testata ADUC
Acqua: si paga solo se potabile. La battaglia a Ronciglione-Viterbo
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Raimondo Chiricozzi
13 luglio 2015 10:58
 
Il problema acqua potabile, distribuita nelle abitazioni dei cittadini della provincia di Viterbo, a distanza di anni ancora non è risolto. Perché non viene ancora assicurata acqua potabile in tutti i Comuni della provincia di Viterbo? Molte le inadempienze e colpevoli responsabilità.

Non affrontiamo quelle precedenti, di Sindaci, Provincia, Regione, Governo, istituzioni preposte alla tutela della Salute, quali l’Istituto superiore di Sanità. Questi non hanno informato per anni la popolazione, nulla hanno fatto per anni per la soluzione del problema. Ancora dopo l’esplosione mediatica, anziché dare risposte certe ai cittadini, con diversi livelli di responsabilità e con pochissime eccezioni, hanno tentato di tutto, negando l’evidenza e richiedendo ulteriori deroghe alla Unione Europea, nel tentativo più o meno nascosto di continuare la prassi della distribuzione di acqua addizionata con fluoruri, arsenico e altri veleni.

Cosa è stato fatto, realmente, dopo il rifiuto all’ultima richiesta di deroga. Quali atti sono stati effettuati da allora dalle istituzioni italiane?

Dopo le deroghe europee abbondantemente scadute, con possibili pagamento di penali, si sono concretizzate le auto deroghe. In alcune zone del Paese per fronteggiare quella che è stata definita emergenza arsenico è stata attivata la distribuzione di acqua potabile con autobotti, cosa che si sono guardati bene dal fare nel viterbese. In alcuni Comuni addirittura non sono stati ancora affissi alle fontane pubbliche i cartelli con la scritta non potabile. In altri, proprio sui loro siti, non si pongono in evidenza ciò che la legge obbliga e cioè le ordinanze di non potabilità. Alcuni riportano assurde certificazioni dell’Istituto Superiore di sanità, ma non spiegano i motivi per cui non emettono le ordinanze di revoca della non potabilità.

La scelta fatta dal commissario all’emergenza arsenico Polverini, presidente della Regione Lazio di dotare i comuni di dearsenificatori, si è dimostrata una scelta sciagurata, per i costi della messa in opera degli stessi e della manutenzione, cambio filtri, ecc. Oltre tutto, molti di questi dearsenificatori non funzionano ancora regolarmente: dalle analisi spesso risultano superati i parametri di legge, che fissano il limite a 10 microgrammi/litro. (Occorre dire che studi scientifici affermano: “nelle acque potabili l’arsenico non deve esserci, l’OMS- Organizzazione Mondiale sanità, propone sia al disotto i 5 microgrammi litro”).

Per assicurare acqua potabile tutti i giorni e in tutte le ore, con arsenico almeno nei limiti di legge, si dovrebbero effettuare analisi in maniera continuativa.

Le analisi che l’ente gestore effettua, al contrario, non sono a scadenza regolare. Anche la ASL effettua accertamenti, non certo giornalieri, e i Sindaci su richiesta della ASL, sono spesso costretti a dichiarare non potabile l’acqua che viene distribuita. Ciò significa che tra una analisi e l’altra potrebbe essere stata distribuita acqua avvelenata.

La Polverini, allora presidente della Regione e commissario all’emergenza arsenico, anzichéricercare soluzioni definitive, ha fatto la sua “buona” scelta molto dispendiosa ed ha lasciato al nuovo consiglio regionale la patata bollente.

Perché non sono stati presi in considerazione gli studi dell’Università della Tuscia, che indicano nel sottosuolo viterbese l’esistenza di acqua potabile senza arsenico? Perché non si è pensato di dotare il viterbese di una grande conduttura per portare l’acqua del Peschiera?

Ora però come viene affrontato il problema? Se c’è chi ne è a conoscenza lo faccia sapere anche a noi, e soprattutto lo dica apertamente ai cittadini. Siamo ancora in attesa di risposte certe.Per questi motivi la lotta per il diritto all’acqua potabile non può essere abbandonata.

E’ ancora possibile continuare nel paradosso tutto italiano? I cittadini pagano già bollette troppo alte; bollette che potrebbero divenire esagerate e insostenibili se vincerà l’azione di coloro che, nonostante il referendum, da sempre vogliono la privatizzazione del bene pubblico acqua; i cittadini pagano come potabili, acque che troppo spesso non sono potabili; pagano le multe fatte ai Comuni dalla ASL, perché distribuiscono acqua non potabile; pagheranno possibili penali europee; pagano gli avvocati che difendono i Comuni contro gli stessi cittadini.

Il Comune di Ronciglione, in proposito, contrariamente a quanto fatto dalla Talete, ha presentato appello alle sentenze, che lo condannavano al pagamento dei danni, dimostrando così di non essere dalla parte dei cittadini; la maggioranza che ora guida questo Comune, non intende ASSOLVERE al dovere di riconoscere i diritti dei cittadini, nonostante la vittoria elettorale sia stata loro assicurata, proprio dalla insolvenza della vecchia amministrazione sul tema acqua potabile.

La Talete, ed è questa la nota positiva della vicenda, a seguito della emissione delle sentenze di condanna al pagamento dei danni, in quanto gestore del Servizio Idrico Integrato in molti paesi della provincia di Viterbo, ha scelto di non resistere alle sentenze e ha consegnato ai cittadini facenti causa gli assegni con gli importi stabiliti dal Giudice.

Una nostra vittoria, la vittoria dei cittadini che sono stati appoggiati dal Comitato Acqua Potabile-ADUC nella rivendicazione del diritto all’acqua potabile, con varie iniziative dalle semplici domande richiedenti il rispetto delle leggi che stabiliscono la riduzione del canone del 50% nel caso di distribuzione di acqua non potabile, ma soprattutto obbligano gli enti gestori alla distribuzione di acqua potabile.

Le leggi ci sono e quando l’acqua viene distribuita non potabile gli enti gestori non possono pretendere il pagamento per intero e devono ridurre del 50% le bollette dell’acqua. Le sentenze parlano chiaro e mentre il Comune di Ronciglione, unico in Italia, si comporta in questa assurda maniera, spendendo anche per gli avvocati (spese che ricadranno nuovamente sui cittadini), la Talete consegna all’avvocato Riccardo Catini, dello studio legale Pistilli altri 40 assegni, a favore dei cittadini.

Ci fermiamo qui. Non entriamo nel merito dell’altro grande problema che è la volontà politica del Governo, e il cincischiare della Regione Lazio, per disattendere l’esito del referendum che chiedeva la pubblicizzazione dell’acqua.

L’acqua è un diritto sacrosanto e deve essere assicurata a tutti; non può divenire merce sottraendola al pubblico per regalarla al privato, in maniera che possa trarne profitto.

Per tutti questi motivi presso il Comitato Acqua Potabile – ADUC tutti i giorni in Ronciglione via Resistenza, 3 e UIL Pensionati Viterbo via Cavour 68 il mercoledì pomeriggio dalle 16 alla 18, è ancora possibile rivendicare il diritto all’acqua potabile e ai risarcimenti per l’acqua distribuita non potabile.

Comitato Acqua Potabile
- ADUC
Tel 3683065221
comitato.acqua.potabile(@)gmail.com 
aducronciglione(@)gmail.com
Pubblicato in:
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS