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2002, L'ANNO DELL'EURO. OVVERO: RIUSCIREMO NOI ITALIANI A GUARIRE DALL'ALLERGIA AGLI SPICCIOLI?
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Articolo di Annapaola Laldi
15 agosto 2001 0:00
 
Si chiama allergia agli spiccioli ed e', a quel che mi consta, una malattia tutta italiana. Non mi risulta, infatti, che negli altri Paesi qualcuno si permetta di non fare i resti al centesimo. Cosi' e' in Germania, cosi' in Spagna, dove hanno coniato una singolare moneta col buco del valore di 25 pesetas che, in effetti, risolve parecchi problemi di resto, ma dove ogni commerciante, sia pure il piu' piccolo, ha anche le monete da 1 peseta (che equivale a poco meno di 12 lire!). Cosi' anche in India, dove sono in circolazione persino delle monetine poligonali del valore di pochi centesimi.... Curiose! E la cosa ancora piu' curiosa per noi italiani e' che te le danno di resto.

Ma in Italia, no. Un bel giorno, allergia agli spiccioli e sindrome dell'arrotondamento si diffusero a macchia d'olio in breve tempo, e a niente valsero le proteste dei consumatori, che, all'inizio, furono anche vivaci, e restano documentate nelle cronache dell'epoca.

Il contagio comincio' a diffondersi nella penisola una ventina d'anni fa, se ben ricordo, quando cominciarono a scarseggiare le monetine da 5 e 10 lire e si propago' quella leggenda metropolitana che voleva le monete da 20 lire ottime per fare l'anima dei bottoni.
Com'e' come non e', in breve tempo, complice ovviamente la Zecca di Stato che si guardo' bene dal coniare i pezzi necessari per sopperire alla necessita', i negozianti (compresi i supermercati) cominciarono a distribuire appiccicosissime caramelle -presto rifiutate- al posto dei resti da 20 e 30 lire, per procedere poi all'arrotondamento in piu' o in meno alle 50 o 100 lire. Qualche singolo commerciante ci fu, che, eroicamente, cerco' di resistere, cosi' come anche qualche cliente che cerco', finche' fu possibile, di andare a fare la spesa con un borsellino apposito per le monete in via di sparizione. Ma la lotta era improba, e ad un certo punto anche i resistenti piu' tenaci dovettero cedere.

Mi e' tornato in mente tutto cio', leggendo i comunicati stampa dell'ADUC del 21 maggio di quest'anno e soprattutto del 3 agosto scorso, e alcune informative che le banche cominciano a fare per preparare i clienti all'uso dell'Euro, mettendoli sull'avviso per possibili disguidi iniziali, soprattutto nella disponibilita' degli spiccioli. Ma guarda un po', mi sono detta, mi sa che delle annunciate monete da 1, 5, 10, 20 e 50 centesimi non se ne vedra' neanche l'ombra.

E, insieme, mi e' rispuntata anche l'antica rabbia contro questa turlupinatura che fu allora approvata dallo Stato, perche' la responsabilita' della sparizione totale delle monete da 5,10 e 20 lire si deve, e' ovvio, al suo disinteresse per questo problema, considerato evidentemente futile. Cosa sono 5, 10 o 20 lire di fronte alle centinaia di milioni (e poi di miliardi) di debito pubblico? Un'inezia, naturalmente.
Puo' anche essere probabile che, a conti fatti, per lo Stato fosse piu' conveniente non coniare quelle monetine, ma adesso sappiamo che questo rifiuto, oltreche' segno di cialtroneria (se non una vera e propria omissione di atti d'ufficio), e' stato anche estremamente miope e responsabile della diffusione di comportamenti scorretti. Riuscira' l'Euro a sconfiggere tutto cio'? Oppure, qui in Italia, continueremo a sentire la deplorevole cantilena dei commercianti: "Non abbiamo spiccioli"?

Mentalita' cialtrona, dicevo, perche' la regola, aurea e ferrea allo stesso tempo, che sta alla base di ogni contabilita', da quella domestica a quella delle aziende a quella dello Stato, e' che I CONTI DEVONO TORNARE AL CENTESIMO. Per il semplice motivo che la differenza anche proprio di un solo centesimo puo' nascondere errori (compensati) di ben altra entita'. E questo lo sa anche il piu' scalcinato dei ragionieri.
Tant'e' vero che, forse anche proprio a causa dell'assenza degli spiccioli piu' spiccioli, denuncia dei redditi, cartelle delle tasse, bollette e fatture di enti pubblici vengono arrotondate d'ufficio spesso addirittura alle mille lire, con un sistema di contrappesi chiamati arrotondamenti in piu' o in meno, che avrebbero bisogno, per noi utenti, di una memoria elefantiaca per ricordarsi se davvero sulla bolletta precedente ci hanno fatto pagare in meno la cifra che ora ci addebitano, magari con un'altra, per arrivare alle fatidiche mille lire. E la prossima bolletta defalchera' queste cifre o ne aggiungera' ancora? Necessita' di avere cent'occhi come Argo, per il povero consumatore-utente.

