Per tre giorni si sono confrontati Governo e 'cocaleros' nel cosiddetto 'Vertice sulla coca e lo sviluppo alternativo' organizzato a Cochabamba con la mediazione della Chiesa cattolica, della 'Defensoría del pueblo' (ufficio governativo per i diritti civili) e dell'Assemblea nazionale per i diritti umani; per cinque giorni c'e' stata una tregua nelle eradicazioni forzate delle piantagioni di coca illegale, ma tutto e' finito in nulla di fatto.
Cosi' se gia' da oggi il Governo riparte con la distruzione delle piantagioni di coca, i 'cocaleros' sono di nuovo sul piede di guerra. In 200 hanno lasciato Cochabamba al grido di "coca o morte!" e "guerra contro il Governo!".
In cambio della rinuncia a coltivare coca, le istituzioni avevano ancora una volta promesso una somma di denaro a chi sarebbe passato alle colture alternative, come ananas, banana, maracuya o palmito, circa 500 bolivianos (73,6 Usd) mensili a famiglia per un periodo di 15 mesi. A questo si sarebbe aggiunta la creazione di un Fondo per la stabilizzazione dei prezzi dei prodotti alternativi. Le trattative si sono pero' rotte sulla richiesta di una proroga della sospensione delle eradicazioni di coca da parte dei 'cocaleros' e rigettata dal Governo.
Contemporaneamente, ad appesantire il clima gia' teso, sono arrivate anche le dichiarazioni del generale Victor Hugo Garcia: "la protesta degli indios boliviani ha oggi le condizioni adatte per associarsi con un movimento terrorista". Per Garcia il passato, sia di Evo Morales, deputato e leader dei 'cocaleros', che di Felipe Quispe Huanca, detto El Mallku, leader dei contadini dell'altopiano di La Paz, indica i due quali potenziali capi di questo eventuale terrorismo.