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Centrali nucleari. Verifica della sicurezza
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Articolo di Rosa a Marca
19 maggio 2011 10:18
 
Potrebbe succedere anche in Germania una catastrofe nucleare simile a quella di Fukushima?

Per rispondere all'inquietante quesito, un centinaio tra i massimi esperti di nucleare sono stati incaricati di verificare la situazione dei 17 impianti nazionali. La commissione che si è costituita (RSK) ha rielaborato i dati disponibili, valutando diversi scenari, compreso quello di più eventi disastrosi concomitanti, come è accaduto in Giappone con il terremoto e il maremoto. Molte informazioni sono pervenute dagli stessi gestori degli impianti, mentre le sei settimane concesse dal Governo non hanno consentito visite in loco.
Il 17 maggio, il ministro dell'Ambiente, Norbert Roettgen, ha illustrato il rapporto avuto da RSK. Gli eventi contemplati spaziavano da un terremoto alla caduta di un aereo, da un'inondazione al blackout improvviso, fino a un atto di cyberterrorismo.
L'eventualità su cui il ministro si è particolarmente soffermato nella sua esposizione è la caduta di un aereo. Nel rapporto si legge che nessuna centrale potrebbe reggere all'impatto di un Boeing-747; solo dieci potrebbero sopportare la caduta di un vettore medio del tipo Phantom; le sette centrali più vecchie non resisterebbero nemmeno a uno "Starfighter".
Meno problemi invece con i terremoti. Le 17 strutture hanno una buona solidità, sufficiente a reggere un'intensità superiore a quelle storicamente registrate. Ma gli esperti non hanno sufficienti elementi per escludere danni in caso di un sisma molto più forte di quelli avvenuti finora; l'unica consolazione è che uno tsunami come quello del Giappone "in Germania é praticamente da escludere".
Alla fine non emerge un quadro molto netto. Considerati tutti i criteri applicati, nessun impianto ottiene il primo grado di sicurezza per ciascuno di loro e nemmeno il secondo. Curiosamente, sotto alcuni aspetti ci sono degli impianti vecchi che danno più garanzie degli ultimi arrivati.
La commissione conclude che in linea di massima le centrali nazionali sono solide, e non suggerisce esplicitamente di chiuderne qualcuna.
Viceversa, il ministro dell'Ambiente è favorevole a staccare la spina agli impianti più obsoleti, o quanto meno ai quattro che non soddisfano neanche il livello di sicurezza più basso dei tre contemplati -eventualità per altro già contemplata dall'agenda governativa.
Da parte loro, i partiti d'opposizione e gli ecologisti non danno molto credito al rapporto; lo giudicano un test di scarso valore, basato su criteri insufficienti e superati, realizzato in troppo poco tempo. In effetti, anche il capo della Commissione, Rudolf Wieland, ammette che molte domande restano aperte o necessitano di approfondimento.
Se le 116 pagine del rapporto non indicano la strada da percorrere, danno però linfa alle interpretazioni politiche. E' un po' la stessa cosa come con le commissioni etiche; anche qui si tenta di condurre su binari apparentemente più ordinati una discussione concitata sulla possibilià di una svolta energetica.

Ora la palla passa al Governo. Il 6 giugno dovrà licenziare la nuova legge sul nucleare, in cui verrà stabilito il tempo residuo d'attività di tutti gli impianti e il destino di quelle in servizio dalla fine degli anni 1980, che sono state chiuse tre mesi fa in attesa dei risultati di questo rapporto.
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