Sono anni ormai che di tanto in tanto riemerge in rete una “notizia” relativa ad un “imminente prelievo forzoso” sui conti correnti nell'ordine del 10%. Ci giungono domande al servizio Aduc Investire Informati nelle quali ci chiedono come poter portare legalmente i soldi all'estero per evitare questo prelievo che, secondo alcuni, sarebbe imminente a settembre o comunque entro fine anno.
Lo diciamo chiaro e tondo:
non esiste minimamente la possibilità che un tale prelievo venga fatto entro l'anno e riteniamo altissimamente improbabile che venga MAI fatto.
La “notizia-bufala” che gira recentemente sosterrebbe il Fondo Monetario Internazionale avrebbe ormai deciso questo provvedimento. Secondo alcune versioni della bufala sarebbe un provvedimento che riguarderebbe tutta l'Europa, secondo altre versioni, invece, sarebbe limitato all'Italia.
Chiunque abbia un minimo di cultura generale capisce che il Fondo Monetario Internazionale non ha alcun potere per decidere alcunché su questo tema e quindi non meriterebbe neppure approfondire la “notizia-bufala”. Ma se poi proprio si vuole approfondire ci si rende conto che lo stesso FMI si è preso la briga di scrivere una nota (risalente già ad ad Ottobre scorso) nella quale ha smentito di aver mai raccomandato una cosa del genere. L'equivoco è nato da un piccolo box pubblicato a pagina 49 della pubblicazione “Fiscal Monitor” del FMI (dell'ottobre 2013). Si tratta di una pubblicazione tecnica che è rivolta essenzialmente agli uffici studi. Non è in nessun modo una pubblicazione che possa prefigurare “imminenti decisioni” di nessun tipo. In questo box si diceva semplicemente che la situazione delle finanze pubbliche deteriorate di molti Paesi ha “ravvivato l'interesse” (testuale) per una patrimoniale sulla ricchezza privata e poi ha calcolato quanto servirebbe prelevare per riportare il debito ai livelli del 2007.
Quindi ci sentiamo di rassicurare tranquillamente chiunque. Non c'è nessun bisogno di portare i soldi all'estero se lo si fa solo per il timore di questa ipotesi che – lo ripetiamo – non è nel novero delle cose possibili né a breve, ma molto probabilmente neppure in futuro a meno che non accadano fatti ad oggi imprevedibili.
Visto che siamo in tema, aggiungiamo anche le ragioni per le quali riteniamo, a prescindere da come sia nata questa bufala, che un prelievo del 10% dai conti correnti sarebbe un suicidio sia economico che politico.
Sul piano politico è evidente che chiunque facesse una cosa del genere firmerebbe la sua dipartita dallo scenario politico. Che l'attuale Governo, guidato da un politico notoriamente particolarmente attento alla costruzione del consenso popolare, possa fare una scelta del genere è qualcosa che solo uno sprovveduto può pensare.
Sul piano economico, abbassare il rapporto Debito/Pil con un'operazione del genere è semplicemente pura follia poiché un provvedimento del genere implicherebbe una drastica diminuzione del PIL che farebbe peggiorare e non migliorare il rapporto Debito/PIL.
La realtà è che il contesto politico è significativamente cambiato rispetto al periodo buio nel quale regnava il folle dogma dell'austerità di stampo tedesco. Se, finalmente, sul piano monetario si è capito che la strada intrapresa era completamente sbagliata ancora non sono completamente maturi i tempi per comprendere che l'unico modo per uscire totalmente dalla crisi è il deficit-spending (che si può fare sia facendo investimenti produttivi, sia con significative riduzioni delle tasse, sia con una combinazione delle due cose).
Nel periodo più buio della così detta crisi del debito abbiamo scritto molto volte che noi non vedevamo nessuna ragione per il tanto temuto (allora) break up dell'Euro. Ciò perché in primo luogo il vero problema non è il debito pubblico, ma il governo della moneta. Secondariamente perché, dicevamo allora, la BCE ha tutti gli strumenti per evitare il break up e poiché il primo interesse diretto della BCE è quello di preservare sé stessa (e la BCE esiste solo fino a quando esiste l'Euro) non vi è alcun dubbio che l'Euro rimarrà. Il problema, allora, era il consenso politico affinché la BCE potesse fare determinate scelte. Passato un po' di tempo sono maturate le condizioni politiche e la BCE, di fatto, ha salvato l'Euro.
Oggi la situazione è simile. Quello che è necessario fare affinché la ripresa economica che sta ancora stentando si manifesti concretamente (e – sopratutto - sia in grado di creare posti di lavoro) è stranoto a chiunque si occupa di queste cose. L'unico modo è fare deficit, cioè mettere nelle tasche dei cittadini più soldi di quanto lo Stato prelievi. Questo innesca la ripresa, fa aumentare il PIL e, in ultima analisi, dopo un po' di tempo, fa diminuire il rapporto Debito/Pil. E' controintuitivo (come spesso lo è la macroeconomia) ma per ridurre il Debito/Pil bisogna fare debito.
Ad oggi, però, non ci sono ancora le condizioni politiche. Le condizioni politiche dipendono essenzialmente dalla “narrazione” del momento. Attualmente c'è ancora l'ossessione del debito, ma molto meno di quanto ci fosse alcuni trimestri fa. Il nostro debito pubblico attuale è peggiore di quello di qualche trimestre fa, ma – come si è visto – non succede niente di drammatico perché il problema è appunto come si governa la moneta ed i tassi d'interesse, non la quantità di debito che c'è (ovviamente entro un certo limite ed in rapporto con tanti altri dati macroeconomici).
A nostro avvisto le condizioni politiche stanno maturando affinché si possano fare anche gli ultimi passi, dopo aver impostato la politica monetaria verso una sostanziale espansione ed aver abbattuto l'irrazionale terrore dell'inflazione che hanno i tedeschi arriverà il tempo di abbattere l'irrazionale terrore verso le politiche di deficit spending. Le ultime elezioni europee hanno ridotto in maniera consistente le forze politiche pro-austerità, ma ciò che più conta è che – finalmente! - le conseguenze di queste folli politiche stanno iniziando a toccare anche la Germania in modo abbastanza visibile. Quando queste conseguenze inizieranno a toccare i cittadini tedeschi nel vivo, molto probabilmente inizierà a prendere piede una nuova narrazione. Forse servirà ancora qualche trimestre, ma alla fine i fatti sono più caparbi anche delle narrazioni. Per uscire da una crisi come quella in cui ci siamo cacciati servono politiche monetarie (che ormai sono state attuate e sono in corso di attuazione) e deficit spending. Gli USA sono usciti in questo modo (molti si sono scordati che non è stata solo la FED, ma l'enorme deficit di bilancio fatto dagli USA nel 2008/2009 ad innescare la ripresa che ha portato molti posti di lavoro negli anni successivi) ed è sempre stato così. Anche l'Europa, quando uscirà definitivamente, lo farà solo abbandonando definitivamente il folle dogma dell'austerità.
Tutto questo va nella direzione esattamente opposta alla bufala dell' “imminente prelievo forzoso” sui conti correnti che (siamo assolutamente certi) non avverrà quest'anno e non avverrà mai, a meno che non intervengano fatti totalmente nuovi e ad oggi totalmente imprevedibili.