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Appello alla mobilitazione contro il cosiddetto Decreto Sicurezza che uccide la libertà di manifestare il dissenso
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Articolo di Annapaola Laldi
10 dicembre 2024 16:51
 
Sul Disegno di Legge (DDL) denominato “Sicurezza” ho già messo in rete, il 26 ottobre scorso, il convincimento del magistrato protestante, adesso in pensione, Marco Bouchard con il titolo “resistenza passiva come reato d’opinione” .
Bouchard definisce questo DDL “una legge insicura che colpevolizza le fasce più deboli della società”. Esso poggia sulla convinzione che l’inasprimento delle pene faccia calare i reati, ma “il rischio, legato alla riduzione dello stato sociale, è che chi è ai margini si trovi sempre più escluso”.
 Oggi torno sull’argomento grazie a una sollecitazione dell’Associazione “A  BUON DIRITTO”  che ha promosso per sabato 14 dicembre, a Roma, una manifestazione nazionale contro questo DDL con appuntamento alle 14:30 a Piazzale del Verano. Lo scopo della mobilitazione è quello di scongiurare che questo DDL diventi Legge dello Stato con tutte le sue nefaste conseguenze sui nostri diritti di manifestazione concreta del pensiero (proteste, cortei, sit in, eccetera), che si manifestano come attentati al nostro dettato costituzionale, compreso il diritto, sancito dall’art. 27 C. che afferma che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. 
Riporto dunque il testo dell’appello dell’associazione “A BUON DIRITTO”, come mi è arrivato per mail. Le sottolineature (grassetto) sono nel testo originale:

Il DDL cosiddetto "sicurezza" approvato alla Camera a settembre rischia di essere approvato presto anche al Senato. Il DDL è un attacco ai principi di uguaglianza previsti dalla nostra Costituzione e un'involuzione gravissima del nostro sistema di garanzie; è allarmante e preoccupante, per la logica repressiva e securitaria che esprime e per la pericolosa deriva di natura autoritaria che porta avanti.
Tra le norme previste ci sono pene più severe per chi manifesta, per chi blocca le strade, per chi occupa immobili, provvedimenti che puntano a sedare sul nascere le proteste in carcere e all’interno dei Cpr, maggiori poteri e tutele per le forze di polizia, stretta sulla cannabis legale. 

Il DDL colpisce il diritto a esprimere il dissenso e il diritto alla protesta. Regala ampi spazi di discrezionalità alle forze di polizia, introduce nuovi reati e aumenta pene per reati già esistenti accanendosi su chi si oppone a un sistema diseguale e ingiusto e su fasce della popolazione già marginalizzate ed escluse: persone in movimento e straniere, detenuti e detenute, studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici che scioperano, persone che non hanno una casa, attiviste e attivisti per il clima, cittadini e cittadine che sui territori protestano contro la costruzione di grandi opere.
Risponde con il carcere e la punizione a questioni sociali complesse che meriterebbero invece misure di welfare, investimenti pubblici su istruzione, sanità, politiche abitative, politiche di cittadinanza, in un paese in cui le carceri scoppiano e il tasso di sovraffollamento e di suicidi è di nuovo il più alto da molto tempo a questa parte
Gravissimo l'articolo che riguarda l'introduzione della denuncia per rivolta in carcere e nei Cpr, applicabile anche nei casi di protesta non violenta, spesso utilizzata dai detenuti come unica forma di espressione del dissenso contro le condizioni inumane e degradanti a cui sono sottoposti. 
Ma anche l'articolo che mira a punire i manifestanti che bloccano le strade o le ferrovie, e che trasforma quello che oggi è un illecito amministrativo in illecito penale, e quello che introduce il reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui.

Vengono inoltre previste norme che mascherano intenti discriminatori, come quella che prevede il carcere per le donne in stato di gravidanza, chiaramente finalizzata a reprimere un particolare gruppo sociale che è quello delle donne rom.
Ma anche norme inutilmente afflittive, come quella sull'impossibilità di vendere schede Sim e registrare contatti telefonici per le persone che non dispongono di un permesso di soggiorno, privando chi è già sul territorio italiano dell'unico strumento a disposizione per rimanere in contatto con la propria rete di affetti e con i propri avvocati.

Il DDL è stato nominato "sicurezza" ma tutto porta avanti tranne che azioni volte a garantire davvero sicurezza sociale. La sicurezza non si ottiene incarcerando madri con bambini o impedendo a chi si trova in un Cpr di attuare atti di resistenza non violenta per denunciare le condizioni inumane e degradanti in cui si trova.

Sicurezza è avere un tetto sopra la testa, un reddito garantito e decente, la possibilità di girare per le strade non sentendosi in pericolo e non venendo discriminati per chi si è, potersi spostarsi senza morire in mare. Sicurezza è potersi curare e poterlo fare nel settore pubblico senza dover aspettare anni, sicurezza è non dover morire sul lavoro e non doversi ammalare nelle città e nei territori in cui si è nate perché inquinati.

Davanti a un attacco così pericoloso per il nostro sistema dei diritti e a uno stravolgimento di senso e di valori così pesante occorre mobilitarsi tutte e tutti in ogni sede.


 
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