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Americhe. Libero mercato contro il narcotraffico
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Articolo di Donatella Poretti
21 marzo 2002 20:39
 
A fronte degli sforzi fatti dai Paesi andini per combattere la produzione delle coltivazioni di droga nei propri territori, sembra non corrispondere l'apertura dei mercati Usa, come da accordi. Almeno per ora. E questo nonostante che il presidente Usa, George W. Bush, sia non solo favorevole, ma abbia anche per certi versi promesso un trattamento particolare per i prodotti e le merci di quei Paesi che abbiamo dimostrato il proprio impegno nella lotta alla droga.
"Siamo abituati a vedere il presidente Bush come l'uomo piu' potente del mondo, tuttavia l'uomo piu' potente del mondo al Senato e' governato dall'opposizione", ha detto ieri il presidente boliviano, Jorge Quiroga, prima di partire per il Peru', facendo prima tappa in Messico al vertice di Monterrey dell'Onu. "Per quanto sia potente un presidente degli Stati Uniti, in una democrazia come quella, e' al Senato che si prendono le decisioni", ha aggiunto Quiroga.
Sara' infatti a Lima che si riuniranno sabato i capi di Stato di Bolivia, Colombia, Peru' e Ecuador con il presidente statunitense per un vertice in cui erano state riposte molte speranze. "Il tema essenziale, assolutamente tale per noi, e' quello del mercato. Quello che cerca il presidente Quiroga sono i mercati e su quello lavoreremo", aveva precisato il ministro boliviano José Luis Lupo.
L'Atpa, ovvero la Legge di Preferenza Commerciale Andina, e' scaduta nel dicembre del 2001, dopo essere stata in vigore 10 anni a seguito degli accordi del vertice antidroga di Cartagena de Indias, Colombia, e di San Antonio, Texas, Usa. La legge liberava da tasse doganali sei mila prodotti provenienti da Bolivia, Colombia, Ecuador e Peru'. Martedi' scorso la legge, presentata da Bush, e' stata bloccata al Senato Usa dai democratici, grazie anche alle pressioni interne, soprattutto delle industrie tessili statunitensi, che trovavano dei concorrenti agguerriti dei Paesi andini. Fino ad aprile non se puo' riparlare, ma a meta' maggio iniziera' la campagna elettorale statunitense e, da quella data in poi, tutto si complichera' molto.
Se il mercato statunitense risulta percio' di difficile accesso, quello europeo e' per certi versi ancora piu' irraggiungibile. Il protezionismo europeo nei prodotti agricoli e la normativa antidumping (con l'imposizione di dazi per le merci che fanno concorrenza a quelle prodotte nel mercato dei Paesi aderenti all'Ue), impedisce pressocche' l'ingresso di quelle coltivazioni alternative a parole tanto auspicate e promosse dagli organismi internazionali, Nazioni Unite in testa.
In America Latina l'economia e' cresciuta molto lentamente nell'anno appena concluso, appena dello 0,5% secondo la Commissione Economica per l'America Latina, dopo la favorevole crescita del 2000 del 4,1%. Mentre lo stesso organismo dell'Onu prevede che quest'anno non crescera' piu' dell'1%. D'altro canto la Banca Mondiale valuta che un terzo dei 500 milioni di latinoamericani e' povero.
A fronte di questi numeri percio' le grandi aspettative riposte nel vertice di Lima sono rimaste orfane dell'aspetto commerciale. Il presidente statunitense non puo' presentarsi a Lima forte della legge approvata per chiedere ulteriori sforzi ai Paesi produttori di droga, e in un'intervista rilasciata al quotidiano peruviano El Comercio ribadisce comunque il suo impegno in questa direzione: "sono molto interessato ad aprire i mercati degli Stati Uniti". Ma all'interesse dovranno seguire i fatti.
Le piantagioni di coca negli ultimi cinque anni nei Paesi andini si sono semplicemente spostate, ma in numeri assoluti sono pressocche' rimaste invariate. Dal Peru' e dalla Bolivia si sono trasferite in Colombia. Mentre ora si temono ritorni ai Paesi d'origine. Le coltivazioni alternative se non hanno strade su cui viaggiare e mercati su cui vendere non potranno che dimostrare tutto il loro fallimento. Una bella idea, senza gambe. Al campesinos andino piantare banane o caffe' al posto della coca puo' andare bene, ma ha solo bisogno di un acquirente per le sue merci. Il narcotraffico e' sempre pronto all'acquisto, ingegnandosi a raggiungere i posti piu' inaccessibili, violando le leggi e rischiando la vita. E i cosiddetti Paesi ricchi cosa sono disposti a fare per comprare le banane e il caffe' prodotti nelle Ande al posto della coca? Il protezionismo delle industrie nazionali e la chiusura dei mercati non puo' far altro che favorire e incentivare i campesinos a ritornare a seminare coca, qualcuno che gliela compra lo troveranno sempre.
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