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Colombia. Al via la grande offensiva contro le FARC
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Articolo di Alessandro Garzi
25 agosto 2001 18:34
 
Certe volte, certe cose sembrano quasi fatte apposta: l'arresto dei terroristi dell'IRA nei territori controllati dalle FARC, l'escalation degli attentati, l'interruzione dei negoziati di pace, le leggi ipermilitariste promulgate dal presidente Pastrana.
E, come se la Colombia non avesse gia' avuto abbastanza problemi negli ultimi 40 anni, il 29 agosto Pastrana ricevera' una delegazione di alto livello di funzionari Usa (e l'11 settembre e' atteso il segretario di Stato Usa Colin Powell), per aumentare gli sforzi in quella guerra alla droga che per Bush rischia di essere, come ha riferito il Financial Times, un vicolo cieco.
Il Plan Colombia era cominciato come piano antidroga, con ampie rassicurazioni verso l'opinione pubblica che gli Usa non si sarebbero immersi fino al collo in un conflitto civile; non sono passati troppi anni dal Vietnam, ed in alcuni ambienti, il timore, ogni tanto, esce fuori.
Da allora (autunno 2000), e specialmente dopo l'insediamento di Bush, la controparte e' diventata non tanto la coca, ma la guerriglia.
Il voltafaccia di Pastrana, e' un segnale evidente: prima cercava di trattare la pace con i gruppi guerriglieri, mentre adesso si e' completamente lasciato dettare dai militari la cosiddetta legge di guerra ed ha interrotto i negoziati, avendo come risultato l'intensificarsi della violenza.
Negli ultimi giorni, e' stata gettata la maschera, e, mentre a Washington, Philip Recker, del Dipartimento di Stato, ha chiamato i guerriglieri della FARC con i peggiori aggettivi, dichiarando che nella "zona di distensione", i guerriglieri stanno organizzando dei veri e propri campi di concentramento, dove vengono tenute le persone rapite, e dove (ovviamente) si commercia droga che e' una bellezza.
Due settimane fa, l'esercito ha iniziato l'attacco alla "zona di distensione" (un'area autogestita dalle FARC, grande piu' o meno come la Svizzera), che avrebbe messo i guerriglieri in seria difficolta', anche grazie all'uso dei mezzi militari sofisticatissimi forniti dagli Usa.
Si', perche' i mezzi militari e, soprattutto l'addestramento dei soldati, sono di basilare importanza per distruggere i campi di coca. Hai visto mai che un papavero risponda al fuoco?
Nonostante le accuse rivolte alle FARC siano verosimili (sono pur sempre un esercito di guerriglieri che tassa i coltivatori di coca) e' strano come a Washington si continuino ad ignorare, o almeno si sottovalutino, i rapporti di Amnesty International, dove si parla dei legami tra i paramilitari e l'esercito, e degli abusi di questi ultimi sulla popolazione civile.
Dopo l'arresto dei tre terroristi dell'IRA, anche sui media irlandesi, si e' cominciata a diffondere la definizione "narcoguerriglieri marxisti". A puntualizzare ci pensa Niels Lindwig, giornalista della radio nazionale danese, che ha appena fatto un servizio in Colombia: "chiamare le FARC marxiste e' sbagliato. Neanche a Washington le chiamano piu', sinceramente, marxiste. Inoltre e' anche sbagliata la definizione di narcoguerriglia: le FARC tassano qualsiasi business che valga piu' di un milione di dollari nelle loro aree: anche le compagnie petrolifere, e le multinazionali vengono tassate, al 10% dalle FARC. Diciamo piuttosto che a loro non conviene interrompere i traffici. Diverso e' il discorso per i paramilitari, che effettivamente commerciano in cocaina ed eroina (come dichiaro' tra l'altro l'ex leader Carlos Castano n.d.r.). Nessuno ha mai pensato che certe notizie abbiano come fonte quella parte che vuole soltanto interrompere il processo di pace?".
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