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Argentina. Inadi sul consumo di droghe: sanzione uguale discriminazione
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Articolo di Rosa a Marca
30 maggio 2008 7:30
 
Giorni fa, la Corte di Cassazione di Buenos Aires ha stabilito in una sentenza che il possesso di droghe per uso personale e' "un'azione protetta dal diritto alla riservatezza". Decidendo in quel modo, i magistrati della Sezione I si sono posti in netto contrasto con un'altra sezione della stessa corte, la quale, alla fine del 2007 ha usato un criterio molto piu' restrittivo per valutare un caso simile. La disparita' di giudizio ha gia' indotto il ministero della Giustizia a chiedere che si trovi un criterio unico da far applicare a tutti i giudici della provincia. La Sezione I si aggiunge ad altri tribunali che hanno dichiarato "incostituzionale" l'articolo 14 della Legge 23.737, la quale punisce il reato di possesso per "uso personale" con pene che vanno da un mese a due anni di carcere. Nel caso in esame si trattava di un giovane fermato per strada con 0,4 grammi di marijuana. Dopo aver puntualizzato che il possesso di quella quantita' di droga "non causa rischio o danno concreto alla salute pubblica", i magistrati hanno sostenuto che "il quantum sequestrato rivela in tutta evidenza la motivazione del possessore", ossia il consumo personale.

Il ministro della Giustizia, Anibal Fernandez, ha spiegato in piu' occasioni che la futura legge, cui sta lavorando il Governo nazionale, operera' a favore di chi e' detenuto per consumo di droghe e non per i narcotrafficanti che "portano la spazzatura" e restano in liberta'. L'iniziativa ufficiale punta a riformare la Legge 23.737 che sanziona appunto il possesso di stupefacenti, non importa se per consumo personale o per spaccio. Prima di formalizzare il progetto s'aspetta di valutare i risultati di un'indagine sulle abitudini di consumo di marijuana e cocaina, affidata a medici, avvocati e giudici.

"Durante la dittatura la tossicodipendenza era abbinata alla sovversione. In altri momenti storici c'e' stato il paradigma del drogato come malato da chiudere tra le quattro mura. Il terzo paradigma, quello imposto dagli Stati Uniti e che ha modificato la legge del nostro Paese, associa il drogato con il reato. In questo modo, gli Stati Uniti hanno criminalizzato gli afroamericani e i latinos. La prova piu' evidente e' che la normativa doveva servire a ridurre il consumo e sradicare il narcotraffico e non ha ottenuto nessuna di queste cose", ha spiegato a Clarin la presidente dell'Instituto Nacional contra la Discriminacion (INADI), Maria Jose' Lubertino.

Nelle Recomandacion General dell'INADI si sostiene che l'attuale regime penale sugli stupefacenti (Legge 23.737) muove la mano punitiva dello Stato contro i consumatori e i tossicodipendenti, quando invece dovrebbero essere assistiti dal sistema sanitario e non gestiti da quello giudiziario. La raccomandazione e' stata inviata al parlamento nazionale affinche' vari una legge che depenalizzi l'uso personale di droghe. E' stata inviata anche al potere giudiziario e ai ministeri della Sanita' delle 24 giurisdizioni dello Stato.

INADI chiede la depenalizzazione del possesso di droghe per uso personale poiche', assicura, la sanzione porta alla discriminazione. La premessa che fa INADI si basa, in parte, sui risultati ottenuti dalla stesura di una mappa argentina della discriminazione. Uno studio comparativo, realizzato tra dicembre 2006 e novembre 2007, che ha individuato i pregiudizi, le opinioni e le attitudini xenofobe e discriminatorie della societa' argentina. Secondo questo studio, il 42,9% degli argentini crede che la maggioranza dei tossicodipendenti siano dei delinquenti; un'opinione che oscilla tra due estremi: il 62,3% degli intervistati della provincia di Salta e il 26,8% a Buenos Aires.
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