Il prezzo medio della benzina continua, anche se di poco, a crescere dopo aver sforato i due euro: siamo a 2,008 per la modalità self e 2,142 per il servito.
E anche oggi il governo ci fa sapere che verranno presi provvedimenti, ma non dice quali mentre l’ipotesi del bonus benzina per i meno abbienti sembra in dirittura d’arrivo: una spesa di 100 milioni che dovrebbe servire per elargire 80 euro a persona, erogati attraverso la tessera “Dedicata a te” che per tre mesi dovrebbe svolgere la funzione di tessera del pane.
Il governo ha scelto questo sussidio perché dice che, altrimenti, se dovesse diminuire i prezzi della benzina per tutti, i maggiori fruitori sarebbero i ricchi coi macchinoni. Una logica strana che non porterà mai a far abbassare i prezzi ma a far proliferare bonus su bonus. Di conseguenza tutti i prezzi che sono legati al consumo dei carburanti continueranno a crescere, i cosiddetti poveri continueranno ad esser tali mentre il resto della società continuerà ad essere in difficoltà e i poveri aumenteranno. Bel risultato.
Nel frattempo, i benzinai come capro espiatorio degli aumenti è risultato un fallimento: i cartelli da esporre coi prezzi medi, oltre a continuare a far pagare multe ad alcuni benzinai in difetto, non hanno dato nessuno degli effetti previsti.
L’unico possibile intervento sarebbe il calo delle accise (il 60% del prezzo alla pompa), ma non è ipotesi in considerazione, anzi, all’inizio dell’anno le accise sono state anche aumentate.
Sembra proprio che il noto economista Milton Friedman avesse ragione quando diceva che “se tu paghi la gente che non lavora e la tassi quando lavora, non essere sorpreso se produci disoccupazione”.
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