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 ARGENTINA - ARGENTINA - In Argentina arriva il tutore degli embrioni congelati nominato dal tribunale
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Articolo di Donatella Poretti
7 luglio 2005 17:20
 
Solo nella citta' di Buenos Aires e nei suoi 9 centri sono 1.300 gli embrioni congelati in attesa di essere impiantati in utero, o di un destino legale ancora tutto da decidere. Non esiste alcuna legge che regolamenti una pratica realizzata da piu' di 20 anni, e gli istituti per essere abilitati necessitano degli stessi requisiti di qualsiasi clinica medica, mentre il ministero della Sanita' realizza gli stessi controlli senza entrare nel merito degli specifici trattamenti. Gli istituti devono essere pero' accreditati dalla Red Latinoamericana de Reproduccion Asistida e dalla Sociedad Argentina de Medicina Reproductiva.
Nel 1993 arrivo' in tribunale una denuncia per chiedere che gli embrioni congelati non potessero essere ne' danneggiati, ne' utilizzati in sperimentazioni di laboratorio. Due anni piu' tardi una sentenza stabili' che dovevano essere notificati alla Giustizia tutti gli interventi di fecondazione assistita. Gli istituti fecero appello. Cio' che era stato stabilito in quella sentenza era che gli ovuli fecondati sono persone con dei diritti, e l'avvocato Ricardo Rabinovich chiese misure per tutelare gli embrioni congelati: la Giustizia doveva garantire "l'integrita' fisica e spirituale e i diritti personalissimi di questi incapaci assoluti".
In seguito all'appello dei centri di fecondazione il caso giunse alla Camara de Apelaciones en lo Civil che nel 1999 emise una sentenza che non e' mai stata rispettata. Dopo un'analisi delle leggi degli altri Paesi e delle varie posizioni, si arrivo' a concludere che l'ovulo fecondato era una persona. Nella sentenza si stabili' che la Secretaria de Salud di Buenos Aires dovesse prevedere un censimento degli embrioni congelati e dei loro genitori. Si proibi', inoltre, la distruzione o la sperimentazione con gli embrioni e si dispose che ogni volta che doveva essere deciso qualcosa rispetto ad un ovulo che non fosse di impiantarlo nell'utero della madre, doveva esserci una decisione in aula con un giudice civile e un difensore dell'embrione. L'esempio e' quello di una madre che ha fatto il trattamento di fertilizzazione e che non desidera avere altri figli ed ha degli embrioni congelati che vorrebbe donare ad un'altra donna. Nella sentenza venne anche precisata la necessita' di avere una legge per regolamentare la materia, sollecitazione inviata sia al ministero della Giustizia che a quello della Sanita'.
Il censimento degli embrioni e dei genitori non e' mai stato fatto. perche' gli istituti hanno replicato che cosi' verrebbe violata la privacy dei loro pazienti. Ma venne istituita in compenso la figura dell'avvocato degli embrioni congelati nella persona dell'avv. Ricardo Rabinovich, scelto cosi' come tutore. La misura suscito' le ire dei genitori, che si sono visti estromessi dalle decisioni. "Non possono tutelarli loro, perche' sono stati loro a congelarli. Hanno interessi contrapposti", replica l'avvocato tutore. Ad intervenire nel dibattito anche Silvia Dascal, difensore dei minori e incapaci, che chiese di escludere come parte in causa gli istituti per la fecondazione.