Ma a livello privato e' fatto obbligo arrangiarci fra di noi, fra chi deve incassare e chi deve pagare. Senza certezze. Se, infatti, al supermercato devo pagare 10.775 lire, paghero' la cifra esatta se mi servo del Bancomat, ma dovro' sborsare 10.800 lire (cioe' 25 lire in piu') se pago in contanti.
Anche se ormai, da anni, accettato senza piu' proteste esplicite, il sistema porta senz'altro confusione soprattutto ai commercianti, perche' le delicate chiusure di cassa non tornano mai. E' ovvio. A fine giornata, ci saranno differenze anche notevoli, in piu' o in meno fra quanto dice il totale delle somme fatto dalla macchina e i soldi effettivamente incassati.
Per ovviare a questo inconveniente, alcuni commercianti (soprattutto quelli che vendono le merci a peso) effettuano le compensazioni oggetto per oggetto, ma, in questo modo, e' molto facile che lo svantaggio per il cliente aumenti e si trovi a pagare, ogni volta, un conto maggiorato di piu' di 100-200 lire. E qui non so se siamo al limite della truffa o comunque dell'illecito guadagno.
Ma senz'altro l'arrotondamento (presumibilmente al rialzo) dei prezzi dei singoli oggetti e' invalso ovunque presso i piccoli commercianti. Dove si trova, ad esempio, in una cartoleria, una biro a 475 lire? O un foglio protocollo a 80?
A porci mente, si puo' osservare che, arrotonda da una parte, compensa da un'altra, la mancanza delle monete di minor valore ha senz'altro contribuito a tutta una serie di rialzi dei prezzi. E non c'e' dubbio che le spese di tutto cio' le abbia fatte e le stia facendo il consumatore.

Questo comportamento, diventato estremamente ovvio, favorisce anche atteggiamenti aggressivi da parte di alcuni commercianti.
Una volta che protestai con un'alimentarista, perche' mi accorsi che arrotondava il prezzo di ogni oggetto, mi sentii rispondere con un tono di sfida e di derisione: "Quanto la fa lunga per 100 o 200 lire in piu'!". Non mollai la presa e ottenni che l'arrotondamento fosse fatto solo alla fine, ma mi sentii punta sul vivo, perche' nelle parole della donna vi era, implicita, l'accusa di spilorceria. E la cosa non mi piaceva.

A questo punto si pongono alcune domande che mi sembrano interessanti.
La cialtroneria e' pura e semplice cialtroneria o puo' essere anche l'alibi per nascondere l'intenzione di ingannare e di fare un guadagno illecito? O comunque, una porta aperta a questi comportamenti, in cui sara' facile scivolare anche per chi, all'inizio, si e' mantenuto corretto e rigoroso? Non importa quanto piccola sia la somma. E' la sostanza che conta. D'altra parte, saranno proprio tutti spilorci o stupidi in tutte le altre nazioni dove i resti si fanno fino all'ultimo centesimo?
E la difficolta' a difenderci quando la cialtroneria diventa proprio scorrettezza, non e' forse dovuta
-anche- alla paura di essere accusati, come e' capitato a me, di spilorceria,? Ma: ci rendiamo conto che, se chi mi chiede anche 5 lire in piu' del dovuto, mi accusa di spilorceria, in realta' il primo spilorcio e' lui?

Comunque sia, l'introduzione dell'Euro ci offre un'occasione preziosa per ribaltare tutto questo sistema. La necessita' di allinearci al resto dell'Unione europea sul piano dell'esattezza dei pagamenti e dei resti, pena il rischio di venire ridicolizzati da tutti gli altri partner e, magari, condannati a una ennesima multa per inadempienza verso una normativa comunitaria, non potremmo sfruttarla per mettere sotto osservazione e curare radicalmente la malattia del pressappochismo, di cui l'allergia agli spiccioli e la sindrome dell'arrotondamento sono, insieme, sintomo e rinforzo?
Un'eventuale operazione "resto preciso", condotta con convinzione da ciascun cittadino, non porterebbe dei concreti vantaggi economici e anche psicologici?
Pagare quello che dobbiamo (ne' di piu' ne' di meno) e sentirci un po' meno impotenti di fronte ad eventuali prepotenze sia pure minime, non e' gia' una buona cosa?
E forse, non trovando piu' giustificazione alcuna il finora magico arrotondamento, potrebbe scaturirne anche un contenimento dei prezzi. torna ad Avvertenze

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