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Afghanistan. "L'oppio non e' la forza del terrorismo" per Bin Laden
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Articolo di Rosa a Marca
24 ottobre 2001 19:03
 
Nel Paese dell'oppio, i talebani hanno coltivato il paradosso. Sotto il loro regime, la produzione ha battuto tutti i record nel 1999. Poi, nel luglio del 2000, hanno sradicato quasi tutti i campi di papavero su ordine del loro capo supremo, il mollah Omar. I Taleban hanno cosi' rotto con un passato che aveva fatto dell'Afghanistan, dal 1994, il primo produttore mondiale di oppio per eroina.
In questa storia movimentata della droga, i Taleban e il loro protetto, Osama Bin Laden, sono dunque lungi dall'incarnare il "Male". "Contrariamente a quanto ritiene il primo ministro britannico, Tony Blair, la droga non e' stato il nerbo di questo terrorismo", spiega Alain Labrousse, componente dell'Osservatorio francese delle droghe e tossicomanie (Ofdt).
Dalla guerra contro i sovietici fino alla presa del potere da parte dei Taleban nel 1996, la produzione di oppio ha continuato ad aumentare in Afghanistan. "I servizi speciali pakistani (Isi) avevano il monopolio delle forniture di armi per i mujiadin afghani con i finanziamenti assicurati dall'Arabia Saudita e dagli Stati Uniti", ricorda Labrousse. I camion di armi tornavano dall'Afghanistan carichi di oppio. "Il denaro del traffico serviva a finanziare gruppi dissidenti in India, islamisti attivi nel Cashmire e, negli anni 80, i sikh nel Pendjab. Ma non si puo' dire che la guerra dell'Afghanistan sia stata finanziata con la droga".
Con 2.800 tonnellate di oppio prodotte nel 1994, il Paese tolse lo scettro alla Birmania. Piu' dell'80% dell'eroina fornita all'Europa occidentale proveniva allora dalla Mezzaluna d'oro (Afghanistan e Pakistan). Fino al 1998, ossia sotto il Governo del presidente Rabbani e poi sotto i Taleban, la produzione si e' mantenuta a quel livello, per poi raggiungere il record di 4.600 tonnellate nel 1999.
Eppure, i Taleban hanno tratto un profitto modesto dal narcotraffico. Si sono accontentati della "zakat" (decima musulmana), ossia il 10% del prezzo, come per qualsiasi altra coltura. "Nulla indica che i Taleban siano andati oltre al commercio locale e che siano implicati nell'esportazione, che rende molto di piu'", nota Labrousse. I proventi della droga costituirebbero "al massimo 200 milioni di dollari, vale a dire appena il 10%" di tutte le tasse incamerate dai Taleban attraverso il commercio legale e il contrabbando.
E per quanto riguarda l'Alleanza del Nord?
"Il comandante Massoud era un puritano, antidroga e antitabacco. Egli si opponeva a quei comandanti locali dell'Alleanza che, soprattutto nel Badakhshan (nord-est), traevano profitto dalla droga. I servizi di sicurezza russi sostenevano che il generale Rachid Dostom partecipava al traffico di oppio ed eroina verso la Russia".
Secondo l'Associazione di studi geopolitici delle droghe (Aegd), a cui Labrousse collabora, il narcotraffico finanzierebbe anche gruppi islamisti dell'Asia centrale, trai cui il Movimento islamico dell'Ouzbekistan, diretto da Djouma Namangani con base nel nord dell'Afghanistan.
Fino a questi ultimi mesi, numerosi specialisti internazionali delle droghe credevano che il decreto di interdizione del mollah Omar, del luglio 2000, fosse motivato dalla necessita' di smaltire i voluminosi stock di oppio per non far crollare i prezzi. Ma come si spiega, allora, il rinnovo del divieto un anno dopo? "L'ipotesi ottimista e' che il mollah Omar sia convinto che la siccita' che colpisce il Paese sia una punizione di Allah, a causa del traffico di droga. Secondo un'altra ipotesi, i trafficanti avrebbero ancora droga da smerciare per piu' di un anno", azzarda Labrousse.
Crollo dei prezzi
In ogni caso, dopo gli attentati dell'11 settembre, i prezzi dell'oppio venduto a Peshawar (Pakistan) sono crollati. Forse perche' i piccoli produttori avevano bisogno di liquidita' in una situazione tanto incerta? "E' piu' probabile che, in questo contesto, i trafficanti abbiano buttato sul mercato le riserve", pensa Labrousse.
Una cosa e' certa: da quando c'e' la guerra, i Taleban non si preoccupano piu' di questo problema. "Ne' i Taleban, ne' le forze alleate hanno interesse a infastidire le tribu' che coltivano abitualmente il papavero", conclude. Tanto piu' che sono numerosi nelle province di Helmand e del Nangarhar, due importanti regioni di tribu' pachtune, su cui fanno affidamento sia i Taleban che la coalizione alleata.
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