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All'intergruppo contro la droga andro' a dire che se mia figlia Alice divenisse tossicodipendente...
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Articolo di Donatella Poretti
14 giugno 2006 14:17
 
Nonostante le dichiarazioni del ministro Paolo Ferrero sulle "stanze del buco", in materia droga non ci sono grandi differenze fra destra e sinistra: l'approccio punizionista e repressivo della legge Fini, anche se piu' pronunciato e devastante, non e' diverso da quanto perseguito dai precedenti Governi di centro-sinistra. Lo dimostra la censura del presidente Prodi su quanto detto dal suo ministro.
Lo scorso 24 maggio ho aderito all'intergruppo parlamentare per la "Liberta' dalla droga" dei deputati Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi. Intergruppo che ha lo scopo di sottolineare la trasversalita' del proibizionismo. Intendo parteciparvi attivamente e il mio contributo sara' di informazione sui benefici raggiunti nel mondo con la riduzione del danno. Le stanze del buco, adottate in Svizzera con successo, non sono in conflitto con il proibizionismo di Fini e Prodi: sono molti i Governi conservatori che le hanno adottate, dalla Spagna di Aznar alla Germania di Merkel e all'Olanda di Balkenende.
Oggi e' in corso un flagello provocato da siringhe infette, da eroina tagliata male e da condizioni sanitarie spesso fatali che caratterizzano, non giammai le stanze del buco svizzere, ma le piazze, i sottoscala, le stazioni, le periferie del buco in tutte le citta' italiane.
Ai colleghi dell'intergruppo faro' la seguente domanda: se vostro figlio, nonostante ogni vostro sforzo, divenisse tossicodipendente, preferireste che si bucasse in un cesso pubblico, magari scambiandosi la siringa con chi l'eroina gliel'ha venduta, o che si bucasse in un ambiente controllato sanitariamente? Preferireste che si inietti la "roba" tagliata da un'organizzazione criminale con chissa' quale sostanza, o una dose di eroina confezionata e controllata da operatori sanitari?
Io non ho dubbi, se mia figlia Alice divenisse tossicodipendente (e non sara' certo l'assenza di stanze del buco che glielo impedira'), vorrei che si bucasse sotto supervisione medica. Vorrei ed esigerei dal mio Stato -a tutela della salute dei suoi amministrati- una politica di riduzione del danno che consideri la tossicodipendenza una patologia da curare e non un crimine.
Lasciamo che i bioetici di Stato continuino a chiedersi se la tossicodipendenza e' patologia o scelta personale, come fa oggi sul quotidiano "Il Messaggero" il sempre sorprendente Francesco D'Agostino.I tossicodipendenti non possono attendere la conclusione di esercizi accademici, che come tali possono non trovare mai soluzione.
Il compito della politica e' altro, ovvero quello di amministrare una realta' in cui
molti tossicodipendenti muoiono per le condizioni in cui si bucano. Aiutiamoli ad uscire dalla dipendenza, e fino a quando questo non sara', aiutiamoli a farsi il minor male possibile.
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