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 MONDO - MONDO - La clonazione e la religione. Si', ma quale?
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Articolo di Donatella Poretti
9 gennaio 2003 20:25
 
Come fare a conciliare testi di migliaia di anni fa con la tecnologia contemporanea? A prima vista sembrerebbe un'impresa impossibile, degna di qualche film di fantascienza, eppure e' questa la sfida che le religioni, in particolare quelle che si basano sull'interpretazione di testi sacri, come la Bibbia e il Corano, stanno portando avanti in materia di bioetica e di biotecnologie. Scoperte scientifiche inimmaginabili sono oramai acquisite dalla nostra societa', basti pensare ad uno strumento "banale" come il microscopio, occhio meccanico che ci fa vedere un mondo inaccessibile alla semplice vista, e percio' inesplorabile nei tempi delle sacre scritture.
Domanda non peregrina quella di come la religione, o meglio le religioni, o le dottrine filosofiche, si pongono di fronte alla clonazione umana, riproduttiva e a scopo terapeutico. La visuale e' senza dubbio interessante, un po' perche' gli stessi raeliani sono un movimento religioso, che vede proprio nella clonazione il suo scopo, e un po' perche' la Chiesa Cattolica e' per certi versi quella che offre maggiori appigli ideologici a chi cerca motivazioni per spiegare il proprio no alla ricerca, difficilmente spiegabile razionalmente.
Ma non tutte le religioni sono uguali. Se degli anatemi della Chiesa Cattolica sappiamo molto, puo' essere interessante vedere come le tre religioni monoteistiche sembrano per certi versi coincidere nell'esprimere contrarieta' alla clonazione riproduttiva, ma stessa veduta unanime non si puo' dire che ci sia sulla clonazione terapeutica.

E cosi' ad esempio si scopre che i protestanti hanno negli Usa un atteggiamento molto rigido contro qualsiasi clonazione, ma in Francia per esempio sono gia' piu' flessibili. Uno dei pastori francesi piu' noti, Jean François Collange, docente di etica alla facolta' di teologia protestante di Strasburgo, dice che il momento della nascita e' quello in cui l'embrione viene impiantato nell'utero, e percio' non esclude i benefici che possono derivare dalla clonazione terapeutica per la cura delle malattie.
Anche gli ebrei hanno una posizione molto aperta. Secondo loro la legge di Dio non viene violata perche' non viene utilizzato lo sperma, da una parte, e poi perche' l'embrione diventa vita solo dopo 40 giorni. E infatti in Israele e' consentita la ricerca sulle cellule staminali di origine embrionale. Sentito dal quotidiano tedesco "Suedduetsche Zeitung" lo scorso 4 gennaio, Nathan Peter Levinson, ex rabbino generale per i Laender Baden, Berlino, Amburgo, Schleswig-Holstein, dice: "non c'e' scritto da nessuna parte che non si possa intervenire sul codice genetico. Tutto cio' che puo' migliorare la vita umana e la salute e' assolutamente compatibile con il punto di vista ebraico". In piu' ha aggiunto che nessuno ha il diritto di proibire la clonazione riproduttiva. I problemi etici sorgono al momento di eventuali danni fisici che dovessero insorgere nel bambino clonato.
Negli Stati Uniti, le autorita' Halechiche (i rabbini, cioe', incaricati di interpretare la realta' contemporanea alla luce delle regole fissate dalla scrittura e dalla tradizione) ritengono che la clonazione sia permessa solo in casi ben precisi. Per contro, il rabbino Igael Safran, responsabile della sezione di etica medica e legge ebraica all'universita' di Gerusalemme, non vede niente di terribile nelle ricerche sulla clonazione attualmente in corso. "Il fatto che si possano prefigurare degli abusi ­dice Safran­ non e' certo un motivo (...) per fermare una ricerca che puo' determinare grandi progressi della medicina. Il vero problema morale non e' tanto la creazione di cloni umani, quanto come ci comporteremo nei loro confronti dopo averli messi al mondo. (...) L'ebraismo ­aggiunge­ non lancia anatemi nei confronti della ricerca scientifica, non e' interessato a gridare allo scandalo non appena qualcosa di nuovo si muove nella provetta, ma contemporaneamente ha il dovere di domandarsi dove ci stanno conducendo le scoperte dei ricercatori". Sta di fatto che questa posizione intermedia da molti e' stata accettata. Gli uni (essenzialmente non ebrei) l'hanno considerata troppo avanzata, mentre altre autorita' ebraiche, a cominciare dal gran rabbino sefardita (di cultura mediterranea) di Israele, Eliahu Bakshi Doron, si sono espressi in maniera molto piu' possibilista. Secondo lui in questo campo "tutto quello che non e' espressamente proibito dalla Bibbia deve considerarsi lecito".
