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 CINA - CINA - Cina. Viaggio tutto compreso nel laboratorio della clonazione
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Articolo di Rosa a Marca
11 dicembre 2003 21:16
 
Alcuni biologi, impegnati in esperimenti non autorizzati nel proprio Paese, si trasferiscono all'estero, in Cina per esempio. Fino a quando?
La Cina. Il Paese che negli anni '70 riflettendo sull'astronauta ideale lo aveva individuato in un incrocio uomo-scimpanze'. O che nel 2001 produceva cellule ibride di lepre e di uomo. In breve: la Cina con i suoi parametri bioetici bassissimi.
Qualcosa pero' sta cambiando. Dopo avere fronteggiato la Sars, il ministero della Sanita', forte del suo successo politico, sta per decretare il divieto assoluto della clonazione umana e norme severe per la ricerca biomedica. A meta' ottobre, la ministra della Sanita', Wu Yi, ha infatti pubblicato su Internet nuove disposizioni per "l'inquadramento etico della ricerca genetica e della medicina riproduttiva". L'importanza di questo fatto e' apparso evidente il giorno dopo in Texas, al convegno annuale dell'American Society for Reproductive Medicine in San Antonio. Quel giorno era in discussione un esperimento realizzato dallo specialista di medicina riproduttiva, lo statunitense John Grifo dell'Universita' di New York, con il suo collaboratore di origine cinese John Zhang e altri medici della provincia meridionale cinese di Guandong. Essi avevano prelevato ovociti da una donna sterile e inserito il loro nucleo nell'involucro di ovociti di una donatrice, infine avevano fecondato i prodotti di quell'operazione con gli spermatozoi del marito. Come inquadrare l'esperimento realizzato in Cina? Si puo' parlare di embrioni con tre genitori? O d'abuso di persone utilizzate per un progetto umano fallito? O ancora, dell'ultima possibilita' per una donna sterile di avere un figlio e quindi di John Grifo come di un eroe del progresso medico?
Di sicuro, John Grifo e John Zhang avevano aggirato gli ostacoli frapposti dagli Stati Uniti. Vediamo quali.
1) Dopo un primo rifiuto, Grifo avrebbe dovuto aspettare chissa' quanto per vedersi autorizzare il progetto dalle autorita' statunitensi, mentre ai suoi collaboratori cinesi della Sun Yat-Sen University of Medical Sciences e' bastato esibire la prova di avere partecipato a un "serio" progetto americano per ottenere il via libera.
2) In Cina esistono delle prescrizioni simili a un divieto per l'impianto sperimentale di embrioni umani manipolati o clonati, ma i controlli sono pressoche' inesistenti
3) In Cina i pazienti sono poco informati sui rischi delle nuove tecniche riproduttive, e comunque esiste una grande disponibilita' di volontari pronti a tutto pur di avere un figlio.
4) Trasferirsi in Cina per fare un esperimento significa poter lavorare al riparo dell'opinione pubblica mondiale e anche cinese.
In effetti, l'intervento di cui si e' saputo appena un mese fa, e' avvenuto all'inizio del 2002. Il rischio era calcolato: in un Paese pragmatico come la Cina, se l'esperimento fosse riuscito avrebbe ottenuto un avallo a posteriori. Ma le cose hanno preso un'altra piega. Grifo e i suoi avevano costruito sette ovociti, e cinque di questi li avevano impiantati nell'utero della paziente. Tre si erano annidati, ma uno e' stato eliminato di proposito per dare maggiori possibilita' di sopravvivenza agli altri due. Il primo dei gemelli e' morto alla ventiquattresima settimana per mancanza d'ossigeno, il secondo si e' strangolato con il cordone ombelicale cinque settimane piu' tardi. Grifo ha reagito alle critiche affermando che casi di morte di questo tipo sono un rischio normale nelle gravidanze gemellari, ma che cio' non inficia la sua tecnica promettente.
Il turismo scientifico-sperimentale dai Paesi industrializzati verso i Paesi in via di sviluppo si spiega benissimo. Gli specialisti in medicina riproduttiva cinesi o di altri Paesi del Terzo mondo vanno a perfezionarsi in Europa e negli Stati Uniti, dove imparano la complessita' della ricerca biomedica, incluse le sue limitazioni legali ed etiche. Al loro ritorno, essi mantengono i contatti con il Paese ospite e cosi' si crea una fitta rete di rapporti poco trasparenti e poco controllabili. L'esperimento di Grifo e' esemplificativo, agevolato poi da altri fattori, come le condizioni di vita della popolazione cinese, della mancanza di regole e forse anche di una certa dose di cinismo. Questa vicenda dimostra quanto possa essere attraente la possibilita' di trasferire nei Paesi in via di sviluppo sperimentazioni rischiose dal punto di vista procedurale ed etico. La biomedicina globalizzata e' solo all'inizio. Ma ora la Cina sembra intenzionata a porre un argine. Con la sua dichiarazione del 13 ottobre, il ministero della Sanita' ricorda un divieto, per altro piuttosto criptico, risalente al 1998. Inoltre sconfessa il ministero della Ricerca, che da due anni persegue una doppia strategia, simile a quella di alcuni Paesi occidentali: NO alla clonazione riproduttiva, SI' alla clonazione terapeutica a determinate condizioni (la linea espressa poche settimane fa dal rappresentante all'Onu, Chen Xu).
Se oggi la Cina non ha ancora formalmente una legge nazionale sulla ricerca con gli embrioni, dietro le quinte, politici, commissioni etiche e ricercatori stanno studiando varie proposte. Il fatto poi che a capo del ministero della Sanita' ci sia la vice-primo ministro Wu Yi, la quale ha ripulito il Paese dalla Sars con la "ramazza di ferro", ha rafforzato molto quel ministero ed e' il segnale di una svolta. Bisogna poi considerare l'esistenza di un'opinione pubblica largamente favorevole alla linea conservatrice-restrittiva della ministra della Sanita'. La nuova normativa, ancora in attesa di approvazione parlamentare, proibisce qualsiasi forma di clonazione umana, prevede che la ricerca con ovociti e sperma sia soggetta a rigidi controlli, bandisce il commercio di gameti -materia prima per molti esperimenti-, non autorizza progetti di ricerca dubbi sotto il profilo etico. Sembra che i biologi cinesi apprezzino questa svolta. Serve una legge chiara, che faccia piazza pulita delle ambiguita' -e' il commento che circola in alcuni ambienti scientifici.
Di sicuro, nel dibattito bioetico internazionale si sta aprendo uno scenario inatteso. La Cina, qualora introducesse davvero una normativa unica e generalizzata, si differenzierebbe dal modello statunitense, caratterizzato dalla separazione tra un ambito pubblico fortemente regolamentato e la "libera ricerca" privata. E' facile immaginare che i gruppi conservatori occidentali troverebbero una valida sponda nel nuovo corso cinese. Sta di fatto che il turismo sperimentale dimostra quanto sia importante uno standard etico minimo globale.
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