affinche', nel riprendere vigorosamente in mano la questione della liberta' religiosa, onorino il lavoro che e' gia' stato precedentemente fatto da precedenti legislature, e permettano al nostro paese di dare piena attuazione alla Costituzione" (Giuseppe Platone, pastore valdese, direttore del settimanale "Riforma" e presidente dell'Associazione "Piu' dell'oro").
 
Concludo richiamando l'attenzione su un'iniziativa organizzata per il 17 febbraio dalle Chiese protestanti storiche milanesi: a Milano, dunque, in piazza San Babila/inizio corso Vittorio Emmanuele II, dalle 18:00 alle 19:00,vi sara' una “Bolla del silenzio”, cioe' un semicerchio di persone che “comunicano” tramite degli slogan su dei cartelloni e dei volantini. Lo scopo e' quello di sostenere la proposta di legge di Valdo Spini, che recita:
“1. La Repubblica riconosce il 17 febbraio, ricorrenza delle Patenti di grazia con cui nel 1848 furono riconosciuti i diritti civili ai valdesi, e successivamente agli ebrei, del Regno di Sardegna, quale “Giornata della liberta' di coscienza, di religione e di pensiero”.
2. In occasione della “Giornata della liberta' di coscienza, di religione e di pensiero” di cui al comma 1, sono annualmente organizzati cerimonie, iniziative e incontri, in particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, dedicati ai valori della liberta' di coscienza, di religione e di pensiero.” Il volantino si trova a questo indirizzo: clicca qui 
APPENDICE:
Ecco il testo delle Lettere Patenti del Re Carlo Alberto, emesse il 17 febbraio 1848, con le quali si concedevano i pieni diritti civili e politici ai Valdesi del Regno di Sardegna.
 
"CARLO ALBERTO
per grazia di Dio
re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme
duca di Savoia, di Genova, ecc. ecc.
principe di Piemonte, ecc. ecc.
Prendendo in considerazione la fedelta' ed i buoni sentimenti delle popolazioni Valdesi, i Reali Nostri Predecessori hanno gradatamente e con successivi provvedimenti abrogate in parte o moderate le leggi che anticamente restringevano le loro capacita' civili. E Noi stessi, seguendone le traccie, abbiamo concedute a que' Nostri sudditi sempre piu' ampie facilitazioni, accordando frequenti e larghe dispense dalla osservanza delle leggi medesime. Ora poi che, cessati i motivi da cui quelle restrizioni erano state suggerite, puo' compiersi il sistema a loro favore progressivamente gia' adottato, Ci siamo di buon grado risoluti a farli partecipi di tutti i vantaggi conciliabili con le massime generali della nostra legislazione.
Eppercio' per le seguenti, di Nostra certa scienza, Regia autorita', avuto il parere del Nostro Consiglio, abbiamo ordinato ed ordiniamo quanto segue:
I Valdesi sono ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici de' Nostri sudditi; a frequentare le scuole dentro e fuori delle Universita', ed a conseguire i gradi accademici.
Nulla e' pero' innovato quanto all'esercizio del loro culto ed alle scuole da essi dirette.
Date in Torino, addi' diciassette del mese di febbraio, l'anno del Signore mille ottocento quarantotto e del Regno Nostro il Decimottavo".
 
NOTE
Il testo di Giuseppe Platone, che ho ricevuto personalmente da lui, forma, come gia' detto, la prefazione del volume GIUSEPPE PLATONE (a cura di), Religioni e liberta': quale rapporto?, Claudiana, Torino 2008, pp. 7-11. Questo libro e', a mio avviso, molto interessante per la messe di informazioni che fornisce sia nella prima parte dove vi sono 5 contributi (uno per ciascuno anche di parte cattolica ed ebraica) sia nella seconda, dove si contano 11 contributi che parlano della "liberta' religiosa" e della "laicita'" sia dal punto di vista storico e giuridico sia come testimonianza di perseguitati. La sezione degli "Allegati", infine, fornisce testi inerenti la legge sulla liberta' religiosa e la proposta di fare del 17 febbraio una "giornata nazionale della liberta' di coscienza, di religione e di pensiero" e una scelta degli Atti del Sinodo valdese del 2006 e del V congresso dei Radicali italiani.
Mi piace, per una curiosita', richiamare l'attenzione su due contributi della seconda parte, e precisamente quelli di Paolo Ferrero e di Lucio Malan, valdesi ambedue, ma schierati su sponde politiche diverse. Mi risulta che parecchi sappiano del valdismo di Ferrero, su cui si e' anche fatta molta ironia, quando era ministro, forse sono in meno a sapere che anche un esponente del centro-destra e' ugualmente valdese.
Paolo Ferrero (Rifondazione Comunista) clicca qui e' stato Ministro della Solidarieta' sociale nel Secondo Governo Prodi;
Lucio Malan e' senatore eletto nella Lista del PdL (Piemonte) clicca qui .
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