Nel mondo musulmano le posizioni sono le piu' diverse, non esistendo un'unica autorita'. Il riferimento coranico e' quello di quando si narra che lo spirito e' dato all'embrione il 120 giorno (infusione), prima di allora la sharia non riconosce all'embrione statuto di persona umana. Nell'Islam la religione, l'etica e il diritto sono tra loro strettamente correlati, i principi dell'equita' e del pubblico interesse, basilari, devono intrecciarsi con la "volonta' di Dio" del Corano, che spesso e' intesa come il "normale corso della natura senza alcun intervento da parte dell'uomo".
Secondo lo sceicco Al-Qaradoi, del Qatar, per esempio: "la clonazione per il trattamento delle malattie non contraddice i principi dell'islamismo". Oppure l'ayatollah Mohammad Hussein Fadlallah, guida spirituale degli integralisti sciiti libanesi pro-iraniani, non se la sente di condannare aprioristicamente l'esperimento condotto dai raeliani. "Non si puo' dire -ha riferito l'ayatollah all'agenzia "France Presse"- che la clonazione umana sia un bene assoluto o un male assoluto. Tutto dipende dall'uso che se ne fa. Se e' per il bene dell'umanita' deve essere permessa. Nel caso contrario, proibita. Di fatto, sta agli scienziati decidere". Secondo Fadlallah, "se Dio non avesse voluto che gli uomini arrivassero a scoprire la clonazione, avrebbe confuso la mente degli scienziati".
Diversamente si sono espressi, al riguardo, i vertici dell'islam sunnita: una fatwa (editto religioso) del Centro di ricerche islamiche di al-Azhar, una delle piu' antiche e autorevoli istituzioni teologiche musulmane, che ha sede a Il Cairo, ha sancito che "la clonazione umana e' proibita e bisogna opporvisi con ogni mezzo". "Clonare esseri umani -sostiene la fatwa- espone al rischio di profanazione e puo' condurre a delle mostruosita'". Ma gli studiosi di al-Azhar aggiungono che l'impiego della clonazione "per la cura di malattie e' positivo e non contravviene ai principi religiosi".
Gli islamici della Malaysia hanno invece deciso che sarebbe piu' opportuno soffermarsi, e informarsi. Per il Dr. Mohd Nizam Isa, dell'International Medical University, e' necessario che gli Ulema, ossia i leader spirituali religiosi, capiscano a fondo i processi scientifici della clonazione e delle sue implicazioni prima di rigettare completamente questa capacita' della tecnologia genetica. I progressi fatti in questo campo devono essere analizzati come una lezione da imparare per assicurare le persone di questo stato che non rimarranno indietro rispetto agli altri Paesi.
