Circa 3,2 miliardi di anni fa un gigantesco meteorite precipitò sulla Terra innescando una distruzione su scala mondiale.
Una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica "Proceedings of the National Academy of Sciences" (Usa) descrive le conseguenze dell'impatto di questo enorme pezzo di roccia.
"Nel nostro Pianeta non si era ancora formata alcuna forma di vita complessa e solo quella unicellulare era presente sotto forma di batteri e archei (batteri antichi)", ha scritto la professoressa Nadja Drabon, assistente di Scienze della Terra e Planetarie nell'Università di Harvard (Uk). "Gli oceani probabilmente contenevano un po' di vita, ma non tanto quanto oggi, in parte a causa della mancanza di sostanze nutritive."
A quel tempo, la Terra era una sorta di mondo acquatico, con una emersione limitata di vulcani e rocce continentali. Non c'era essenzialmente ossigeno gassoso nell'atmosfera e negli oceani.
"L'impatto è probabilmente avvenuto nell'oceano, provocando uno tsunami che spazzò il globo terracqueo, sollevando il fondo del mare e inondando le coste", scrive la professoressa Drabon.
Gran parte dell'energia dell'impatto si trasformò in calore e l'atmosfera cominciò a riscaldarsi così tanto che lo strato superiore degli oceani iniziò a bollire ed evaporare e la nube di acqua e terra causò l'oscurità del cielo danneggiando i microorganismi delle acque superficiali.
La vita negli oceani più profondi e gli organismi ipertermofili (resistenti a temperature di 100 gradi centigradi) furono i meno danneggiati.
L'erosione contribuì a sbriciolare le coste e a favorire il rilascio del fosforo e del ferro dal meteorite. Le analisi di laboratorio hanno mostrato un picco nella presenza di organismi unicellulari che si nutrono di ferro e fosforo subito dopo l'impatto.
Ci vollero alcuni decenni perché la coltre si depositasse e l'atmosfera si raffreddasse abbastanza da permettere al vapore acqueo di tornare nell'oceano.
Ma la vita resistette. Il fosforo e il ferro, contenuti nella massa spaziale, svolsero la funzione "fertilizzante" per i batteri e gli altri organismi unicellulari che dominavano la Terra. Il fosforo, infatti, è un nutriente per i microbi, cruciale per le molecole ai fini della conservazione e la trasmissione delle informazioni genetiche. Lo tsunami aveva, inoltre, mescolato le acque profonde, ricche di ferro, con quelle superficiali, creando un ambiente ideale per molti tipi di microbi perché il ferro fornisce loro una fonte di energia.
Quel che rimase di vitale si riprese rapidamente una volta che le condizioni tornarono alla normalità. "La prima fase della vita è stata resiliente di fronte a un impatto gigantesco", conferma la professoressa Drabon.
Le nuove scoperte potrebbero cambiare il modo in cui gli scienziati si approcciano a comprendere come la Terra e la sua vita nascente risposero al bombardamento delle rocce spaziali non molto tempo dopo la formazione del Pianeta.
(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 5 Novembre 2024)
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