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Brasile. Rio de Janeiro, da citta' meravigliosa a pericolosa?
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Articolo di Donatella Poretti
10 dicembre 2004 19:53
 
Un paio di articoli pubblicati dal quotidiano argentino La Nacion sono bastati per far esplodere un caso: e' davvero pericolosa Rio de Janeiro a causa della guerra tra i cartelli delle droghe che gestiscono il narcotraffico nelle favelas, oppure e' l'ennesima e strumentale "provocazione" mossa da interessi economici di un Paese spesso rivale, per evitare che gli argentini vadano in vacanza a Rio?
Sfiora l'incidente diplomatico la reazione suscitata da due articoli firmati dal corrispondente Luis Esnal.
Il primo uscito domenica sul "pericolo di essere turista a Rio de Janeiro", aggrediti e assaliti da narcotrafficanti, spiagge e avenidas sconsigliate, la descrizione degli hotel con i vetri antiproiettili, e poi una sorta di decalogo di suggerimenti utili, uno per tutti: non ostentare nulla al polso, meglio portare un orologio di plastica. O note a margine come: la spiaggia di notte e' illuminata, ma questo non significa che sia sicura.
Il secondo, pubblicato lunedi', raccontava del "narcotraffico come potere parallelo di Rio de Janeiro", l'assenza dello Stato e il suo rimpiazzo da parte dei narcos e una strategia della polizia che invece che combattere il problema ha finito con l'integrarsi. Quindi le cifre della violenza della "citta' meravigliosa": solo nel 2003 sono stati 3.470 gli omicidi denunciati, oltre 9 al giorno, e 80.506 i furti, quasi 10 all'ora. E solo il 7% e' il tasso di risoluzione degli omicidi. La descrizione delle tre fazioni in guerra: CT (Comando Vermelho), TC (Terceiro Comando) e ADA (Amigos de los Amigos). Il ricordo del "premio Far West", per i poliziotti negli anni Novanta: per ogni delinquente eliminato un premio in busta paga. Lo spaccio dentro le favelas, le boca de fumos, le armi per difenderle e le armi per conquistarle, le favelas piu' produttive. La Rocinha fattura 5 milioni di dollari al mese, una rendita che fa gola a molti. "Il finale della storia: violenza diffusa, caos e numeri di omicidi tipici di un Paese in guerra civile".
Il sindaco di Rio César Maia, replica secco: "i numeri (della violenza) della zona turistica di Rio de Janeiro sono migliori di quelli di Buenos Aires. Gli indici sono bassi e pari a quelli delle grandi citta' degli Stati Uniti e dell'Unione Europea". Il segretario al Turismo dello Stato di Rio, Sergio Ricardo de Almeida, prima precisa che questi non sono articoli che fa piacere leggere, ma poi ha aggiunge tranquillizzante che ogni anno la citta' di Rio accoglie 100 mila argentini e che il 100% della disponibilita' alberghiera e' gia' prenotata per le feste della fine dell'anno.
"E' evidente che nessuno viene a Rio a causa della violenza; quando viene, lo fa nonostante la violenza", e' la chiusura preoccupata di un articolo pubblicato sul quotidiano carioca O Globo, firmato dal giornalista e scrittore Zuenir Ventura.
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