E i buddisti? Dal quotidiano tedesco "Frankfurter Allgemeine Zeitung", del 3 gennaio, un articolo di Jens Schlieter, collaboratore scientifico di studi delle religioni all'universita' di Monaco e di Berna che sta lavorando a un progetto di ricerca sulla bioetica buddista, ha pubblicato un articolo dal titolo: "Il karma dei cloni". Se in Occidente la clonazione umana riproduttiva suscita sgomento e pone interrogativi forti, il mondo buddista appare molto piu' rilassato. Probabilmente perche' nel buddismo esiste una concezione diversa dell'origine umana, e cioe': la creazione di una nuova vita non e' un dono di Dio. Per chi sostiene il principio della reincarnazione non ha senso, infatti, porre un limite alla forma uomo e puntare alla sua specificita', che e' invece un caposaldo della filosofia occidentale. E dunque, perche' l'uomo dovrebbe restare confinato in se stesso se alla sua esistenza attuale potrebbe seguire, per esempio, una forma di vita animale? La forza del buddismo sta nel fatto che l'uomo non e' tenuto a rassegnarsi alla propria imperfezione e finitezza. Chi tende al "nirvana" (perfezione) concepisce la forma di vita attuale come un buon trampolino di lancio verso l'altrove. In sintesi: Se l'essere e' un "Non Io", ai buddisti torna facile immaginare che anche Budda non sarebbe stato contrario a soluzioni tecniche di intervento sugli aspetti che hanno a che fare con la vecchiaia, la malattia, la morte.
Dello stesso parere e' anche il leader spirituale Shi Chao-hui, dell'Association of Chinese Buddhist Temples, che ha dichiarato che per il Buddismo non e' necessario combattere la clonazione, anche se comunque bisogna essere consapevoli delle implicazioni etiche e umane che comporta.
Interessante vedere anche la dottrina filosofica del confucianesimo, che influisce non poco nei Paesi orientali, ovvero proprio dove c'e' piu' liberta' per gli scienziati che operano nel settore della clonazione, come la Corea, il Giappone e Singapore. Secondo Confucio, l'essere umano diventa persona quando diventa membro della societa'. Quindi, l'embrione, l'uovo fecondato umano nelle prime settimane di vita, non e' essere umano. E se ne possono di conseguenza estrarre tranquillamente le cellule staminali. Anche la Cina del resto si rifa' a questa filosofia, e gli investimenti che sta destinando alla ricerca sulla clonazione terapeutica, la volonta' di voler diventare leader mondiale in questo campo, non sono immuni da una tradizione culturale, anche se per certi versi poi negata dal comunismo.
I piu' aperti e favorevoli all'annuncio che sta scombussolando il mondo, sembrano essere i taoisti, che, tramite il segretario generale della Taoist Association of the Republic of China, Chang Seng, hanno dichiarato di aver accolto con grande piacere la vita, senza distinzione sul fatto che sia clonata o meno.

Questo spaccato ci sembrava interessante da segnalare non tanto per dare ragione all'uno o all'altro a seconda della nostra convenienza, ma solo per far presente che a maggior ragione lo Stato deve essere laico nelle sue scelte legislative senza farsi convincere da nessun pregiudizio ideologico e religioso. A meno che non lo si voglia strumentalizzare rendendo un pessimo servizio anche alla religione. Un esempio? Il ministro per le Riforme Istituzionali, Umberto Bossi: "quello della clonazione e' un argomento drammatico perche' se e' vero che nasce una bambina clonata, allora davanti a noi si pone nientemeno che questo problema: esiste Dio? Pensate a quali contraccolpi possono esserci, tanto per l'Occidente laicizzato, quanto soprattutto per la Chiesa". La Storia dell'Occidente e' oggi ad un "bivio drammatico": "da un lato l'Occidente laicizzato, fondato sul pensiero laico nato con la rivoluzione francese e imposto da Napoleone; un mondo sul quale gli ammonimenti della Chiesa passano come acqua fresca, dall'altro il mondo dei fondamentalismi religiosi. E -ha aggiunto Bossi- bisogna sempre tener presente che lo spirito batte la materia". Del resto sul quotidiano della Lega Nord, "La Padania", lo scorso 3 gennaio si leggeva: "Un vaticinio del Ragno Nero, che contiene un segno: "L'uomo che nascera' da due donne, ma non avra' padre". Fino a poco tempo fa era un messaggio senza spiegazione. Ora invece, l'ingegneria biologica ci permette di capire che l'uomo puo' anche nascere da due donne, quando l'ovulo dell'una viene inserito nell'utero dell'altra. E il nascituro non avra' padre, perche' il seme e' stato preso in una banca del seme umano. Questa profezia e' gia' realta'".
Per fortuna non siamo piu' nel Medioevo, a cercare interpretazioni alle profezie del Ragno Nero, ma nel 2003!
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