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Argentina. L'opinione del direttore dell'Instituto de Prevencion de la Drogadependencia
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Articolo di Juan Alberto Yarìa
1 agosto 2007 13:17
 
Da settori legislativi, organizzazioni non governative e da alcuni settori pubblici in ambito esecutivo e giudiziario viene la richiesta di diverse misure che, se fossero realizzate, muterebbero enormemente la politica delle droghe in Argentina. Se ne distinguono tre con chiarezza: a) depenalizzazione del possesso per consumo personale di una certa quantita' non punibile, cosi' come misure che limitino l'assistenza al consenso del paziente, restringendo le forme educative e assistenziali attuali; b) medicalizzazione della marijuana, con vendita in farmacia per il trattamento di talune malattie terminali; c) promozione della distribuzione di siringhe e preservativi in ambito della cosiddetta strategia di riduzione del danno o dei rischi, nel tentativo d'abbassare l'incidenza delle infezioni da Hiv, epatite o di altre malattie ancora. Molti di coloro che difendono la depenalizzazione la vedono come una fase intermedia alla legalizzazione delle droghe, e per questo l'Argentina dovrebbe denunciare le convenzioni con gli organismi internazionali in cui figurano tutti i Paesi del mondo.
STRATEGIA
E' illuminante che nessuno dei fautori di questi programmi menzioni una strategia globale di lotta preventiva. Oggi sappiamo che nessuna di queste misure serve, se non c'e' una politica di campagne pubbliche sui danni dell'alcol e delle droghe, la formazione di insegnanti, genitori, leader comunitari, equipe sanitarie, e senza formare una rete di centri d'assistenza in tutti i quartieri dei grandi centri urbani. E' che lavorare a un programma preventivo assistenziale con grande partecipazione della comunita' svilupperebbe una cultura della qualita' della vita e contrasterebbe il consumo di droghe e l'alcolismo. Tutto l'opposto di quello che oggi promuovono culturalmente certi settori: la tolleranza sociale verso il consumo. Questa tolleranza e' una delle basi dell'epidemia, e in alcuni luoghi della pandemia, in cui viviamo. Riguardo alla legge sulle droghe oggi in vigore, molte sono le critiche che si possono fare, specialmente nella sua applicazione: perche' a pochi metri da dove risiedono le strutture di controllo si distribuisce droga in eventi pubblici e spettacoli?; perche' cadono solo "porreros"?; esiste la lotta alla criminalita' organizzata? Temo proprio che se non si adottano misure di una politica di prevenzione della domanda (genitori, scuole, centri sanitari, istituzioni sociali) e di controllo dell'offerta (misure efficaci per limitare la quantita' di droghe e d'alcol in circolazione), le misure attuali faranno aumentare i punti dell'offerta e le quantita' in circolazione. Ossia, l'epidemia aumentera'. Una politica comunitaria frontale di prevenzione genera rapidamente due effetti di ampia portata sanitaria: l'individuazione precoce (i genitori e la societa' in generale scoprono il processo di deterioramento quando e' gia' iniziato il consumo) e la promozione della salute. In pochi anni s'abbasserebbe il consumo globale e l'ingresso di nuove popolazioni a contatto con gli stupefacenti. Per di piu', riguardo alla depenalizzazione, si porta come esempio l'Olanda (depenalizza fino a 5 grammi di marijuana e punisce una quantita' superiore), che ha il piu' alto indice di contatto dei minorenni con le droghe in Europa, e s'ignora l'estremo opposto, rappresentato dalla Svezia, che ha ottenuto successi straordinari prevenendo l'offerta e la domanda.
La marjiuana terapeutica non resiste a nessuna analisi, a meno che non si desideri indurre la tolleranza sociale verso l'uso e l'abuso di questa sostanza. Recentemente (giugno 2003) la Societa' di Neurologia e Psichiatria del Cile ha prodotto un documento con cui mostra gli errori di quel concetto: non esistono risultati evidenti degli effetti terapeutici della marijuana e anche l'effetto antiemetico (contro il vomito) e' largamente superato da altre sostanze farmacologiche che non provocano effetti secondari: sindrome amotivazionale, disturbi cerebrali, allucinazioni, ecc. Gli argomenti sono molti e questi sono solo alcuni. Negli Stati Uniti c'e' un rifiuto nei confronti della politica di alcuni Stati riguardo alla marijuana terapeutica; per esempio a Oakland (California) i cittadini si lamentano dei danni alla salute pubblica causati dall'apertura massiccia di punti vendita, accompagnata da un aumento del narcotraffico in quelle zone.
SERIETA'
Da ultimo, la riduzione del danno mediante la distribuzione di siringhe e profilattici per prevenire le malattie trasmissibili e' utile all'interno di un programma globale che includa un lavoro preventivo e assistenziale. Cosi' avviene in tutti i Paesi dove si lavora seriamente, inclusa la formazione degli operatori sanitari perche' possano lavorare nelle zone critiche. Il problema delle droghe non lo si puo' minimizzare o ridurre a un'unica causa. Credo che se dovesse prevalere l'impostazione riduzionista e semplicistica ci sara' piu' epidemia.
(La Prensa, 30-07-2007, trad. di Rosa a Marca)
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