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Aduc – Osservatorio Firenze. I contributi del Comune alla cultura
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Articolo di Vincenzo Donvito
2 dicembre 2017 10:47
 
 Oggi, nella cronaca fiorentina del maggiore quotidiano della citta’ (1), si fanno i “conti al Comune” sulle erogazioni alle iniziative delle associazioni sportive e culturali. Non una denuncia, ma informazione che, nei particolari, probabilmente i piu’ non conoscono.
Nello scorrere i nomi di queste associazioni (quelle culturali, che’ lo sport associativo non lo seguiamo), si ha un ampio spaccato di come l’istituzione amministrativa locale cerchi di dare e trarre vantaggio dalla cultura. Del resto, una citta’ come Firenze, non potrebbe non essere dedita ed attenta alla cultura che’ -nonostante le tante osservazioni sul turismo “mordi e fuggi” e sul degrado della citta’ (essenzialmente infrastrutturale)- e’ l’elemento trainante e aggregante, soprattutto quando poi lo si inserisce nel contesto toscano.
A noi -e’ bene sottolinearlo e ribadirlo in questo come in altri ambiti- non piace la commistione di pubblica amministrazione e privato. Crediamo anche che sia deleteria, per entrambi gli attori. Soprattutto in un mondo in cui le sponsorizzazioni private sono tante e generose per tante iniziative. Quando vediamo questi sponsor fianco a fianco con la pubblica amministrazione (quando questa versa denaro direttamente o indirettamente, non solo immagine), non riusciamo ad essere sereni e a non fare i conti in tasca a tutto quello che invece potrebbe essere fatto con quelle risorse, e che molto spesso -in questa come in altre citta’- e’ causa di enorme disagio e mala-amministrazione. Qualcuno potrebbe obiettare che anche la cultura e’ risorsa, e come tale comporta un impegno economico. Certo ed ovvio, viste anche le nostre premesse di queste osservazioni. Ma siamo sicuri che il metodo debba essere quello di queste erogazioni, considerato che viviamo in questo mondo e non in una citta’ platonica? Cioe’, siamo sicuri che le iniziative che vengono finanziate non siano realizzate solo perche’ c’e’ questo contributo pubblico, financo ad associazioni che non esisterebbero senza questo finanziamento? E’ probabile che piu’ di qualcosa su numeri e discorsi che vengono presentati per le concessioni, torni…. Ma non riusciamo a capacitarci, per esempio, perche’ debbano essere dati 6.000 euro ad un Istituto di uno Stato estero, o 12.000 euro ad una casa del popolo o xxx euro ad associazioni che organizzano eventi culturali da cui traggono profitti, etc.
Sicuramente c’e’ il contributo che e’ tale per un’attivita’ in essere, ma c’e’ il contributo senza il quale la stessa associazione non sesisterebbe. Per capire di cosa stiamo parlando, e’ sufficiente il parallelo col finanziamento pubblico ai partiti: le nostre massime istituzioni parlamentari ne hanno dedotto che i partiti vivevano (e spesso rubavano) perche’ c’era il finanziamento pubblico, che quindi non era solo di supporto ad organizzazioni politiche di cittadini; per questo lo hanno abolito, anche se tempi e modi lasciano molto, ma proprio molto a desiderare.
Proprio perche’ viviamo in societa’ di capitalismo democratico tendenzialmente (al momento, purtroppo, non possiamo che usare questo avverbio) privato, sarebbe piu’ che opportuno separare nettamente -lungi, quindi, da ognuna di quelle tentazioni che spesso diventano reati- il pubblico dal privato. Certo, alcune cose sarebbe impossibile separarle; per esempio, la concessione di una piazza, ma qui si puo’ continuare -come gia’ ora- a far pagare importi agevolati rispetto a chi affitta una piazza per vendere salami o automobili (a cui crediamo che, invece, siano concesse tariffe agevolate….).
Per chiudere questa nostra osservazione/riflessione. Non capiamo perche’ alcune associazioni, di merito e di lustro per se stesse e la comunita’ tutta, non si esimano dal partecipare a questo banchetto. Certo, i soldi non vedono in faccia a nessuno…. Ma noi -che della totale indipendenza economica ne facciamo baluardo- ci poniamo questa domanda: il fine giustifica i mezzi?

1 . La Nazione, pag.15. Qui la scannerizzazione
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