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 CANADA - CANADA - Canada. La ricerca sugli embrioni e' pratica comune da tempo...
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Articolo di Cinzia Colosimo
30 ottobre 2003 19:09
 
Secondo le rivelazioni di un gruppo di esperti, la ricerca scientifica su embrioni umani, in Canada e' una pratica comune da molto tempo.
Francoise Baylis, eticista presso la Dalhousie University, in un'intervista ha dichiarato che le cliniche per la cura della sterilita' lavorano ordinariamente su embrioni umani per mantenere gli standard di qualita' e migliorare le tecniche di fecondazione in vitro.
I gruppi pro-life sono gia' pronti al contrattacco: nessuno ha mai reso nota questa situazione, e tantomeno ha voluto dibatterne prima pubblicamente. "E' un fatto che la ricerca sugli embrioni sia comune in questo Paese, anche perche' e' espressamente permessa sin dal 1987", spiega la Baylis, che sta per pubblicare uno studio sulla disponibilita' degli embrioni sovrannumerari in Canada.
Secondo la studiosa inoltre, e' una logica inconsistente quella che regola l'opposizione di alcuni deputati alla proposta di legge che e' stata depositata alla Camera dei Comuni. Costoro infatti, vorrebbero negare la possibilita' di studiare le cellule staminali embrionali, ma non si rendono conto che la ricerca sugli embrioni e' gia' una realta'. "Ci sono deputati come Paul Szabo (Liberale), che hanno annunciato di voler eliminare questa legge perche' permette la manipolazione di embrioni. A questi deputati vorrei chiedere: cosa credete che si sia fatto finora? La ricerca sulle staminali potra' essere bloccata, ma sugli embrioni e' un dato di fatto che nessuno osa negare".
A dimostrazione di cio' che dice, la Baylis ha riportato una normativa del 1987, redatta dal Medical Research Council, che fa parte di una serie di linee guida per la ricerca con materiale umano. In questo documento si fa chiaro riferimento alla sperimentazione su embrioni sovrannumerari, sperimentazione concessa entro 14 giorni dal concepimento e, appunto, solo su embrioni inutilizzati. C'e' inoltre da tener conto, che gli stessi Canadian Institutes for Heath Research, l'anno scorso stilarono delle linee guida che avevano come punto di riferimento quelle del 1987.
La situazione comunque non e' chiara. Ad esempio, lo scorso anno, una Commissione per la Salute della Camera dei Comuni, aveva chiesto delle spiegazioni su questo punto a Jack Kitts, della Association of Canadian Academic Healthcare Associations. Alla domanda 'cosa accade agli embrioni sovrannumerari?', Kitts rispose: "Ci sono due possibilita'. Possono rimanere crioconservati per un periodo di tempo indeterminato, o essere scartati e distrutti". Dove sta la verita'?
E' chiaro che nei laboratori per la fecondazione assistita, l'embrione umano sia oggetto e soggetto della ricerca. Stabilire quindi dove finisce "l'analisi" e comincia "la manipolazione" e' un tema che richiede molta conoscenza del settore e che purtroppo ammette poche approssimazioni. Ma in questo caso, e' l'onesta' intellettuale a detenere un ruolo fondamentale.
La risposta a queste domande irrisolte, puo' rivelarsi un'arma a doppio taglio per la situazione canadese. Da tempo infatti si attende una legge che regoli in modo chiaro cio' che e' consentito fare o non fare in termini di ricerca. Ma ancora una volta, l'ostacolo dei gruppi pro-life si rivela insidioso. Per queste associazioni, non e' tanto in discussione un singolo aspetto della ricerca, ma l'insieme dei settori medici che coinvolgono la vita umana ai suoi primissimi stadi. Prima fra tutte, la tecnica di fecondazione in vitro. Secondo gli attivisti, al pubblico non e' mai stata data la possibilita' di conoscere esattamente queste procedure, e tantomeno la possibilita' di dibatterne pubblicamente. John Shey, della Campaign Life, sostiene infatti che, siccome sono molte le coppie che si rivolgono a queste cliniche, si preferisce dare per scontato molte cose, o meglio ancora, ometterle. Shey pero' sembra non tener conto del materiale informativo che le stesse cliniche offrono ai loro pazienti. Se una donna ad esempio desidera un figlio "in provetta", e' impossibile che arrivi alla gravidanza senza che qualcuno le abbia spiegato l'iter medico. E se la donna conosce e accetta quell'iter, dove si presenta il problema dell'opinione pubblica o del dibattito? E poi, in tutta onesta', si puo' veramente dire che un cittadino comune non abbia gli strumenti per informarsi e deliberare?
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