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Cina. Centro di rieducazione per tossicodipendenti
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Articolo di Alessandro Garzi
16 novembre 2001 17:53
 
Quando i maoisti presero il potere, nel 1949, l'oppio, tradizionalmente presente nella cultura cinese, venne bandito e la Cina fu dichiarata libera dalle droghe.
Ma venti anni di "riforme economiche" hanno portato in Cina le piu' diverse droghe, come nel resto del mondo: ecstasy, eroina, cannabis eccetera.
L'approccio utilizzato dalle autorita' cinesi fino a poco tempo fa era piuttosto chiaro: la droga non esiste. E anche i metodi usati per reprimere il fenomeno, possono apparire contemporaneamente autoritari e inutili. Il piu' delle volte i trafficanti vengono infatti giustiziati, mentre per i tossicodipendenti si apre la strada della "detossificazione" o dei campi di lavoro.
Inoltre, le autorita' di Pechino non perdono troppo tempo ad aspettare il giudizio di un tribunale, per essere condannati come consumatori basta infatti un risultato positivo alle analisi delle urine.
Coloro che, trovati positivi, possono permettersi di pagare una somma di 845 dollari per tre mesi di terapia, vengono spediti al centro di recupero. La maggior parte dei "detenuti" nei centri di recupero e' eroinomane, e le statistiche ci parlano di un misero 10% di persone che non fanno piu' uso di droga una volta finita la "terapia".
L'interno dei "centri" ha un'aria da "centro di rieducazione" dell'era della Rivoluzione Culturale, dove i tossicomani vestono in pigiami a strisce bianche e blu e vengono inondati di messaggi del tipo "amate la vita", "amate la famiglia e la stabilita' sociale" e "dite no alla droga" (quando trent'anni di messaggi del genere trasmessi nelle TV e nelle scuole di tutto l'occidente hanno portato risultati vicini allo zero, ma non importa), con attivita' "ricreative" che prevedono l'immancabile ping-pong, e la lettura di libri che parlano, ovviamente, del pericolo dell'uso di stupefacenti, il tutto in un'atmosfera notoriamente liberale quale quella di un centro di detenzione della Repubblica Popolare Cinese.
L'incremento dell'ingresso di oppiacei nel Paese puo' essere spiegato dal fatto che la Cina confina con le due zone piu' "produttive" di oppio e di eroina: il Myanmar/Birmania a sud e l'Afghanistan ad ovest.
Negli ultimi 10 anni il numero "ufficiale" di tossicodipendenti e' salito da 70.000 a 860.000, ma gli esperti valutano il numero di consumatori di sostanze stupefacenti oltre i 4 milioni, la maggior parte dei quali ha meno di 35 anni.
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