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Canada. Per Washington un nuovo "stato canaglia"?
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Articolo di Alessandro Garzi
3 maggio 2003 19:39
 
Si stanno levando alcune voci crtitiche riguardo all'allentamento della war on drugs deciso dal Governo di Ottawa, che dovrebbe vedere la creazione di "safe injection sites" e la decriminalizzazione del semplice possesso di marijuana fino a 30 grammi.
L'opposizione al progetto viene soprattutto supportata dal Governo federale americano, come ha confermato David Murray, assistente dello "zar antidroga americano": "il Canada rischia di diventare un paradiso per i narcotrafficanti ed un grosso problema per il Governo statunitense da anni impegnato nella war on drugs".
Sul versante canadese, la politica americana e' portata avanti da diverse persone, come ad esempio il parlamentare di "Canadian Alliance" Randy White: "penso che gli americani metteranno delle sanzioni contro di noi, sara' piu' difficile viaggiare negli States e non ci daranno piu' una mano in nessun tipo di accordo commerciale". Secondo White, inoltre, la decriminalizzazione e' solo un passo per arrivare alla completa legalizzazione, "dato che alcuni militanti dei movimenti antiproibizionisti hanno invitato a non pagare le multe, per forzare i giudici ad avere a che fare con la legalizzazione vera e propria. Il limite sarebbe di 30 grammi. Cosa faranno queste persone fuori dall'aula del tribunale mentre si svolgera' un processo contro qualcuno accusato per il possesso di, per esempio, 35 grammi di marijuana?". White si e' anche scagliato contro la politica delle "sale per le iniezioni sicure", ribattezzando la "riduzione del danno", come "estensione del danno", ed accusando i sostenitori di queste politiche di abbandonare i tossicodipendenti al loro destino.
Il cambio delle politiche canadesi sta riscuotendo molta attenzione da parte dei media americani. Secondo lo zar antidroga John Walters, la riduzione del danno e' un "aiuto di Stato al suicidio", e, secondo lui il Canada (non la Colombia n.d.r.) "sta diventando un grosso produttore di stupefacenti".
Il Sindaco di Vancouver sta cercando comunque di "tranquillizzare" i potenti vicini: "faremo di tutto per evitare che le droghe passino agevolmente il confine, vogliamo agire in modo che questi provvedimenti portino piu' risultati possibili. Il messaggio dei media americani, che comunicano una certa preoccupazione, e' chiaro, e quindi il nostro Governo dovra' collaborare al massimo con gli Usa, altrimenti esporremmo il Canada a danni dal punto vista sociale ed economico".
Gli ambienti americani piu' conservatori (ai quali vanno iscritti i membri dell'amministrazione Bush e lo zar antidroga Walters), non vedono di buon occhio il Canada comunque, e guardano ai vicini come ad uno Stato di "fricchettoni" appena uscito dagli anni '60 e che, prima di andare in controtendenza sulla cannabis, era andato in controtendenza sulla questione Iraq. "Pace e droga", appunto. Fuori dalle dichiarazioni ufficiali, invece, i politici canadesi parlano di Bush come di qualcuno che vuole riportare il mondo all'epoca della "marijuana che faceva diventare pazzi".
A Walters, che aveva parlato, in un'altra dichiarazione, addirittura di "messa a repentaglio dell'integrita' dell'emisfero", in riguardo alla decriminalizzazione della marijuana, ha risposto Richard Mosley, un giudice federale canadese, che difende la politica di Ottawa, facendo notare l'esempio di alcune nazioni europee e di alcuni stati australiani: decriminalizzare (che poi in sostanza significa semplicemente evitare l'arresto per il semplice possesso) non fa ne' aumentare ne' diminuire l'uso di cannabis. Fa solo risparmiare tempo e denaro alle polizie, a chi amministra la giustizia, e a chi amministra i centri di detenzione. Anche sul Canada come "produttore su vasta scala di stupefacenti", Mosley risponde con i numeri: "il 2% della marijuana sequestrata nel mondo e' prodotta in Canada, contro il 5% degli Stati Uniti ed il 46% prodotta in Messico". Anche quattordici Stati americani, dagli anni '70 in poi, hanno un po' allentato le leggi. Ma di questo, Walters sembra non preoccuparsi cosi' tanto. Alcuni Stati, addirittura sono andati piu' avanti, eliminando la possibilita' del carcere per il possesso. Anche questo non preoccupa lo zar antidroga americano. "A questo punto -conclude Mosley- abbiamo una certa difficolta' a dialogare con Walters: quando attacca il Canada, lo fa per semplice ideologia, oppure ha dei dati che confermano le sue parole?"
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