In un documento datato 15 novembre e indirizzato all'ambasciatore Usa in Bolivia, Manuel Rocha, alcuni congressisti Usa hanno espresso allarme e preoccupazione per l'eccessiva violenza e gli elevati costi umani rispetto agli ultimi avvenimenti in Chapare.
La Red Andina de Información, organizzazione non governativa che studia l'impatto dei programmi antidroga con particolare attenzione ai diritti umani, ha commentato che "questo documento e' molto importante, per la prima volta con un atto congiunto, dei congressisti riconoscono che il finanziamento nordamericano ha acutizzato il conflitto del tropico del Cochabamba, e che le frequenti violazioni dei diritti umani non sono adeguatamente indagate".
I congressisti chiedono di poter valutare i risultati delle coltivazioni alternative, visto che secondo le informazioni in loro possesso, queste non hanno avuto lo stesso ritmo delle eradicazioni: "solo una parte delle famiglie nella regione del Chapare ha ricevuto assistenza per i raccolti alternativi, lasciando migliaia di famiglie senza nessuna fonte di sostentamento, una volta che gli e' stata distrutta la sua coltivazione di coca". In pratica la richiesta e' quella di vincolare i finanziamenti Usa al Plan Dignitad di sviluppo del Governo boliviano, cosi' pure i finanziamenti militari che dovranno dipendere dal rispetto dei diritti umani.
Nel frattempo nessuna schiarita tra le parti in campo, prosegue il braccio di ferro tra il Governo, con le forze di sicurezza e i militari da una parte, e i coltivatori di coca dall'altra, ora forti anche dell'appoggio dei 'campesinos' dell'altopiano de La Paz, guidati da Felipe Quispe, detto 'El Mallku'. Evo Morales, deputato e leader dei cocaleros non recede dalla posizione di poter continuare nella coltivazione della porzione di coca a famiglia: "o cato de coca, o muerte".
Dopo le vittime tra i contadini, ieri e' rimasto ferito un capitano dell'esercito. Ma la situazione si e' fatta ancora piu' drammatica con la denuncia di Helen Hayes, presidente della Commissione per i diritti umani della Camera boliviana: almeno trenta donne sarebbero state stuprate da agenti e soldati nel Chapare. "Le donne non vogliono denunciare ufficialmente le violenze di cui sono state vittime per paura di rappresaglie e per vergogna nei confronti dei loro concittadini e compagni", ma la Hayes aggiunge che la Commissione ha potuto verificare che le violenze nella regione sono state commesse "non solo sulle donne, ma anche su bambini ed anziani".