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Brasile. La guerra civile di Rio de Janeiro
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Articolo di Donatella Poretti
4 maggio 2003 20:29
 
"La guerra civile che devasta Rio da due decenni inverte i valori e capovolge la logica. Gli agenti della Polizia Militare nascondono le proprie divise quando escono dalle caserme per non venire ammazzati dai criminali, mentre i reporter vestono con giubbotti antiproiettili e usano auto blindate per andare nei quartieri periferici. I poliziotti sono gli obbiettivi degli attentati, i periti lavorano con la scorta e i detenuti stabiliscono chi vivra', chi morira' e chi dovra' essere cacciato dalle favelas.
Dietro questo spettacolo, si aggira la morte, trasformata in uno spettacolo banale. Come i tifosi delle squadre di calcio i gruppi criminali si disputano il territorio in nome di sigle temute da tutti, come il CV, ADA e il TC
(Comando Vermelho, Amigos dos Amigos e Terceiro Comando, ndr). La differenza e' che, invece delle bandiere, questi tifosi caricano i fucili e lanciano le granate. Invece delle feste, promuovono massacri".

Inizia cosi' lo speciale che il quotidiano di Porto Alegre, "Zero Hora" dedica alla situazione di Rio de Janeiro e che titola "Scene della guerra civile a Rio". Il reportage parte con una conversazione tra due membri di due gruppi avversari via radio trasmittenti, una specie di sfida ad un duello, con tanto di linguaggio in codice dove per "verme" si intende la polizia, "tre C" e' un appartenente del Terceiro Comando, ecc...
Un altro articolo e' dedicato ai giornalisti.
"Tutto il mondo sa che il reporter carioca non ha bisogno di uscire di casa per essere un corrispondente di guerra. La novita' e' che i giornalisti di Rio, per entrare nelle favelas, hanno iniziato ad usare dotazioni di sicurezza caratteristiche dei Paesi in conflitto". Il riferimento inoltre e' a quello che viene chiamato "Effetto Tim Lopes", il reporter di Tv Globo giustiziato lo scorso anno perche' era entrato in una favela per documentare i balli funk del narcotraffico. Auto blindate e giornalisti che sembrano militari. Al contrario dei militari che escono vestiti con jeans, magliette e scarpette da tennis per paura di essere individuati e uccisi.
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