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Brexit: ovvero delle emozioni e della irresponsabilità
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Articolo di Primo Mastrantoni
10 settembre 2019 11:31
 
 "Più un messaggio è puramente "razionale", meno è probabile che attivi i circuiti emotivi che presiedono al comportamento di voto", scrive lo psicologo e psichiatra americano Drew Westen, nel suo libro "La mente politica. Il ruolo delle emozioni nel destino di una nazione."
In politica, quando ragione ed emozione si scontrano, immancabilmente è l'emozione a uscirne vittoriosa, commenta Westen.

Il popolo britannico ha votato, a giugno 2016, per l'uscita del Regno Unito dalla Unione europea e il dato positivo di questo voto è relativo alla chiarezza dei ruoli: non si può essere metà dentro, metà fuori, ovvero, lamentarsi delle norme comunitarie, salvo acquisire i benefici dell'appartenenza ad un mercato unico, ma l'elemento fondamentale per il voto è stata l'emozione (l'orgoglio nazionalista, il problema degli immigrati, il lavoro sottratto ai britannici, la sanità relegata a una minoranza, ecc.), insomma, la paura, opportunamente sollecitata da politici irresponsabili.

David Cameron, il premier che aveva promosso il referendum, avrebbe dovuto portare a termine quanto deciso dal popolo, cioè avviare le procedure per la Brexit, invece si è dimesso. E' subentrata, Theresa May, e, dopo più di 3 anni di trattative ha abbandonato il campo per lasciare il premierato a Boris Johnson, che ha sospeso il Parlamento, vuole un referendum e le elezioni, oppure no.
E' l'irresponsabilità fatta governo.

I dati dei mercati finanziari sono solo un assaggio di quel che accadrà nei prossimi mesi. Ricordiamo che in borsa investono non solo gli speculatori ma anche i risparmiatori.

E' probabile che, in caso di Brexit totale, tra qualche tempo, il Regno Unito si limiterà all'Inghilterra e al Galles, senza Scozia e Irlanda del Nord.
Triste fine di un orgoglioso impero sul quale, parafrasando Carlo V, non tramontava mai il sole.
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