Roberto Arribere, avvocato di Fecunditas, ripete che nel suo centro si lavora con pre-embrioni e non con embrioni, per cui non si possono considerare persone, ma vita umana. "Se lo Stato avesse avuto il controllo, avrebbe dovuto fare una legge", spetta percio' alla coppia decidere il destino dei pre-embrioni: usarli per avere altri figli, donarli a terzi, cederli alla ricerca scientifica o distruggerli. "Il criterio dei centri, in linea generale, e' quello di non distruggerli", aggiunge l'avvocato in linea con gli altri centri di Buenos Aires.
"Il 6% dei coniugi che hanno lasciato i loro embrioni congelati non risponde quando li chiamiamo affinche' decidano, oppure si sono separati. Generalmente il criterio che seguiamo e' quello di conservarli, anche se i genitori non li reclamano", spiega Guillermo Marconi, specialista in fecondazione assistita dell'Instituto de Ginecologia y Fertilidad de Buenos Aires.
Il dottor Sergio Pasqualini, di Halitus, e' riuscito a far nascere un figlio ad una donna di 42 anni grazie alla donazione di un embrione congelato da nove anni, e chiede una legge che "non deve essere restrittiva e che non pregiudichi le coppie che non possono avere figli". "L'embrione non e' un bebe', non e' una persona, perche' la maggioparte non finisce con il diventare una persona. Di dieci embrioni, e' probabile che solo uno diventi un bambino". "La Chiesa e' contraria alla fecondazione assistita e vuole renderla minima per quanto sia possibile", aggiunge Pasqualini.
Il tutore, l'avvocato Rabinovich, replica facendo intravedere ben altri interessi: "intorno a tutto questo c'e'un grande affare".

In dieci anni sentenze e appelli, ma anche progetti di legge, ben 26 per regolamentare la fecondazione assistita, 4 sono in fase di dibattito: due alla Camera dei Deputati (di Graciela Camaño e Silvia Martinez) e due al Senato (di e Beller y Nancy Avelin). Anche la Sociedad Argentina de Medicina Reproductiva ha una sua proposta, la piu' permissiva. Si prevede l'accesso alle tecniche di fecondazione assistita a chiunque purche' maggiorenne, e stabilisce un tetto massimo di 5 anni per congelare gli embrioni. Ammessa la ricerca con fini diagnostici e terapeutici sugli embrioni e la possibilita' di conoscere l'identita' biologica in caso di persone nate con tecniche di eterologa, o comunque di donazione di gameti.

Il maggior quotidiano argentino, La Nacion, ha dedicato uno speciale nella sua edizione di domenica 26 giugno e sente alcune delle donne e delle famiglie "indignate" per la decisione del tribunale di avere nominato un tutore per i loro embrioni congelati. Cosi' Marcela, assistente sociale, ricorda come la sentenza sia arrivata senza che lei e suo marito ne sapessero nulla, senza percio' la possibilita' di potersi presentare in giudizio. Ha cinque embrioni congelati in una clinica e dice "ora il dilemma e' reale: staranno con me o verranno donati secondo una decisione che prenderemo con mio marito e non per la decisione di un'altra persona". "Questa sentenza e' una barbarita'. Nessuno ci ha consultato; altrimenti avremmo preso un avvocato per rappresentarci".
Mabel, invece, ha un solo embrione congelato, ma dice che lo Stato dovrebbe preoccuparsi per la denutrizione e per i malati di Aids e non per gli embrioni congelati. Per otto anni ha cercato di restare incinta peregrinando per ospedali pubblici, poi ha fatto un trattamento in una clinica privata. "Sapevamo che non c'era una legislazione, ma questo fa parte di una decisione intima e individuale di ciascuno. Ora ci vogliono imporre una persona come tutore e senza nessuna spiegazione. E' una follia!". "E' un atteggiamento fascista, fondamentalista, che la Giustizia agisca cosi' su di noi", "non mi parlarono della possibilita' della donazione, ma io sono disposta a darlo all'istituto se e' per fare una ricerca scientifica, perche' e' l'unica maniera che puo' far andare avanti la medicina". La donna ritiene "debba esserci una legge, ma discutendo la materia, consultando tutti, mentre ora lo Stato dovrebbe preoccuparsi di altri problemi come del fatto che esista un sistema sanitario, invece di mettersi contro di noi".

Nello speciale del quotidiano argentino un articolo a parte viene dedicato alla legge spagnola, definita una legge progressista e liberale. Speriamo che sia di buon auspicio come modello per l'Argentina, a cui non auguriamo invece di guardare ai cugini italiani, senza legge per tanto tempo e poi con la legge 40/2004. Un divieto piu' che una serie di regole.
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