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Chiodi sulla bara della libertà di stampa. Erdogan porta alla tomba i resti dei media liberi
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Articolo di Redazione
13 novembre 2019 11:18
 
 Volete il potere? E allora dovreste comprarvi i mezzi di comunicazione: quando avete messo in riga la stampa, la poltrona vi appartiene.
Recep Tayyip Erdogan ormai lo sa: era appena arrivato al potere che si creò i propri media. Che tuttavia quasi nessuno voleva leggere, e solo pochi andavano a guardare quelli trasmessi dalla televisione di stato controllata da lui. Per questo motivo concentrò presto l’attenzione sui media tradizionali.
La cui nave ammiraglia era sempre la Hürriyet (il giornale più venduto e più letto) del gruppo Dogan che possedeva anche l’emittente televisiva più popolare. All’inizio Erdogan prese di mira il gruppo e chiamò al boicottaggio i suoi seguaci, ma non sfondò. Successivamente multò il gruppo con la sanzione più elevata della storia turca: 2,5 miliardi di dollari. L’ottantatreenne proprietario, Ayidin Dogan, si vide costretto a scendere a un compromesso per non dover finire in prigione. Nel 2011 dovette vendere due dei suoi giornali per racimolare almeno una parte della somma sanzionata.
Mantenne tuttavia la Hürriyet [“Libertà”]. Dogan cambiò il suo caporedattore e disse addio ad alcuni autori. Con ciò sperava di cavarsela – invano. Perché Erdogan non vuole media neutrali, ma media leali. Nel 2018 il gruppo passò allora in altre mani*, e adesso i due giornali più importanti e l’emittente televisiva più popolare appartengono all’investitore Yildirim Demirören, il quale non tollera alcuna critica a Erdogan.
La settimana scorsa [fine ottobre 2019] la Hürriyet ha vissuto la sua liquidazione storica. Cinquanta giornalisti hanno ricevuto la lettera di licenziamento e mandati a casa. Il caporedattore e i redattori veterani se ne erano già andati per conto loro. Così Erdogan ha issato la sua bandiera sulla nave ammiraglia dei media.
Comunque, da quando è stata trasformata in un organo di propaganda, questa nave ammiraglia fa praticamente acqua. Infatti, molto prima degli autori, erano stati i lettori ad abbandonare il foglio. Adesso la Turchia attende nuovi media che sorgano su quelli che sono i rottami del panorama della stampa.

(Articolo di Can Dündar su “Die Zeit” n. 44/2019 del 6 novembre 2019)
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