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La caduta di biodiversità mette in pericolo la nostra alimentazione
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Articolo di Redazione
23 maggio 2019 9:29
 
Un milione di specie sono minacciate. E’ il risultato choc dell’ultimo rapporto degli esperti della Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBS). Il panda, la tigre o l’orso polare stanno probabilmente vivendo i loro ultimi giorni sul nostro Pianeta. La natura selvaggia è in pericolo. Ormai ne siamo tutti consapevoli.
Ma non siamo certamente ancora sensibili alla minaccia della perdita della biodiversità sulla nostra alimentazione. Lo scorso febbraio, l’Organizzazione delle nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha pubblicato in merito un inquietante rapporto. Che tratta delle piante e degli animali, selvaggi o di allevamento, fonte di cibo – per gli uomini quanto per gli animali – di combustibili o di fibre. Ma anche di tutti gli altri organismi, come gli insetti, i vermi di terra, i funghi, etc. che sostengono la produzione alimentare e mantengono la fertilità dei suoli, impollinando le piante o purificando le acque, per esempio.
“Meno biodiversità significa che le piante e gli animali sono più vulnerabili ai parassiti, alle malattie e ai mutamenti climatici”, dice Graziano da Silva, direttore generale della FAO. E questo stimola i coltivatori a ricorrere ai pesticidi o agli antibiotici. Rendendo ancora più fragili gli animali che sono su questi terreni. “Inoltre, la nostra dipendenza ad un numero decrescente di specie per nutrirci, la perdita crescente della biodiversità per alimentazione ed agricoltura mette in pericolo una sicurezza alimentare già fragile”.

Ci sono motivi per sperare in un cambiamento?
Su circa 6.000 specie di piante coltivate a fini alimentari, meno di 200 contribuiscono oggi in modo sostanziale alla produzione alimentare mondiale. Nove di esse rappresentano il 66% della produzione agricola totale! Alcuni sostengono che in un secolo, il 90% delle specie coltivate saranno scomparse. La caduta dell’impollinamento, le malattie, il riscaldamento climatico, ma anche un’agricoltura sempre più standardizzata.
La produzione animale mondiale è di 40 specie animali, di cui solo una piccola parte fornisce la gran parte della carne, del latte e delle uova. Su 7.745 razze di capi di allevamento locali individuati per Paese nel mondo, il 26% sono minacciate di estinzione. In quanto al pesce, più di un terzo è super-sfruttato e più della metà è ormai alla fine della propria resistenza. Le 17 principali località di pesca nel mondo sono super-sfruttate ben oltre i loro limiti di durata.

Un interesse crescente per le pratiche rispettose della biodiversità
Nell’ambito di queste cattive notizie, il rapporto della FAO nota tuttavia un interesse crescente per le pratiche rispettose della biodiversità: l’agricoltura biologica, la lotta integrata agli antiparassitari, la gestione durevole dei terreni o la preservazione delle foreste. Ma ci sono grandi sforzi da fare, principalmente nei confronti di coloro che poi decidono, ma anche verso gli scienziati sì da migliorare le conoscenze relative a questa biodiversità ed arrivare a metodi per meglio preservarla.

(articolo di Nathalie Mayer, pubblicato su Futura Planète del 22/05/2019)
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